Francesco Sarcina: "Fare il buon marito mi annoia. Meglio essere un buon padre. Da giovane? Solo bordelli"
L'ex ragazzaccio distratto si racconta in un'intervista intima rilasciata a Tiscali. Famiglia, figli, amori e progetti del leader de Le Vibrazioni
L'anima rock di Francesco Sarcina, leader de Le Vibrazioni, rimane un suo marchio indiscusso e che lo contraddistingue da molti altri artisti, questo sia sul palco che fuori. Succede anche quando lo si incontra al Cinema Anteo di Milano, vestito com'è in giacca di pelle: l’occasione è la presentazione dell'ultimo bel film da regista di Paolo Ruffini, "Ragazzaccio", in sala da ieri, distribuito da Adler Entertainment e Minerva Pictures, per il quale ha scritto e composto la canzone trainante dal titolo omonimo, partecipando pure con un piccolo cameo molto particolare.
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Un brano al solito suggestivo, di grande forza, tradottosi pure nel videoclip firmato sempre da Ruffini, l’ulteriore testimonianza (se ce ne fosse bisogno) della sua innata voglia di mettersi in gioco, sperimentando sempre, microfono o no. Una generosità di talento e intenti, che viene fuori durante l’intervista, iniziata in un verso, per caso, e che poi scorre quasi fosse una semplice chiacchierata tra amici, ma che dà l’idea di come quell’ex "ragazzaccio distratto", come si definisce, oggi sia diventato, sì, più attento, ma maggiormente riflessivo e schietto anche quando si parla di paternità.
Da quanto vi conoscete con Paolo?
Una vita, dai tempi in cui lui lavorava ad MTV, ed io uscivo con Dedicato a te, era il 2003. Inevitabilmente siamo diventati amici, vedendoci in varie situazioni professionali. Poi la cosa bella è stata ritrovarsi, lasciandosi indietro quella parte di ragazzacci distratti, trasformandoci in due ragazzacci un po' più attenti, sapendo quello che volevano fare.
Il film è ambientato durante la Pandemia, nel primo lockdown, affrontando le fragilità adolescenziali.
Io ho rivisto delle situazioni personali, quasi in una sorta di Terra di Mezzo, dove sono un figlio e un padre.
E lì come ci sente?
Non è male. Il lavoro del papà è complicato, ma si impara di più. Un figlio ha bisogno di quel sostegno, immagine, che a volte si tende a non far vedere del tutto, nei difetti, negli sbagli, nelle debolezze, manca un po' della comunicazione sincera, ma non per forza bisogna sempre dare dalle regole.
Sei severo quindi?
No, ma neanche condivido l’idea dell’essere "amicone". Parlo molto chiaramente, come faccio con i miei amici, dandogli poche regole, ma chiare, codici, principi e ruoli da mantenere, sempre nel rispetto reciproco, però la condivisione è fondamentale. Mi rendo conto che i giovani sono da sostenere, capire, da "farli sbattere", ma non gratuitamente.
Tu sei stato capito da ragazzo?
Per niente, solo bordelli (ride, ndr), facevo tutto il contrario. Ho faticato molto, ma ringrazio, per assurdo. Se non mi avessero vietato di fare il musicista, forse non l’avrei neanche fatto, è stato un "culo alchemico" fatto di elementi opposti e una reazione, che crea qualcosa di positivo. I figli quando nascono sono meravigliosi, impari a capire chi sono, li devi aiutare nella strada, a dargli argini ampi. Quando però viene fuori la personalità, è lì allora che devi lavorare, senza imporre nulla.
Tu hai una carriera ultra ventennale, a loro cosa ti sentiresti di dire
Gli auguro di fare ciò che amano. C’è sempre una rinuncia da fare, se vuoi portare avanti qualcosa, se accade quel sacrificio pesa meno, dall'altra parte, invece, può diventare una condanna, una tortura. Essere ricchi significa sentirsi pieni. La felicità è un ideale, cambia e muta con le epoche, sei costretto a rincorrerla, per poi non raggiungerla mai, è una presa per il culo.
Paolo ti ha fatto fare l’amante di Sabrina Impacciatore.
Beh è quello mi viene bene, vedi tu, un po' per dei trascorsi avuti, anche subiti. Sabrina l’ho conosciuta nel suo primo videoclip con me, Drammaturgia, meravigliosa, da lì siamo diventati come fratello e sorella.
Nel futuro cosa c’è?
Non sto mai fermo. Con Le vibrazioni siamo tornati nel 2018, per noi il live è una cosa fondamentale, abbiamo fatto 40 concerti in 2 mesi. Ora pensiamo ad un altro LP, ne facciamo uscire gradualmente qualcuno e più velocemente. Mi spiace buttare le mie creature nel liquido, non si dà importanza, amo le mie opere. C’è un tour a marzo, altre belle cose, tra il 2023 e il 2024.
La tua soddisfazione più grande?
Rimanere vivo sinceramente. Ho tre figli stupendi, diciamo le mogli non mi hanno ancora ucciso, abbiamo rapporti quanto meno umani. Tutta la vita preferisco essere padre che marito, lo dirò sempre. Voglio essere un buon padre, ma non riesco ad essere un buon marito, ma è un mio problema.
Come mai?
Non mi interessa essere un buon marito, non posso fare tutto bene, lo sono nel lavoro, come padre. Mi annoia l’idea. So essere un buon compagno, un buon amatore, quello sì, ma non per il concetto di contratto vissuto nella mia vita, forse sono sbagliato io, faccio il contrario, mi si storta qualcosa. È il mio modo di vedere le cose, ma non è la legge assoluta. Sono rispettoso dell’arte, è la mia musica, quella che vivo nella Terra di Mezzo che unisce il sacro e il profano.