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La vita da "cane bastardo", il genio musicale, le donne, Michael Jackson e i successi: addio a Quincy Jones

Se ne va uno dei più grandi di sempre. Senza di lui, per dirne una, non ci sarebbero "Thriller" e "We Are The World". Una vita pazzesca

di Cristiano Sanna Martini   
Ivanka Trump, una delle compagne di Quincy Jones (al centro nella foto) e Michael Jackson, che trasformò in superstar (montaggio da Shutterstock)
Ivanka Trump, una delle compagne di Quincy Jones (al centro nella foto) e Michael Jackson, che trasformò in superstar (montaggio da Shutterstock)

Adesso vai a chiederlo ad Achille Lauro o a Ernia se sanno chi era Quincy Jones. Semplicemente, il migliore di tutti. Quello che ha scritto e arrangiato i più grandi successi musicali degli ultimi 50 anni, compreso tutto, e sottolineiamo tutto, l'album Thriller di Michael Jackson, il più venduto della storia. Un Apollo Creed della musica, Quincy che si è spento a 91 anni. Una vita pazzesca, da nigga trattato da "peggio di un bastardo" (la frase è di Charles Mingus) nei ghetti dominati dai bianchi, ragazzino che imparò a difendersi dalle pistole degli sbirri e dalle lame dei "fratelli". Povero, poverissimo, e come un cane bastardo, capace di fare una cosa sola, Quincy: mordere. E il morso per lui era il lavoro attorno alla più bella ed esigente delle madame, la Musica. Lavorava fino a svenire in studio per la stanchezza, inanellando un successo dopo l'altro. E nel mentre amava le donne, tutte belissime. Da Peggy Lipton, angelo biondo della tv e del cinema strappato ad Elvis, a Ivanka Trump (fra loro, 50 anni di differenza d'età) che lui chiamava "il più bel paio di gambe femminili che io abbia mai visto".

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Prendersi il mondo con le note

Prendersi il mondo con le note era il solo modo che l'ancora giovanissimo Quincy aveva trovato per dare un senso alla sua vita di black flea nei ghetti di Chicago. Ci sono quattro frasi che spiegano bene quale personalità avesse: la prima l'abbiamo già citata nelle prime righe di questo articolo, quando con ironia si godeva l'aver conquistato la ancora giovanissima figlia di Donald Trump, il miliardario bianco, di destra e razzista. La seconda fu il suo annuncio: "And the Oscar goes to: Ennio Morricone, mio fratellino!". Detto proprio così, con finale in italiano quando finalmente l'Academy si accorse dei troppi torti fatti al compositore romano, altro figlio del popolo che, come Jones, per vivere aveva alternato lavori di arrangiatore pop da jukebox a partiture per cinema e orchestra. Terzo episodio: "I Beatles sono fra i maggiori incapaci che io abbia mai visto con uno strumento musicale. Una volta stavamo registrando, Ringo Starr non sapeva suonare una parte, se ne andò, io chiamai un batterista di mia fiducia, al ritorno Ringo era tutto contento di come suonava la sua batteria. Registrata da un altro a sua insaputa". Quarto e ultimo episodio: "Mi manca da morire Ray Charles. Se fosse ancora vivo andremmo in giro a suonare e fare caz...assieme. Mi ha insegnato ad apprezzare diversi stili musicali, e anche a leggere la musica in braille, scritta per i ciechi". La versatilità è stata la marcia in più di Quincy Jones.

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Una macchina da guerra

C'è un fantastico documentario su Netflix e altre piattaforme di streaming che racconta l'incredibile vita di Quincy Jones. La sua fatica per arrivare, il suo lavoro incessante fra musica scritta, pensata, arrangiata, "vestita" apposta e su misura per alcuni dei più grandi artisti del nostro tempo. Lavoro e lavoro, infatti Michael Jackson che era diventato una divinità della musica grazie alla triade Off The Wall, Thriller e Bad scritta con Quincy e arrangiata da lui, pensò assieme a Lionel Ritchie a Jones per mettere assieme tutte quelle star della musica e realizzare in una notte We Are The World.

La musica che ti leva la salute ma ti dà una lunga vita

Solo lui avrebbe potuto farcela, e così fu. Preoccupatissima per lui la terza moglie, l'incantevole Peggy Lipton, che lo vedeva andare al tappeto esaurito e poi rialzarsi. Prima c'erano state Ulla Anderson e Jeri Caldwell. Nel mezzo Ivanka Trump e prima ancora Nastassja Kinski: da queste (non la Trump) ha avuto sette figli e figlie. Quincy era una macchina da guerra: dopo gli studi di tromba e jazz alla Berklee e poi in Francia, ancora giovane era diventato un musicista, arrangiatore e direttore d'orchestra capace di lavorare con Frank Sinatra, Count Basie, Ella Fitzgerald, e poi di collaborare più di recente con artiste come Beyoncé e Alicia Keys. L'hip hop ha saccheggiato le sue idee, la pubblicità pure: quante volte abbiamo sentito la sua Soul Bossa Nova in uno spot? Le sue musiche per il cinema, da Getaway! a Il colore viola, sono dei classici, le sue produzioni tv (Willy il principe di Bel Air e molto altro) restano fra i maggiori successi, il suo ruolo nell'industria dello spettacolo (presidente della Mercury Records ed oltre) è quello di un autentico peso massimo. Al centro di tutto, la Musica. La sua dea, capace di distruggergli la salute ma di farlo vivere fino a 91 anni. Una lezione. 

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di Cristiano Sanna Martini   
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