Mogol e l'ultima lettera a Battisti in ospedale. Storia di un mistero fra rancore e lacrime
Erano i primi di settembre del 1998 quando quelle poche righe scritte dall'autore dei testi arrivarono al cantante nel suo ultimo letto. Ma la vedova lo nega

Estate 1998, ai primi di settembre Lucio Battisti sta morendo nel reparto di Terapia intensiva dell'ospedale San Paolo di Milano. Non si saprà mai esattamente di che cosa, se di un brutto male ai reni o se per una forma di tumore al fegato. In ospedale arriva la breve lettera tornata al centro delle polemiche fra Giulio Mogol, ex partner artistico e grande amico di Lucio, e la moglie di Battisti, Grazia Letizia Veronese. La lettera che secondo lei non è mai arrivata a Lucio Battisti. La stessa che nella testimonianza del medico Antonio Del Santo esiste eccome, fu lui a farla avere a Lucio.
Le ultime lacrime
In questa storia di lungo risentimento, di separazione fra Mogol e Battisti per questioni di giuste quote di diritto d'autore da spartire (qui tutta la storia) e della guerra degli eredi del cantante contro i discografici (qui l'ultimo capitolo, solo quello vale oltre 8 milioni di euro) restano due cose. Il risentimento di Grazia Letizia Veronese verso colui che nella sua recente lettera aperta definisce "ragionier Giulio Rapetti, imprenditore, in arte Mogol, paroliere", e quell'ultimo momento di amicizia e tenerezza condiviso per mano di un medico mentre Battisti era in fin di vita. Per il dottor Del Santo la letterà arrivò a Battisti, che pianse leggendo dell'affetto che Mogol ribadiva nei suoi confronti. Poche parole, solo per far capire che l'affetto e la vicinanza erano rimaste salve dal dissidio fra i due. Fu poi Battisti a nascondere quella lettera a sua moglie, e ancora oggi non si sa dove sia finita.
Una nota bella fra troppe stonate
E' un mistero, come è misterioso il modo in cui certi sentimenti devono trovarsi di fronte a momenti estremi per tornare alla luce, rimuovendo anni di macerie avvelenate. Le battaglie legali attorno allo sfruttamento del repertorio di Battisti e Mogol restano in piedi, la politica ultra protezionistica imposta dalla Veronese sul repertorio non cede di un millimetro. Ma queste sono scorie. E' bello pensare che quell'ultimo abbraccio fra due amici interrotti sia esistito, e di poterlo conservare come tutti i brani che non sarebbero stati tanto perfetti senza il lavoro congiunto di Mogol e Battisti.