Elio spara a zero su Olly e Sanremo 2025: "Perché è stata un'umiliazione per me"
Attacco senza freni contro l’autotune: "E' stata una vergogna". La musica italiana è morta? Il dibattito è aperto

Il Festival di Sanremo 2025 è appena finito, ma le polemiche non accennano a spegnersi. A gettare benzina sul fuoco ci pensa Stefano Belisari, in arte Elio, storico frontman di Elio e le Storie Tese, con un attacco al vetriolo contro il vincitore Olly e il suo uso dell’autotune. In un’intervista al quotidiano Il Giorno, Elio non ha usato mezzi termini: "La mia umiliazione massima è stata ascoltare la canzone vincitrice di Sanremo cantata con l’autotune. Ma di cosa stiamo parlando?". Un’affermazione che ha scatenato un dibattito feroce tra puristi della musica e difensori delle nuove tendenze, riportando sotto i riflettori un tema che divide da anni: l’autotune è arte o inganno?
Elio contro Olly: una critica al cuore della musica moderna
Olly, trionfatore della 75ª edizione del Festival con il brano Balorda Nostalgia, è finito nel mirino di Elio per aver portato sul palco dell’Ariston una ballad impregnata di autotune, un software che corregge l’intonazione vocale ma che, per molti, snatura l’autenticità della performance. "La musica di oggi non è peggiore di quella di prima, la musica di oggi non esiste", ha sentenziato Elio nell’intervista. E ancora: "Non è musica, ma un assemblaggio di roba preesistente fatta da gente che non sa suonare". Parole durissime che non risparmiano né il vincitore né l’intero panorama musicale contemporaneo, accusato di mancare di innovazione e di nascondersi dietro la tecnologia.
Elio, che con la sua band ha fatto dell'ironia e della sperimentazione un marchio di fabbrica, non è nuovo a critiche pungenti. Ma stavolta il suo sfogo ha un sapore diverso: è un grido di frustrazione di chi, a 63 anni, vorrebbe vedere "ventenni che spaccano" invece di artisti che, a suo dire, si affidano a un "accrocchio" per mascherare le proprie carenze. E il riferimento a Olly è tutt’altro che velato: la "canzone vincitrice" è chiaramente Balorda Nostalgia, un pezzo che, pur conquistando il pubblico e il televoto, ha diviso la critica proprio per la sua patina sonora artificiosa.
L'autotune a Sanremo: una storia di amore e odio
L’autotune non è una novità sul palco dell’Ariston. Il software, nato nel 1997 dall’ingegnere Andy Hildebrand, è ormai sdoganato anche a Sanremo, dove il regolamento lo ammette come "effetto vocale" purché non serva a correggere imperfezioni. Una distinzione sottile che, secondo Francesco Gabbani rischia di penalizzare chi canta "al naturale", lasciando spazio a performance levigate ma prive di emozione. E se artisti come Irama e Fedez ne hanno fatto un uso discreto nelle edizioni passate, Sanremo 2025 sembra segnare un punto di svolta: l'autotune è diventato protagonista, e Olly ne è il simbolo.
Ma non è solo Elio a storcere il naso
Anche Valerio Scanu, vincitore di Sanremo 2010, ha recentemente lamentato che "oggi sembra una colpa saper cantare" , unendosi a un coro di voci che vedono nell’autotune un tradimento del “belcanto” italiano. Eppure, il direttore artistico Carlo Conti difende la scelta: "Sarebbe assurdo vietare uno strumento che caratterizza certi generi musicali", ha dichiarato, sottolineando come rap e trap, generi amati dalla Gen Z, non possano prescindere da quell’effetto metallizzato.
Elio ha sparato a zero, ma il caso autotune resta un ring senza vincitori: arte del futuro o maschera per incapaci? La musica italiana attende ancora il verdetto.