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Vasco fa esplodere il circo Massimo e conquista i ventenni: "No no alla guerra. L'amore? Si fa come si vuole". E via i reggiseni

Una scarica di adrenalina, una botta di energia e di voglia di vivere, un gigantesco urlo di gioia. “Finalmente” è la parola d’ordine che Vasco Rossi ripete più e più volte dall’enorme palco issato sul Circo Massimo di Roma strapieno fin dalla mattina

Cinzia Marongiudi Cinzia Marongiu   
Vasco fa esplodere il circo Massimo e conquista i ventenni: 'No no alla guerra. L'amore? Si fa come...

Una scarica di adrenalina, una botta di energia e di voglia di vivere, un gigantesco urlo di gioia. “Finalmente” è la parola d’ordine che Vasco Rossi ripete più e più volte dall’enorme palco issato sul Circo Massimo di Roma strapieno di persone oltre le transenne. Una notte di liberazione, voglia di ritrovarsi, di condivisione, di chissenefrega di tutto ciò che è stato davanti alle canzoni da cantare a squarciagola mentre l’odore di birra e fumo si mischia nell’aria aiutato da un venticello benedetto. Il primo dei due concerti sold out al Circo Massimo (l’altro è stasera) ha mostrato una incredibile rock-machine con una band di musicisti bravissimi, un’organizzazione perfetta e un Vasco in palla come non mai, nonostante i 70 anni.

Un rito collettivo emozionante e liberatorio al quale hanno partecipato nonni, adulti e nipoti: tanti cinquantenni ma anche tantissimi ventenni. E questa è davvero la cosa più sorprendente. D’altra parte i messaggi che Vasco si concede dal palco sono pochi, chiari e molto condivisibili. Come il “fuck the war”, “fa..ulo alla guerra” ripetuto tante volte e accompagnato da un boato: “La guerra è contro l’umanità, la guerra è contro alla civiltà. Dalla alla guerra una possibilità. Tutte le guerre sono contro i bambini. Tutte le guerre sono contro le donne. Tutte le guerre sono contro gli anziani. Noi siamo contro la guerra, la musica è contro la guerra. Dove c’è musica non c’è guerra. E dove c’è guerra non  c’è musica. Fuck the war!!”.

L’altro messaggio è quello incarnato da quel “finalmente” con il quale Vasco accoglie i 70 mila del Circo Massimo. Finalmente di nuovo insieme dopo tre anni dai concerti di San Siro e Cagliari del giugno del 2019; finalmente di nuovo a ballare e a sognare, ad abbracciarci e ad assembrarci: “Quest’anno la parola giusta è finalmente. In tutti i sensi.  Finalmente la fine… del mondo. E a questo punto devo dirvi che siete uno spettacolo straordinario. Il Circo Massimo è davvero un posto incredibile” e attacca “Senza parole”, una delle sue tante ballad capaci di colpire al cuore.

Il gran finale con "Albachiara" e i fuochi d'artificio 

 

Ma ovviamente Vasco parla anche d'amore, ma alla sua maniera:  "l’amore che si fa con le mani, si fa con il cuore, si fa come si vuole” e il circo Massimo sembra sul punto di esplodere. “Pace, amore e musica era uno slogan degli anni Settanta. Qui siamo tornati indietro. E allora viva la f..a! E basta i discorsi sono finiti qua”. E quello della liberazione sessuale, proprio nel giorno in cui le strade del centro storico di Roma sono state percorse decine di migliaia di persone per il Roma Pride, assume un significato ancora più largo e attuale. Capace di dare nuova linfa e gioia al rito di “Rewind” con migliaia di ragazze che ballano a seno scoperto.

In scaletta ci sono trenta brani distribuiti in oltre due ore e mezza di concerto che si chiude come da copione con l’immortale “Albachiara” e i fuochi d’artificio che illuminano il cielo e i ruderi del colle Palatino, proprio dove è nata Roma quasi tremila anni fa. Ci passano tanti brani dell’ultimo album, a cominciare da “XI comandamento” e da “Siamo qui”, ma c’è anche il  rock della fluida “L’amore l’amore”, “La pioggia della domenica” e “Una canzone d’amore buttata via”, già diventata un classico. Ma poi ci sono anche pezzi ripescati dagli anni Ottanta, come la malinconica “Toffee”, accompagnata da un assolo di sax, l’irriverente “Ti taglio la gola” e “Muoviti”. Ovviamente non possono mancare le sue ballad più riuscite, da “Un senso” a “Stupendo”, “da “Siamo Soli” a “Senza parole”. Per arrivare al crescendo finale, quando a Vasco nessuno permetterebbe di andare via senza aver urlato al cielo quegli inni generazionali che sono “Siamo solo noi”, “Vita spericolata” e “Canzone”. Anche stavolta dedicata “a chi non c’è più, a chi ci ha lasciato prima del tempo”. Il suo pensiero va all’amico di una vita Massimo Riva. Stavolta non pronuncia il suo nome, ma manda un bacio al cielo.

 

 

Cinzia Marongiudi Cinzia Marongiu   
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