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"I Maneskin? Sono terribili": perché l'attacco dei Porcupine Tree contiene una grande verità

La band inglese con nuovo album è in tour in Italia e spara a zero sulla band più amata del momento. Solo invidia di "anziani"? Tutt'altro, vediamo perché

Cristiano Sanna Martinidi Cristiano Sanna Martini   
I Maneskin e Steven Wilson, leader dei Porcupine Tree (montaggio da foto Shutterstock)
I Maneskin e Steven Wilson, leader dei Porcupine Tree (montaggio da foto Shutterstock)

Riportiamo l'esatta frase di Steven Wilson, pubblicata dal Corriere della Sera, in cui il cantautore e leader dei Porcupine Tree asfalta (sì, qui lo possiamo dire) i Maneskin e fa anche peggio con i Greta Van Fleet. Wilson ha detto: "I Maneskin sono terribili. Certo è fantastico per l’Italia ed è sempre positivo quando una band fa conoscere ai ragazzi chitarre e batterie, vorrei solo che fossero un po’ meglio. Per chi è cresciuto sentendo i Led Zeppelin, i Pink Floyd o i Black Sabbath, ascoltare gruppi come i Måneskin o i Greta Van Fleet e prenderli seriamente è dura perché sono una copia scadente di quel che erano gli altri. I Måneskin sono molto meglio dei Greta che sono una specie di versione boy band degli Zeppelin, ma non sarebbe bello se arrivasse qualcuno di un po’ più creativo e ispirato?".

La verità dentro il terremoto

In queste ore la bomba sganciata da Wilson, in concerto in Italia per presentare la nuova fatica dei Porcupine Tree Closure/Continuation provoca una valanga di polemiche e di commenti fra opposte tifoserie. Quelli un po'più stagionati che hanno conosciuto i grandi del rock, e i giovanissimi che danno loro addosso gridando Boomer! e si tengono stretti i pezzi dei Maneskin. Nel mezzo c'è una riflessione su come è cambiato il mondo e lo stesso concetto di business legato alla musica e allo spettacolo. Steven Wilson fa parte di quella generazione di ultra cinquantenni, di grande cultura e bravissimi musicisti (i Porcupine hanno una qualità musicale eccellente) che non vuole avere niente a che fare con mossette virali su TikTok ed esibizioni video amplificati via social che prescindono da quanto vali sul palco. Di più. In uno scenario in cui i giovanissimi rivendicano il ritorno della libertà personale e dell'inseguire quello che davvero ti piace e ti appassiona, i "nonni" Porcupine Tree rappresentano esattamente questo. Come Wilson spiega: "Considerato che abbiamo passato la nostra carriera a fare esattamente quel cavolo che volevamo, scelgo questo rispetto ad avere davanti 100mila persone".

I nonnetti più giovani dei giovani

Non è spocchia o snobismo, quello dei Porcupine Tree. E' la constatazione che per la musica il mondo è cambiato in peggio. Si fatica a guadagnare, a trovare spazi, a trovare produzioni, e la povertà economica dell'industria distrutta dalla pirateria e dai servizi di streaming che girano pochissimi proventi ai musicisti, viene anestetizzata da una nube di onnipresenza social che da l'illusione di una grandezza che non c'è. Il mondo della posa (ma pose, però miliardarie, erano quelle degli Stones e degli Zeppelin, diverse da quelle tutte filtri su Instagram) ha preso il posto di quello della sostanza. Perché la ciccia è molta meno. A parte poche popstar milionarie, da Bieber a Rihanna a Billie Eilish. Cambia il mondo e cambiano i gusti generazionali, ora tutti presi dalla musica trap e urban. Ma il vecchio Wilson piazza un colpo finale da campione di carambola: dice che il rock ha faticato a reinventarsi e oggi non offre proposte di qualità, solo una grandezza che è stata e ora viene emulata. Accade anche nel jazz, pure questo musica ormai storicizzata e sempre meno libera e creativa. Hanno allora ragione i nipotini terribili che ascoltano Drake o Tedua o Marracash? Forse. Attenzione però, grazie a band come i Maneskin l'interesse per il suono elettrico e le chitarre distorte sta tornando. E noi non ci scordiamo quando, a fine anni Ottanta, Sting rockstar annoiata diceva: "Il rock è morto". E di lì a poco esplosero i Nirvana e il grunge

Cristiano Sanna Martinidi Cristiano Sanna Martini   
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In passato ha scritto per L’Unione Sarda, Il Sole 24 Ore, Cineforum, Rockstar...