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La struggente storia di Rania Zeriri, dalle corde vocali bucate al successo europeo e ritorno: ora fa la clochard

Maria Elena Pistuddidi M.E.P.   

C’era una volta una stella che brillava nei cieli della musica pop europea, una voce roca e profonda che incantava, un sogno che sembrava destinato a non spegnersi mai. Rania Zeriri, nata il 6 gennaio 1986 a Enschede, nei Paesi Bassi, era tutto questo: una giovane donna di origini algerine e olandesi che, con tenacia e talento, si era guadagnata un posto sotto i riflettori. Ma oggi, quella luce si è spenta, sostituita dal freddo abbraccio delle strade, da una vita che nessuno avrebbe mai immaginato per lei.

Nata con dei fori nelle corde vocali

La sua storia è un pugno nello stomaco, una canzone triste che racconta come la fama possa essere tanto splendente quanto fragile. Rania non è mai stata una ragazza qualunque. Cresciuta in una famiglia segnata dall’assenza del padre algerino, ha trovato nella musica una via di fuga, un modo per dare voce alle sue cicatrici. Quelle cicatrici non erano solo emotive: nata con dei fori nelle corde vocali, ha affrontato un’operazione al laser che le ha donato quella tonalità scura e unica che l’ha resa riconoscibile.

La rivincita sulla vita con "Crying undercover"

Dopo gli studi a Salamanca e un diploma in animazione alberghiera, ha calcato i palchi di Ibiza e Fuerteventura, affinando il suo talento tra i turisti. Ma il vero salto arriva nel 2008, quando entra tra i primi cinque della quinta stagione di Deutschland sucht den Superstar (DSDS), la versione tedesca di Idol. È il momento in cui il mondo la nota: concerti in tutta la Germania, un’esibizione davanti a centinaia di migliaia di persone al Brandenburg Gate per la finale degli Europei di calcio, il singolo Crying Undercover pubblicato con Kontor Records. Rania sembrava invincibile.

Eppure, dietro il sipario, qualcosa si incrinava

Le accuse infondate di uso di droghe da parte del tabloid Bild, le tensioni con la giuria del programma – su tutti Dieter Bohlen, da lei apertamente criticato – e una carriera che, dopo l’exploit iniziale, non è mai decollata davvero. Rania aveva il coraggio di dire quello che pensava, ma forse questo non è bastato a proteggerla dalla macchina spietata dello show business. Dopo il 2010, quando inizia a studiare al Conservatorio di Enschede e lavora come reporter per TV Enschede FM, le luci si affievoliscono. La sua voce, un tempo acclamata, si perde nel silenzio.

Non più una star ma una clochard

Oggi, a distanza di anni, la notizia che arriva da Avellino scuote chiunque l’abbia conosciuta o ascoltata. Rania Zeriri, la ragazza che sognava in grande, è stata avvistata tra le strade della città campana, lontana dai palchi, lontana dalla gloria. Non più una star, ma una clochard, avvolta in abiti logori, con lo sguardo perso di chi ha visto il proprio mondo crollare. Come sia arrivata lì, nessuno lo sa con certezza. Alcuni parlano di difficoltà economiche, altri di una spirale di solitudine e fragilità che l’ha inghiottita dopo che il successo le ha voltato le spalle. È una storia che fa male, che ci costringe a guardare negli occhi la crudezza della vita: non basta il talento, non basta la fama, se il destino decide di giocare un altro tiro.

Ma forse, in questo buio, si accende una fiammella di speranza

La "voce" di Rania, seppur flebile, non è passata inosservata. Sui social è partita un’onda di solidarietà che ha scosso le coscienze. Il sindaco di Avellino, Vittorio D’Alessio, ha preso a cuore la sua storia: "Sono in contatto con l’Ambasciata olandese", ha scritto sulla sua pagina Facebook,"alla quale ho spiegato la situazione di Rania e sto ricevendo le giuste indicazioni. Intanto, è sul posto la psicologa Michela Bortugno dei nostri servizi sociali, che sta tentando di dialogare con lei. Abbiamo già ottenuto la disponibilità di una struttura sul territorio, un posto sicuro per consentirle un recupero psicofisico, non solo una doccia". È un primo passo, piccolo ma concreto, un segno che qualcosa si muove. Rania, la stella caduta, potrebbe ritrovare un tetto, una mano tesa, forse persino un nuovo inizio. La strada non è una condanna eterna: chissà che quel palco, un giorno, non torni ad accoglierla.

 

Maria Elena Pistuddidi M.E.P.   
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