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Celentano e l'errore su "L'italiano" di Cutugno: "Essere troppo scrupolosi può trasformarsi in una ca..ata mondiale"

Il Molleggiato, anziché abbandonarsi alla retorica da social, zeppa di rip di facciata e di pseudo-ricordi egocentrici, dove lo scomparso fa da sfondo al narcisismo di chi scrive, regala un aneddoto che trasuda sincerità e fa autocritica con ironia

Cinzia Marongiudi Cinzia Marongiu   

“A volte l’essere troppo scrupolosi può trasformarsi in una cazzata mondiale”. Davanti alla morte di Toto Cutugno (leggi qui) Adriano Celentano si conferma quel grande che è e anziché abbandonarsi alla retorica da social, zeppa di rip di facciata e di pseudo-ricordi egocentrici, dove lo scomparso fa da sfondo al narcisismo di chi scrive, regala un aneddoto che trasuda sincerità e pure un’autocritica inzuppata di quell’ironia che non è mai mancata al Molleggiato.

Perché non volle cantare "L'italiano" scritto apposta per lui 

Eccolo nel suo account Instagram raccontare come ha clamorosamente “bucato” l’appuntamento con “L’Italiano”, un brano che ha fatto la storia della nostra musica, conosciuto e cantato a sqarciagola dai ragazzini in Kazakistan così come in Cina, inciso in Israele così come in Egitto, in Vietnam, in Finlandia, in Russia e in tanti altri paesi del monmdo dove ci ha preceduto e accompagnato ogni volta che uno di noi si è recato all’estero e presentandosi come proveniente dalla penisola si è sentito rispondere con un sonoro “lasciatemi cantare con la chitarra in mano…”. Un successo clamoroso di quelli che da soli bastano a costruire una carriera da romanzo ma che ha una genesi del tutto fortuita e piuttosto tribolata. Racconta Celentano: "Ciao Toto,...ricordo che eravamo in macchina... una cinquecento credo, e tu insistevi perché io incidessi 'L'italiano'. Una superbomba appena ultimata la notte prima che ci vedessimo. 'Non ho dormito tutta la notte' -mi dicesti- 'pensando al successo che faremo, tu come interprete, e io come autore', il brano era davvero Forte!!! Ma ciò che più di tutto mi frenava era proprio la frase più importante: 'Io sono un italiano vero'. Una frase oltretutto insostituibile, in quanto è proprio su questa che si regge l'intera impalcatura di quella grande opera.  E io sentirmi pronunciare: 'Sono un italiano vero' mi sembrava di volermi innalzare".

A Sanremo arrivò soltanto al quinto posto

"Lui non credeva alle sue orecchie: 'Ma non capisci che è proprio questo il punto, io l'ho scritta pensando a te, perché tu sei davvero un italiano vero'. 'Sì lo so' -gli dissi io- 'però non mi va di dirlo io…'. Non sempre ma a volte la troppo scrupolosità si può trasformare in una cazzata mondiale. Però nonostante tu l’abbia cantata come l’avrei cantata io, oggi, se la dovessi ricantare la canterei esattamente come l'hai cantata tu! Eri e rimarrai, un grande indimenticabile! Ti voglio bene. Adriano”.

La canzone così la cantò Toto Cutugno con quella sua voce roca e scanzonata che tanto ricordava quella di Celentano. E la portò al Festival di Sanremo del 1983 dove si classificò soltanto quinta. Ma il successo internazionale fu travolgente. Quella cartolina del nostro Paese, fatto di vizi, virtù e stereotipi ci ha raccontato all’estero come nemmeno un inno nazionale è capace di fare. “Buongiorno Italia, gli spaghetti al dente / E un partigiano come presidente / Con l'autoradio sempre nella mano destra / Un canarino sopra la finestra di stereotipi”.

Una canzone amata soprattutto all'estero, proprio come Cutugno 

Un brano che in sé racchiude la parabola di Cutugno, musicista sopraffino, grande autore ma visto in patria, da certa critica, come un cantante troppo pop per essere ammesso nell’elite dei grandi. Eppure amato e osannato all’estero, come anche oggi le testimonianze proveniente da Russia e Albania, dove per il nostro Toto si è addirittura scomodato il premier Edi Rama, testimoniano. Cutugno non ha mai nascosto il fastidio e anche la sofferenza che certe bocciature della critica gli avevano procurato. Ma poi il suo amore per la musica e l’amore dello sterminato  pubblico mondiale lo hanno ampiamente ripagato. “Lasciatemi cantare /Perché ne sono fiero/ Sono un italiano / Un italiano vero”. Mai versi tanto aderenti alla realtà.

Leggi anche:

Il ricordo dei colleghi

https://spettacoli.tiscali.it/musica/articoli/morte-toto-cutugno-saluto-mondo-musica/

 

Cinzia Marongiudi Cinzia Marongiu   
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