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Jack Savoretti: "Da mio padre fuggito dalle Br in Uk al ritorno in Italia. 'Miss Italia' canta la mia doppia anima"

Metà ligure e metà londinese con collaborazioni eccellenti, da Dylan a Mika, presenta il suo nuovo album. E svela una storia piena di sfumature

Cristiano Sanna Martinidi Cristiano Sanna Martini   

Genova-Regno Unito-Genova. Andata, ritorno, per un'anima che ha dentro sia quella british che le radici italiane. Torna tutto questo in Miss Italia, ottavo album di Jack Savoretti, il suo primo completamente cantato in italiano. Il cantautore gioca sia sulla seduzione che sulla nostalgia, dice: "Miss Italia sta anche per missing, qualcosa di cui hai nostalgia e che  tempo di ritrovare". L'album esce per Capitol Records/Universal Music Italia, è disponibile in tutti i formati e preannuncia le prime date live di Jack Savoretti il 17 maggio a Genova, il 18 maggio a Roma e il 19 maggio a Bologna. Comprende anche i duetti con Zucchero Fornaciari in una versione speciale di Senza una donna e con Natalie Imbruglia in Ultime parole. Ma nell'album ci sono anche Carla Morrison, Delilah Montagu, Miles Kane, Natalie Svegliaginevra

Jack, Miss Italia è il tuo abbraccio definitivo a una terra che ti è un po' mamma?
"Bella questa definizione, te la rubo (ride, ndr). L'Italia è una bellissima signora che mi manca sempre, ecco perché il gioco di parole su Miss Italia. Io mi sono sempre sentito anche italiano anche se sono nato a Londra da madre di origini tedesca, ebrea e polacca, ma negli ultimi tempi sto approfondento questo mio lato e considero un momento di grande felicità essere riuscito per la prima volta ad esprimermi artisticamente in questa lingua. Ora so usare tutte le parole che servono".

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Vieni da una serie di collaborazioni eccellenti, da Bob Dylan a Mika, in questo album ce ne sono di nuove come quelle con Zucchero e la Imbruglia. Ci sono brani a cui tieni particolarmente fra quelli di Miss Italia?
"Come posso raccontare è un brano molto importante per me, così come Sarà sempre domenica. Anche Malinconia, al momento è davvero il trio di pezzi che contiene il senso profondo dell'album. Perché? Vi lascio al piacere di ascoltarli per capirlo".

Dato che Miss Italia è il tuo album dell'evoluzione artistica, hai usato un nuovo approccio nell'arrangiare o registrare i brani?
"Mi sono comportato come quello meno esperto nella stanza, come si usa dire dalle mie parti, e quindi ho seguito le intuizioni di Tommaso Colliva (produttore di Calibro 35, Muse, Afterhours fra gli altri, ndr) che a sua volta mi ha incoraggiato ad esprimermi in modo diverso da come avevo fatto finora. Il risultato è molto intenso, pieno di sfumature ed energia. Sono soddisfatto. Diversi artisti mi hanno dato supporto, da Galeffi a Diodato".

Rileggendo la tua bio mi hanno colpito alcuni dettagli delle tue origini: intanto le radici a Genova, città medaglia d'oro della Resistenza, forte, decisa, portuale. E la vicenda di tuo papà Guido, a sua volta con radici italiane ma anche inglesi, che dovette riparare nel Regno Unito per non finire invischiato in una storia di Br e rapina a mano armata.
"Sì, ha scelto di allontanarsi e di vivere a Londra per proteggersi a fine anni Settanta ed è lì che si è innamorato di mia madre. Lì comincia un po' il secondo tempo della nostra famiglia, e nasco io".

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Genova e la Liguria fanno venire in mente i nostri grandi cantautori. Ti consideri in qualche modo figlio loro?
"Certamente. Se scrivo in un certo modo, se ho un certo tipo di sensibilità e di sguardo sulle cose è perché sono cresciuto con la loro arte, e parlo dei nostri giganti come De André ma anche dei grandissimi in lingua inglese. Essere songwriter, usare le canzoni per girare film della realtà che durano tre o quattro minuti, come è per me ogni canzone, è qualcosa di meraviglioso".

Negli ultimi anni l'hip hop nelle sue varie declinazioni, come la più recente trap, ha raccontato in modo sempre più diretto e con successo la realtà dei giovanissimi. Secondo te ha scavalcato la musica dei cantautori?
"Non credo. Lo stile, il sound, sono diversi, ma le due cose hanno molti punti di contatti. Il rap secondo me fa più una cronaca diretta, cruda della realtà. Il cantautorato la rende più profonda e poetica. Per questo mi piacciono entrambi". 

 

 

Cristiano Sanna Martinidi Cristiano Sanna Martini   
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In passato ha scritto per L’Unione Sarda, Il Sole 24 Ore, Cineforum, Rockstar...