Il riscatto di Antonino, dopo i pregiudizi e le offese: "Contro di me accanimento gratuito"
"Vincere "Amici" nel 2005 e non essere il prototipo della popstar mi ha creato difficoltà non indifferenti. Non essere “fisicato”, non avere un orientamento sessuale accettato (che poi accettato da chi?) e metterci la faccia, crea disturbo"
Settimana dopo settimana lo abbiamo visto trionfare su Rai1 a “Tale e Quale Show” con delle performance da standing ovation: quel suo graffiato e la voce roca che sa modulare fino a note altissime hanno imitato alla perfezione le voci di Marco Masini, Fausto Leali, Rod Stewart e perfino della mamma rock d’Italia Loredana Berté. Antonino Spadaccino, per tutti Antonino, sta vivendo una vera e propria rinascita che ha il sapore del riscatto. Per lui ora sembrano finalmente aprirsi le porte del Festival di Sanremo, dove non è mai riuscito ad approdare “nonostante 9 tentativi in 18 anni”. La sua candidatura è ufficiale e anche in questa videointervista concessa a Tiscali Spettacoli la ripete a viva voce.
Nel 2005 quando ha trionfato ad “Amici di Maria De Filippi” tutto sembrava facile per questo ragazzo foggiano di 21 anni dal talento indiscutibile. Ma poi sono arrivate le difficoltà travestite da pregiudizi e stereotipi ai quali lui non corrispondeva e ai quali si è sempre rifiutato di uniformarsi. “Ci vuole un fisico bestiale” cantava Luca Carboni. Ecco, “quel fisico” Antonino non l’ha mai avuto ma ha scelto lo stesso di andare avanti per la sua strada che però da quel momento è stata molto in salita. Già, perché il body shaming non è soltanto qualcosa che riguarda le donne. A esserne colpiti, nella dittatura dell’immagine nella quale viviamo, siamo un po’ tutti. Uomini compresi.
Se poi sei anche gay e scegli di non sbandierarlo ma nemmeno di nasconderlo la strada della discografia rischia di diventare un vicolo cieco. “Nei miei confronti c’è stato un accanimento gratuito. L’ho respirato intorno a me, ma non è mai partito dal pubblico. Anzi, il pubblico mi ama da 18 anni perché sono l’esempio di quello che potrebbe essere il vicino di casa, il nipote, il figlio. Il pubblico riconosce la verità: quando mostri la verità buchi lo schermo, arrivi alla gente. E invece ero circondato da persone convinte che fosse “pericoloso che mi mostrassi in questo modo" e che temevano “perdessi una fetta di pubblico”. Vincere “Amici” nel 2005, presentarsi nel mondo della discografia e non essere il prototipo di popstar che in quei tempi ci vendevano (perché, parliamoci chiaro, di questo si tratta), mi ha subito procurato delle difficoltà non indifferenti che riuscire a gestire a 21 anni è stato quantomeno arduo. Non essere “fisicato”, non avere un orientamento sessuale accettato (che poi accettato da chi?) e metterci la faccia, crea disturbo. Non puoi essere non perfetto fisicamente, non puoi essere dell’altra sponda, non puoi essere anche talentuoso e fare questo mestiere provenendo dalla tv: c’è qualcosa che non va. E così sono diventato un bersaglio”.
Antonino si racconta senza reticenze, senza filtri e ogni tanto con quel suo sorriso gentile chiede: “Sono troppo diretto?”. Ma in certi casi è importante usare le parole giuste e rivendicare chi si è anche rispetto all’orientamento sessuale: “Ho sempre avuto un rapporto stupendo con i miei genitori. Non è una cosa facile: sono stato molto fortunato perché non tutti hanno gli strumenti per comprendere che il problema non esiste. Partendo da questa base, non mi sono mai nascosto dietro un dito nemmeno ad “Amici”: non dovevo sottolineare niente ma non dovevo neanche nascondere ciò che sono. E questa cosa ha pagato in termini di stima, rispettabilità e trasparenza. Il problema è arrivato dopo, quando sono entrato in determinati meccanismi discografici. Che so, ad esempio, quando tu senti il bisogno di dedicare una canzone a un uomo anziché a una donna. E ti senti dire che “non c’è bisogno”, che “funziona di più nell’altro modo”. Ti dicono “vabbé, lascia stare, non ti esporre”. E invece secondo me gli artisti devono esporsi. Se non lo facciamo noi, chi deve farlo?”.
E così rieccolo sul palco a trionfare ogni venerdì sera, rieccolo ancheggiare con parrucca bionda e camicia aperta sul torace mentre canta: “Do you Think I’m sexy?”, non credi che io sia sexy? “Mi sono arrivate critiche di ogni tipo. Ma per me quell’esibizione nei panni di Rod Stewart ha valso molto di più di una standing ovation. Su quel palco io ho portato tutti i ragazzi come me, quelli che non sono perfetti, quelli che non hanno più il coraggio di uscire di casa. Liberiamoci una volta per tutte”.