Paolo Jannacci e Stefano Signoroni: "Insieme con swing, jazz e i brani dei grandi cantautori". Ed è sold out
Un incontro nato da una cover in studio di Jannacci senior con Gaber, poi il doppio show al Blue Note il 18 maggio. Ed è solo l'inizio di un percorso speciale
Due show in uno. Nel senso di due artisti e relative band che si fondono in un'unico "motore" sul palco, ma anche di due concerti nella stessa sera: il primo comincia alle 20:30, il secondo alle 23 e se la prima parte è già sold out per la seconda ci si sta arrivando rapidamente. E pensare che sembrava poco più di un gioco d'autore quando qualche anno fa Paolo Jannacci e Stefano Signoroni si incontrarono per registrare in studio la loro versione di un brano mitico com'è Una fetta di limone, cantata da Enzo, padre di Paolo, assieme a Giorgio Gaber. Da lì è stato un continuo ritrovarsi e ora ecco la doppiata sul palco del Blue Note di Milano, il 18 maggio. Dentro c'è lo swing, il jazz, la grande canzone e i geni di quest'arte in Italia. Ne parliamo con i due artisti in questa intervista.
Paolo, Stefano, voi avete già percorsi artistici paralleli che viaggiano già da anni sul proprio binario. Ma ora gli incontri fra voi due si fanno più intensi.
Paolo Jannacci - "Emiliano Bassi, un musicista molto bravo e amico di entrambi, ci ha fatto conoscere anni fa. Sono rimasto colpito dalle qualità artistiche e umane di Stefano, è stato una piacevolissima scoperta. Da lì si è sviluppata l'idea di far cose assieme siamo partiti dalla cover di Una fetta di limone, per giocare con i due corsari della nostra canzone. Il resto è venuto come conseguenza".
I due punti ideali fra voi due sono l'amore per la grande scuola cantautoriale e il jazz, indietro fino allo swing. Questo stile negli ultimi anni sta vivendo una grande riscoperta, tutti a ballarlo e suonarlo. Come si spiega?
Stefano Signoroni - "E' vero, lo swing è tornato di gran moda anche in Italia. Credo abbia contribuito molto il grande successo di Michael Bublé e dei suoi vari epigoni. Perfino Robbie Williams fece un disco in quello stile, e così diverse altre popstar. Ma è la riscoperta di un suono e di una musica che è la base di molte altre, perciò anche se le musiche che vanno per la maggiore oggi sono differenti, lo swing è come un papà che si è rilucidato il viso e ci sorride ancora. Nello spettacolo io e Paolo accostiamo in vario i nostri repertori che sì, in effetti hanno molti tratti in comune. Comprese le riletture di maestri come Tenco, Jannacci senior e così via".
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Entrambi frequentate l'aspetto più sociale della musica. Tu Stefano hai una formazione medica e hai collaborato con il Progetto giovani di pediatria e oncologia con l'Istituto nazionale dei tumori, Paolo tu e Stefano Massini dividete il palco in forma teatrale su temi civili come le morti sul lavoro. Oggi la musica viene usata soprattutto come distrazione e intrattenimento. C'è ancora spazio per l'impegno?
Paolo Jannacci - "Dal punto di vista sociale, è compito dell'artista raccontare quel che ci accade attorno, fare sottolineature, sollevare punti di domanda e se è il caso l'indignazione. Se no, come dici tu, resta solo la distrazione".
Stefano Signoroni - "Questa cosa si può fare in molti modi. Nel caso in cui la materia medica si sposa con la musica, è bellissimo perché il suono entra in un percorso di cura e permette di dare una mano in un'età, quella adolescenziale, in cui l'incidenza tumorale è tragica perché molto aggressiva. E il tempo dei ragazzini diventa angosciante perché scandito dal controllo medico, la Tac, la terapia. In uno dei brani che abbiamo fatto, Palle di Natale, fin dal mese di maggio abbiamo coinvolto tutti compresi i pazienti nel lavoro creativo prima delle feste, strappandoli alla sola preoccupazione della patologia".
Non resta che cementare il tutto con un tour e, chissà, un album insieme. Ci pensate?
Paolo Jannacci - "E' sempre una gioia fare le cose assieme, da qualche parte bisogna iniziare è questo è stato il modo giusto. Ora si apre un percorso verso il futuro".
Stefano Signoroni - "L'impegno comune costringe a mettere attenzione ed energia che altrimenti sarebbero sparse fra mille impegni. Sarei felicissimo se accadesse, sempre di più".