"Era il nostro sogno", Coldplay e l'omaggio a Pino Daniele con Napule è. Storia di un capolavoro
Trionfo per il concerto della band di Chris Martin al Maradona. Ringraziamenti in napoletano, poi la sorpresa. Come il cantautore scrisse il suo capolavoro
Sciarpa del Napoli campione d'Italia al collo, oltre due ore del solito generosissimo e coloratissimo show, poi il momento dei ringraziamenti e della commozione. Trionfo era atteso per i Codplay in concerto allo stadio Maradona di Napoli, e trionfo è stato. Chris Martin e compagni non hanno fatto mancare nessuna delle loro hit ad un pubblico da sold out e caldissimo, e Napoli non ha fatto mancare l'affetto e una grande partecipazione al live. Poi è arrivato il momento dei saluti e dei ringraziamenti, con un omaggio commovente. A Pino Daniele, alla sua Napule è reintrepretata dalla band inglese.
La versione dei Coldplay a Napoli: il video
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Grazie mille guagliù, ve vulimme bene
Ha parlato in napoletano il cantante dei Coldplay alla folla in delirio, poi spiegando in italiano: "Noi abbiamo sognato da tanto tempo di cantare a Napoli, ci siamo allenati per 25 anni. Grazie mille per il benvenuto in questa città di angeli, amore e luce". Poi arriva Napule è, i Coldplay fanno quello che sanno fare solo i veri artisti: si inchinano a uno di loro, riconoscendone tutto il valore, la capacità di raccontare il mondo attraverso il ritratto di una città che era l'esatto contrario della Napoli da cartolina, tutta pizza-mandolino-canzone napuletana-sole-e-mare che al cantautore che ha inventato uno stile e un sound unico in Italia faceva venire solo il mal di stomaco. Come molti capolavori, Napule è nacque in modo semplicissimo.
La nascita di un gioello della canzone
Con i suoi gravi problemi di cuore e alla vista che già lo affliggevano da giovanissimo, a rendere la sua immagine ancor più schiva e forse brusca di quanto fosse, Pino Daniele con la musica si illuminava e sputava fuori tutta la sua rabbia di ragazzo di un Sud dimenticato e peggiorato dall'immagine cartolina appicicata addosso. Napule è ha entrambe le sue anime: grande dolcezza, grande insofferenza a denti stretti. Pino la compose dopo aver guardato uno scorcio della città con tutti i suoi suoni disordinati e vitali da via Partenope e verso Castel dell'Ovo. Poi tornò a casa e la completò in poco tempo. E' un brano volutamente semplice, con parole che sono come mini fotografie della vera capitale del Meridione, con i mille colori, le culture, la voce dei bambini che sale a farti capire che non sei solo.
Fece qualcosa di totalmente nuovo
Napoli, una carta sporca gettata così, mentre la gente passa e a nessuno importa di quel che è o potrebbe essere. Voce e chitarra, pochi altri suoni nell'arrangiamento, poi Pino che aveva poco più di vent'anni va nello studio 4 di Claudio Mattone a Roma e la registra. L'aveva suonata in anteprima in uno show Rai, con semplicità disadorna: pubblico e conduttore erano rimasti senza fiato. Antonio Sinagra che arrangiò il pezzo, in una intervista disse: "Pino usava la voce in maniera completamente diversa rispetto alla grande tradizione lirica e araba napoletana. Il suo era un approccio scarno, semplice, con la voce usata come se fosse una tromba jazz che incideva la melodia". La Napoli palese e al contempo nascosta, lontana dai luoghi comuni, il Sud del mondo che è nel cuore di tutti quelli che si sentono senza una casa vera e sanno fare casa dove capita, come i britannici Coldplay a Napoli.