"Così abbiamo scoperto il tesoro inedito di Piero Ciampi". Cosa c'era in quei fogli e nastri del cantautore scomparso
Si intitola Siamo in cattive acque il lavoro editoriale e musicale che parte dal suo taccuino telefonico pieno di "segnali". E da un ricco archivio. L'intervista

Il libretto di presentazione (sontuoso, molto curato) che segue il lavoro discografico recita: "32 canzoni di cui 11 del tutto sconosciute e offerte all’ascolto per la prima volta, e 21 allo stesso modo inedite ma come varianti di canzoni già note". In sintesi, un autentico tesoro musicale, culturale. Lo scavo definitivo nell'anima del più controverso e incontrollabile poeta che la canzone italiana abbia avuto, uno che mentre moriva disse agli amici che voleva sul suo comodino un bicchiere di vino e un fiore. Piero Ciampi se ne andava a 46 anni nel 1980 dopo una vita di sparizioni e sortite, di ammirazione e scontri che tutto ha conosciuto tranne la banalità. Enrico De Angelis, giornalista e critico, a lungo al timone del Club Tenco, ha recuperato il suo "tesoro" di versi e suoni, raccolto in un doppio cd dal titolo Siamo in cattive acque su etichetta Squi(libri). Ne parliamo con De Angelis.
Enrico, come nasce questo lavoro?
"Dal mio debole per Piero Ciampi e dal regalo che mi ha fatto tempo fa Pino Pavone, amico stretto di Ciampi, quando mi ha dato la sua rubrica telefonica piena di appunti, numeri di telefono, nomi e altri scritti fitti. Al termine di quel libretto c'era una lista di canzoni, non so se Piero stesse pensando a una antologia delle sue cose, o se stesse lavorando a un album nuovo. Sta di fatto che da quegli appunti, da quella mappa, siamo arrivati al tesoro, ai nastri, al lavoro rimasto inedito e alla sua idea del suo lavoro futuro che molto probabilmente voleva intitolare Siamo in cattive acque. Era scritto".
I titoli delle canzoni sono, come sempre in Ciampi, micidiali e modernissimi. Penso, ora che guardo l'album, a Non c'è più l'America.
"Esatto! Pazzesco vero? Se consideriamo quello che sta accadendo nel mondo e come stanno cambiando gli Usa".
Ma anche, sul versante più poetico: Hanno arrestato anche l'inverno. E noi qui, alle prese con lo sconvolgimento del clima.
"Vero, c'è dentro lo sguardo ironico e per certi versi profetico che sanno avere gli artisti, che sentono e raccontano cose prima di tutti gli altri e le scrivono o mettono in musica".
Nelle note a questo lavoro editoriale, tu scrivi che in queste ultime cose lasciate dal cantautore livornese la presenza della morte e anche della violenza è molto forte. Il che fa pensare, perché c'era la rabbia nei suoi brani più conosciuti, ma anche molta ironia, gioco.
"Per capire questa cosa bisogna tornare a due momenti storici: il 1967, maggio, in cui Piero Ciampi stava preparando il disco di Lucia Rango scritto da lui e nel mentre registrava parecchie canzoni sue. Questo materiale è proprio una scoperta totale. Poi andiamo a fine anni Settanta, quando Ciampi lavora con Gianni Marchetti ma si porta appresso i lutti sentimentali pesanti, compreso quello con la madre di sua figlia. Per questo nascono da lui canzoni immerse nel dolore di un amore, finito per aver troppo osato come scrisse. Un uomo che amava bere, giocare d'azzardo, essere libero ma al contempo amava donne che non sapeva tenersi e sentiva la solitudine peggiorata dall'alcolismo".
Tu credi alla teoria che lui fosse bipolare? Oppure era solo uno dal carattere difficile, ora tenerissimo ora violento, a causa dell'alcolismo?
"Non ho competenze mediche o psicologiche per parlare di sindrome bipolare. Starei quindi sul carattere difficile dell'artista, punteggiato dai suoi eccessi, soprattutto quelli alcolci".
In Rete, in tv, in una serie di interviste e materiali scritti o video, da Gino Paoli che gli procurò un ricco contratto a persone come Reverberi e Marchetti che lavorarono alle sue cose musicali, colpisce che un uomo così difficile e imprevedibile goda di una ammirazione totale ancora oggi. Ne parlano con fascino.
"E posso capirlo perché quando ero a Sanremo assieme a lui, quando ero dietro le quinte della sua esibizione al Tenco, non riuscivo a staccarmi da Piero Ciampi. Era magnetico, affascinante e molto elegante anche quando la buttava sulla polemica. E perfino quando commentava ferocemente le esibizioni degli altri cantautori in gara. E quando accadeva che esagerasse col pubblico, sapeva come riconquistarlo, scusandosi".
Questa eleganza derivava anche dagli artisti francesi e inglesi che amava?
"Di certo contribuiva, ma direi che era più una cosa naturale sua. La postura, il modo di porgere la parola, l'ironia, poi non dimentichiamo che a Roma Piero Ciampi era uno che frequentava i salotti culturali dove ribolliva il nuovo, parlava con Moravia e Mimmo Rotella. E stava alla pari con loro".
Come è stato assemblato il materiale così ricco che comprende Siamo in cattive acque? E ci sarà un tour di presentazioni di queste canzoni dal vivo?
"Il lavoro nasce dalla mia passione di collezionista e archivista del suono, e accelera con la scomparsa di Ciampi nel 1980. A partire dagli anni Novanta è cominciata la sua riscoperta. Io ho ricontattato tutte le persone a lui vicine, dal fratello Roberto a Paoli, Reverberi, Marchetti, l'ultima moglie Gabriella, la figlia Mira che per quanto riservatissima mi ha sempre dato riscontro del lavoro ri raccolta e riordino che ho fatto per anni. Infine, parlando con i responsabili del Premio Ciampi, abbiamo annunciato la nascita di questo lavoro. Sul fronte live, ci sarà un evento a Parma il 27 marzo. E' un inizio".