Gli 85 anni di Mina e la doppia ferita che non ha perdonato all'Italia. Decidendo di andarsene
La Tigre di Cremona era già all'apice della fama quando arrivò il biennio "maledetto": 1961-62. Quel che accadde l'ha segnata per sempre

Ottantacinque anni, diconsi 85, in splendida forma. Se dobbiamo credere al suo ultimo album Gassa d'amante (e ci crediamo) dove mostra un livello vocale scintillante. Cinquantaquattro anni trascorsi da quando Mina ha deciso di avere a che fare col contagocce con l'Italia. Colpa di una brutta doppia ferita che questo Paese ha inflitto alla Tigre di Cremona, di volta in volta ammirata, adorata, criticata. In ogni caso, un monumento al come si canta. Come si rende immortale una canzone. E mentre compie gli 85 anni nel suo buen retiro in Svizzera, a 66 dalla sua esplosione col successo di Tintarella di Luna, tornano a galla le storie che l'hanno fatta sparire dalla terra in cui è nata.
Il biennio "maledetto"
Ci sono due anni spartiacque nella vita e nella carriera di Anna Maria Mazzini detta Mina. Il bienno "maledetto" è compreso fra il 1961 e il 1962. Quando l'artista ancora nei primi anni della sua carriera, già sull'onda di un grande successo (che ad oggi comprende 150 milioni di dischi venduti) subì una doppia ferita i cui postumi si porta appresso anche oggi. In realtà i guai erano cominciati nel 1960, quando febbricitante e al centro di troppe critiche, Mina andò a Sanremo a presentare in gara E' vero, in coppia con Teddy Reno e Non sei felice con Tonia Torrielli. Allora si usava così, due brani in gara e assieme ad altro o altra artista. La voce le si incrinò, la descrissero poi riparare nei camerini in lacrrime, la stampa non parlava d'altro e già cominciava quella distinzione netta fra chi adorava il suo essere speciale in tutto, e chi lo giudicava fuori luogo. Fu difficile anche l'anno successivo, il 1961, quando Mina presentava Io amo tu ami (in coppia con Nelly Fioramonti) e Le mille bolle blu (abbinata a Jenny Luna). Il gesto di portarsi le dita sulle labbra arricciate, le movenze insolite sul palco, la scelta di non seguire le indicazioni del direttore d'orchestra, ma di coreografare da sé in modo libero la sua presenza sul palco. Apriti cielo: furono critiche, scandalo, una parte della stampa cominciò a sparare cannonate contro di lei, definita poco educata, e per qualcuno "una cantante finita, sorpassata". Quel Sanremo lo chiuse quarta con Io amo tu ami e quinta con Le mille bolle blu, due grandissimi successi fra jukebox, radio e tv. A Sanremo Mina Mazzini non tornerà più. Poi, la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Lo scandalo della relazione con Corrado Pani
L'anno successivo, 1962, Mina si innamora dell'attore Corrado Pani, allora separato in un'Italia che accettò e regolò il divorzio solo nel 1970. Fu scandalo enorme, la sfasciafamiglie di facili costumi, l'artista che i benpensanti non sopportavano subì il linciaggio, tanto più che di Pani rimase incinta, partorendo nel 1963 il loro figlio Massimiliano. Si arrivò a boicottare l'acquisto dei suoi dischi, la Rai la bandì dai suoi palinsesti tv e radio, molti sponsor la abbandonarono, perse parecchi concerti. Ma tenne duro e andò avanti, fino a pubblicare nel 1971 uno dei suoi album più ammirati e di successo, intitolato come lei, Mina. Ma la magia era andata perduta. Mina ci ha messo sedici anni a dire addio all'Italia, a scegliere una vita meno esposta, più appartata, a contatto con una mentalità meno bigotta e provinciale, e nel 1978 ha salutato il Belpaese per stabilirsi in Svizzera, dando anche l'addio alle scene. Da allora solo canzoni e dischi, un raffinatissimo lavoro di grafica e reinvenzione della sua immagine affidata a copertine e sito ufficiale, e un mito che cresce nella distanza, tornando a fare il botto ad ogni nuova canzone pubblicata. Era in anticipo anche su questo, non a caso c'è chi la definì "una donna che vive come se fosse nel Duemila in un'Italia ferma agli anni Cinquanta". Concetto ripetuto anche nella sua biografia firmata da Aldo Dalla Vecchia.