"60 anni di attività e Sanremo non ci invita, mancanza di rispetto": la polemica travolge i Nomadi
Nati nel 1963, sono sempre stati unici e a parte rispetto alla scena beat. Poeti e guerrieri fedeli a se stessi. Lo sfogo di Sacco, la risposta di Carletti
C'è stata un'epoca nella canzone italiana in cui il beat dei capelloni e degli urlatori rivoluzionò la società, i costumi e il modo di ascoltare musica. E in quell'epoca i Nomadi erano già al centro dell'attenzione generale, in un Paese di figli contro i padri e contro l'invadenza della Chiesa. Anno di grazia 1963, nasceva il gruppo che avrebbe usato la musica dei Beatles e quella proveniente dai garage inglesi e dalle produzioni americane per dire cose. Dirle subito, parlare al cuore dei ragazzi dai capelli lunghi e le barbe ribelli, e alle ragazze che scoprivano le gambe, stufi dell'Italia retrograda, delle Nilla Pizzi e dei Claudio Villa. Sono perciò 60 anni esatti di attività dei Nomadi, fra palchi e dischi, ma Sanremo pare essersi dimenticato di loro e l'ex voce del gruppo che fu di Augusto Daolio, Danilo Sacco, non la manda a dire ad Amadeus. Spaccando lo stesso gruppo.
Botta e risposta nella band
Danilo Sacco è stato la voce dei Nomadi fino al 2011, a lui l'impegnativo compito di non far rimpiangere la voce e il carisma di Augusto Daolio. Di fronte all'anniversario della band, e probabilmente al fatto che I Cugini di Campagna ci saranno, dopo la polemica anche esagerata sui Maneskin loro clone, il cantante non si è tenuto e su Facebook ha scritto: "Non invitare i Nomadi per i loro sessant'anni dopo tutto quello che hanno costruito e dopo tutti i sogni che hanno fatto sognare per tre generazioni è una grande mancanza di rispetto per gente che è cresciuta a pane e ferro per i palchi di mezzo mondo e non ha mai usato l'autotune. Mi sarei aspettato un invito per i Nomadi, in virtù di 60 anni di storia, musica, lotta, rabbia e dolcezza. Loro non lo dicono per correttezza e classe, ma dato che posso, ripeto, lo dico io che di classe ormai ho smesso di ammantarmi". Sacco è stato sul palco di Sanremo tre volte e ricorda pure questo. Queste parole hanno però provocato la risposta del leader e fondatore del gruppo emiliano, Beppe Carletti, che ha definito "sfogo prematuro" la tirata di Sacco. Dando ad intendere che la questione non è chiusa e che non c'è una posizione netta di Amadeus su questo tema.
Chi aspetta il tributo a una band unica
L'eccesso di zelo di Sacco può aver infastidito Carletti, ma è un fatto che portare i 60 anni di carriera dei Nomadi sarebbe un gran colpo per Sanremo e un grande riconoscimento. Lo abbiamo in parte già scritto. Nel periodo in cui L'Equipe 84 cantava di sentimenti, Tony Dallara urlava al suo amore sognato e I ribelli di Demetrio Stratos alzavano i Pugni chiusi, fra le urla psicotiche dei Blackmen in Urlo negro, i Nomadi erano già cosa a parte. Furono i Nomadi a dare La canzone del bambino nel vento a Maurizio Vandelli, poi diventata Auschwitz. Furono loro a cantare della perdita del sacro da sacrestia e del suo ritrovamento nelle battaglie sociali e di strada in Dio è morto. Ancora Augusto, con la sua voce calda e incrinata di rabbia e compassione, a parlare dell'importanza della memoria in Il vecchio e il bambino, a sfidare i benpensanti in Come potete giudicar. I Nomadi, poeti e combattenti che diedero la colonna sonora di un'epoca in cui l'Italia si sentiva orgogliosamente e rabbiosamente giovane con un album come Ma noi non ci saremo. Se a Sanremo non ci saranno basta tutto quello che è successo fin qui, e che succederà inoltre. Quando sei vagabondo vai avanti col tuo passo, che i signori dei salotti belli, anche quelli tv, si accorgano o meno di te.