Sanremo 2025, ascolto delle 30 canzoni in anteprima: pagelle e sorprese. E Conti puntualizza
Sentimenti viscerali, amori problematici, addii mal digeriti, nostalgie canaglia, depressioni ma anche l’amore per un figlio che arriva o per una madre che non ti riconosce più: il Festival vira sul personale. Ma attenzione all'ironia di Willie Peyote e all'unico rap di Rocco Hunt

Sentimenti viscerali, amori problematici, addii mal digeriti, nostalgie canaglia, depressioni ma anche l’amore per un figlio che arriva o per una madre che non ti riconosce più. Sanremo vira decisamente sul personale, meglio se problematico, sulle storie individuali, sugli amori che fanno soffrire. Come ogni anno i giornalisti hanno potuto ascoltare in anteprima le 30 canzoni del prossimo Festival e qui vi diamo conto delle prime impressioni. Nessun voto perché non ci sembra corretto rispetto a un primo ascolto per forza di cose veloce. Poco rap nonostante la grande presenza di rapper e molto pop. Assente il rock, tante ballad e digressioni cantautorali. A riportarci all’attualità ci pensa con sferzante ironia Willie Peyote ma anche Rocco Hunt che racconta la sua terra sfociando nel sociale. Carlo Conti d’altra parte lo aveva anticipato e ora lo chiarisce non senza una punta polemica: “Le mie affermazioni sono state fraintese. Non ho detto che non volevo canzoni che parlano di guerra e immigrazione ma soltanto che le canzoni che ci sono arrivate per la maggior parte trattavano di un micro mondo personale. E comunque quei temi potranno essere affrontati sul palco anche grazie ai super ospiti”. Che comunque non saranno tanti (a proposito, mercoledì 10 febbraio arriverà Damiano David) perché il bouquet è già molto ricco “e piuttosto che sacrificare due canzoni ho preferito fare a meno di qualche monologo”. Canzoni uber alles, dunque. E allora partiamo.
FRANCESCO GABBANI - “Viva la vita”
Con due vittorie in tasca, Gabbani dimostra di conoscere bene il clima festivaliero e porta all’Ariston una classica ballata che racconta di un amore “tra sempre e mai più” con un bel testo firmato anche da Pacifico. Apertura vocale per un pezzo che non vuole stupire ma confermare: “Viva la vita così com’è, viva la vita che dura solo un attimo, un lungo attimo”.
CLARA – “Febbre”
Per il secondo anno di fila torna Clara Soccini, in arte Clara. Tra gli autori del suo pezzo c’è Madame, oltre all’onnipresente Federica Abbate, che quest’anno firma ben sette brani. Grande sfoggio vocale per un pezzo con cassa dritta. Andrà bene in radio. Frase cult “Un sentimento se si rompe taglia”
WILLIE PEYOTE – “Grazie ma grazie no”
È una delle piacevoli sorprese questa fotografia sarcastica degli italiani messa a segno dal rapper cantautore torinese. Sono tantissime le cose a cui dire “grazie ma grazie no”.A cominciare da “Dovremmo organizzare una rimpatriata tipo una cena di classe”. Chi non ci è cascato almeno una volta? E che dire di “C’è chi dice che non si può più dire niente poi invece parla sempre? Uptempo su cui canteremo in tanti.
NOEMI – “Se ti innamori muori”
Voce rauca e inconfondibile in primo piano, pianoforte e testo firmato da una coppia da “Brividi” come Mahmood e Blanco. Ballad molto bella e vera che racconta una storia d’amore a un bivio perché “non è facile lasciarsi perdere”. Punta al podio ma la concorrenza è agguerrita.

LUCIO CORSI – “Volevo essere un duro”
Dolcissimo e sincero Lucio Corsi, l’alieno di questa edizione, porta al Festival la sua capacità innata di rendere tutto poetico. Anche il sentirsi inadeguati in un mondo dove il machismo va ancora per la maggiore. “Non sono nato con la faccia da duro. Se faccio a botte, le prendo ma non ho mai perso tempo, è lui che mi ha lasciato indietro”. Il cantastorie della Maremma si farà finalmente conoscere dal grande pubblico.
RKOMI - “Il ritmo delle cose”
Le “e” aperte e l’accento milanese sono quasi un marchio di fabbrica. Il ritmo promesso nel titolo c’è e Shablo è tra gli autori della musica. Rkomi impugna una speranza in un mondo popolato da porno, soldi e droga che in tanti sotto sotto accarezziamo: “Esco dall’algoritmo ritrovo la bellezza solo dietro l’imprevisto”.
THE KOLORS – “Tu con chi fai l’amore”
Sembra incredibile eppure anche stavolta Stash e compagni si incaricano di farci ballare. Brano dance e il tormentone con loro è assicurato. “Io per gli errori c’ho una mezza calamita”. Ma in realtà di errori ne fanno ben pochi.
ROCCO HUNT “Mille vote ancora”
“Da quando sono andato via da casa rimpiango anche le cose che odiavo. Le stesse che mi hanno fatto andare via”: canta, rappa e si racconta con sincerità disarmante Rocco Hunt con un pezzo che è una sorpresa. Il tema sono le radici dalle quali è difficile staccarsi. Funzionerà.
ROSE VILLAIN - “Fuorilegge”
Un altro amore infelice e irrisolto arriva con “Fuorilegge”. Rose Villain fa il bis dopo il successo di “Click Boom” e mette in mostra la gran voce per un brano urban pop ma convince meno. Citazione per Mia Martini: “Mentre tutti si amano io rido del nostro destino avverso ascolto ‘Almeno tu nell’universo’”.
BRUNORI SAS – “L’albero delle noci”
Testo bellissimo e poetico per un grande autore della canzone italiana qui al suo emozionato debutto. “L’albero delle noci” è dedicata alla figlia dai “meravigliosi riccioli” che gli ha cambiato la vita e quasi con pudore si chiede se “tutta questa felicità forse la posso sostenere”. Colpisce al cuore.
SERENA BRANCALE – “Anema e core”
Gran voce educata al jazz capace di giocare con note e ironia. “Anema e core” spiazza, è veloce e ogni tanto infila il dialetto. “Non so se ti suonerà neomelodico ma stasera ti dedico Anema e cuore”.
IRAMA – “Lentamente”
Irama fa Irama e si strugge. Forse pure troppo nello sfoggiare voce rauca e acuti. Il sentimento che racconta in questa ballad è di quelli che fa star male. “Ma non so più come dirtelo Vederci in appuntamenti nascosti in ristoranti famosi, lentamente si sta spegnendo ogni fottuto sentimento”.
MARCELLA BELLA - "Pelle diamante"
Potrebbe fare un exploit Marcella Bella, proprio come l’anno scorso è successo con i Ricchi e Poveri, e confeziona un autoritratto a colpi di “stronza”, “mina vagante” e “combattente”. “Fammi forte tosta indipendente non mi tocca niente”. Unico brano in cui si parla di empowerment femminile.
ACHILLE LAURO – “Incoscienti giovani”
Achille Lauro fa centro con questa ballad e potrebbe arrivare al podio. Romantico, elegante, un po’ retro, senza rinunciare al suo stile “strascicato” nel pronunciare le parole. “Amore mio veramente se non mi ami muoio giovane”. Assolo finale di sax.
ELODIE – “Dimenticarsi alle 7”
Un po’ disperata un po’ grintosa, come sempre, Elodie racconta di un amore finito. “Ci sei solo tu nella città degli occhi miei se è vero che poi fanno la ruggine io non voglio più piangere così”. La sua interpretazione sul palco la farà crescere.
TONY EFFE – “Damme ‘na mano”
Il tanto temuto Tony Effe, lui e i testi accusati di sessismo, preceduto da infinite polemiche, spiazza e si disinnesca da solo. Canta in romanesco e cita Califano. Chitarra, tamburelli in una Roma notturna e solitaria dove è lei a essere “pericolosa” e “mai sincera”. “Sono il classico uomo italiano amo solo mia madre Annarita”. Furbo ma funziona. C’è anche un verso dove si parla di violenza ma ad alzare le mani è lei.
MASSIMO RANIERI – “Tra le mani un cuore”
Lustra la voce l’eterno Ranieri con un pezzo molto moderno scritto da Tiziano Ferro e Nek in cui ricompare il sax. Sentimentale ma autentico: “La vita intera con il cuore in mare il mondo l’ha già fatto a pezzi eppure li rimane proteggilo dal freddo che c’è stato e troverai la pace dopo quelli che ha passato”. La differenza la farà dal vivo.
SARAH TOSCANO – “Amarcord”
La vincitrice dell’ultima edizione di “Amici” debutta all’Ariston con la sua bella voce e i suoi 18 anni. Cassa dritta per un brano cita Edith Piaf e andrà bene nelle radio.
FEDEZ – “Battito”
Dark, ultra dark, nerissimo. Fedez parla della depressione e lo fa alla sua maniera, senza filtri e senza sconti, distillando “fluoxetina” e cercando “serotonina”. Difficile non “leggere” riferimenti alla ex moglie in quella personificazione della patologia mentale contro cui lotta. “Vedo nero pure il cielo, vetri rotti schegge negli occhi, prenditi i sogni, pure i miei soldi, basta che resti lontana da me”.
COMA COSE – “Cuoricini”
Si divertono i neo sposi Fausto Lama e California a prendere in giro la mania dilagante sui social di mettere un like, appunto un cuoricino, su qualsiasi cosa, bella o brutta che sia. Divertono e funzionano, Tormentone in arrivo. “Ma tu volevi solo cuoricini cuoricini stramaledetti cuoricini che mi tolgono il gusto di sbagliare”. Utili per accarezzare l’autostima e sentirsi parte della notizia.
GIORGIA – “La cura per me”
La più attesa, la favorita, “la ciliegina” di Carlo Conti ma anche quella che durante le prove si è beccata la standing ovation dell’orchestra. Non è mai facile essere Giorgia e non lo è ancor di più a Sanremo. Ma lei stavolta sembra libera da antichi demoni e decide di usare la sua voce inarrivabile come sa. Dal vivo sarà uno spettacolo. Il brano scritto da Blanco per un amore che cura antiche ferite. Meravigliosa quando scandisce “Tutto passa”.
OLLY – “Balorda nostalgia”
Potrebbe essere la rivelazione di questo Festival. Tanto pathos per una ballad cantata bene su un amore finito “Vorrei tornare a quando ci bastava ridere piangere fare l’amore”.
SIMONE CRISTICCHI – “Quando sarai piccola”
Commuove, fa pensare, emoziona. Simone Cristicchi, indimenticabile vincitore con “Ti regalerò una rosa”, scoperchia un altro tabù e affronta senza retorica un tema doloroso e attualissimo, quando noi figli finiamo per diventare genitori di chi ci ha messo al mondo. Dolcissimo e straziante canta alla madre: “Quando sarai piccola ti aiuterò a capire chi sei. Ti ripeterò il tuo nome mille volte fino a che lo ricorderai”. Premio della critica ma anche podio.
EMIS KILLA - “Demoni”
Un altro rapper tosto che parcheggia l’hip hop e punta sull’urban pop. Nella sua “Demoni” ci sono grandi dosi di autotune. Anche lui canta un amore se non tossico molto chimico, tra fentanyl e una pioggia di molotov. “E sono fuori di me ancora fatto di te”.
JOAN THIELE – “Eco”
Gran debutto per questa cantautrice che ha già vinto il David di Donatello e che si farà subito conoscere dal grande pubblico sanremese. Comincia con una schitarrata western il suo brano modernissimo che ricorda un po’ lo stile di Billie Eilish. “E ricordo quando eri bambino E restavamo ore abbracciati nel letto Per sentirci grandi e la musica poi ci baciava”. Ma a restare in testa è “bang bang woo”.
MODA' – “Non ti dimentico”
Inconfondibili ma sinceri. Il pop-rock romantico dei Modà arricchito di sofferenze. “Forse è vero siamo fatti tutti e due per qualcun altro”. Uno schiaffo ma ben dato.
GAIA – “Chiamo io chiami tu”
È ancora un po’ “sesso e samba” la Gaia che arriva a Sanremo. Echi sudamericani in “Chiamo io chiami tu” che andrà alla grande in radio e si candida a tormentone estivo. Lo spunto su chi dovrebbe “cedere” per primo e farsi sentire nelle relazioni a due, comprese le amicizie, poi, resta sempre attuale. “Stare nuda e nessuno che giudica” nei discorsi impossibili.
BRESH – “La tana del granchio”
Altra piacevole sorpresa questa ballad che registra un tenero mea culpa degli uomini: “Ho una parola sbagliata per ogni frase Sono soltanto un uomo e non ci so fare”.
FRANCESCA MICHIELIN – “Fango in paradiso”
Voce cristallina, padronanza assoluta. Echi della stupenda “Nessun grado di separazione”. Il brano è la versione revenge song di Francesca Michielin che, come insegna Taylor Swift, è sempre un’ottima soluzione per rimettere insieme i pezzi di un cuore spezzato. Crescerà ascoltandola sul palco con l’orchestra, ma lei resta sempre elegante e mai banale. “Mi dispiace però a volte capita di volersi sempre o mai più”.
SHABLO feat. GUE TORMENTO JOSHUA – “La mia parola”
Shablo, produttore e manager italo-argentino, lanciatissimo, si porta sul palco tre generazioni dell’urban italiano: la leggenda Gué, il pioniere Tormento che torna a Sanremo a 24 anni di distanza di quando arrivò con i Sottotono, e il giovane Joshua. Sonorità r&b e rap, un mix affascinante. “Amo la mia mamy amo ‘sti money e l’hip hop”.