Tony Effe si fa il suo concertone di Capodanno a 10 euro. Scacco matto al Comune, e ai moralisti
Il trapper nella tempesta per i testi violenti e maschilisti lancia l'evento alternativo a quello del sindaco Gualtieri. E vince. Cosa insegna questa vicenda
E adesso? Ora che Tony Effe ha deciso di spostare il concerto di Capodanno al Palaeur di Roma, svuotando quello organzzato dal Comune e mandando in crisi la giunta Gualtieri che su questo evento deve correre velocemente ai ripari, una cosa è certa. Di Tony Effe, idolo dei giovanissimi (e di un sacco di giovanissime, alla faccia dei testi machisti e violenti) ora parlano proprio tutti. Anche quelli che quanto a cultura giovanile e ascolto musicale si erano fermati ad Al Bano o Madonna. Tony Effe venderà un botto di dischi in più di quanto non faccia già, e sarà una star annunciata al Sanremo di Conti.
Biglietti a dieci euro: scacco matto
Risultato di tanta protesta per la cancellazione di Tony Effe, uno scacco matto al Concertone del Comune capitolino, che rischia l'annullamento. Mentre da ieri è partita la vendita dei biglietti per il concerto autonomo di Tony Effe che ha avuto una trovata di marketing geniale, lui e il suo staff. Ogni tagliando costa solo 10 euro, prezzo ultra popolare per invogliare la folla oceanica, in "una notte unica che l'artista ha voluto regalare al suo pubblico per celebrare insieme la musica". Intanto (ne abbiamo scritto qui) artisti come Mahmood e Mara Sattei hanno deciso di disertare il concerto di Capodanno del Comune, che affonda come un relitto abbandonato, perché in disaccordo con la censura del rapper, pur controverso. Artiste come Elodie, Emma, Noemi e Giorgia e opinioniste come Selvaggia Lucarelli hanno solidarizzato con lui e si sono dette inorridite da questa nuova sorta di censura, in nome della parità di genere e di un certo femminismo woke. Chi detesta Tony Effe usa questo argomento: "Se si fa il concerto per conto suo bene, se invece è organizzato dalla pubblica amministrazione con i soldi pure miei, no ce lo voglio". Che sa tanto di cultura di regime, con tutti i relativi odori sgradevoli a seguire, e discorso che nessuno vorrebbe mai fosse fatto ai danni di una manifestazione "arcobaleno" o un festival culturale su parità e gender. Sarebbe un ritorno alle caverne.
Lo shock per i testi di Tony Effe e un Paese di vecchi moralisti
Nelle scorse ore, di fronte alla protesta anti Tony Effe per via dei testi violenti e maschilisti, è partita la corsa a mostrarli e commentarli, quei testi. Che sono pura e stereotipata rappresentazione della cultura hip hop. Non mostriamo i dettagli, ma tornano tutti i tamarrissimi luoghi comuni del rapper: le pose da duro, gli insulti ai rivali, le donne come oggetto di piacere, l'ostentazione del lusso, dei soldi, del look maranza. Il rap non nasce per intrattenimento, nasce per colpire e scioccare, e siccome esiste dal 50 anni (dalla poesia di strada, dura e impegnata nel Bronx nel 1979 ai party breakdance e freestyle nei capannoni industriali a fine anni Settanta) e canta la gente delle borgate ultrapopolari e dimenticate da tutti, le minoranze etniche, i ragazzi cresciuti in ambiente para-criminale, dai Run Dmc a 2Pac, da Gucci Mane a Kendrick Lamar, fino al nostro Marracash, alterna questa esaltazione che ormai è diventata quasi una parodia di se stessa, a una dura ricognizione dei lati peggiori della realtà.
Ma vaglielo a spiegare, a un Paese di vecchi come il nostro, che però si esalta se Orietta Berti duetta con Fedez, cos'è l'hip hop, e perché ragazzini e ragazzine ci si rispecchino come se fosse il loro telegiornale. Se provi a farlo, ti danno del giovanilista, senza capire che la testa volta all'indietro ce l'hanno loro, i "grandi", i "corretti" che ascoltavano Madonna e Frankie Goes To Hollywood e si dimenticano la censura sfiorata e subita da Battisti con La canzone del sole o da De André con La città vecchia. La testa a guardare le spalle invece che davanti a sé era una condanna per i dannati dell'Inferno di Dante. Quelli che avevano letto male la realtà.