Storia di Brian, impazzito per dare a tutti un sorriso attraverso la musica
Anche in Italia arriva "Love & Mercy", film sulla vita del leader dei Beach Boys. Genio del pop, mistico, ambizioso e fragile. Rinato dopo la malattia

"Ogni giorno, prima di cominciare i lavori, mi inginocchiavo in studio e pregavo Dio di non farmi perdere la testa del tutto, di conservarmi ancora un po' quel che mi era rimasto". Lo scrive nelle note di copertina dell'ennesima riedizione rimasterizzata di Pet Sounds, Brian Wilson. Storia di un disco che ha ridefinito le possibilità del pop, che era già salito a far festa sul surf qualche anno prima. Il sound corale, spensierato, tutto luce californiana, schiuma d'onde addosso e birre tra amici sulla spiaggia della famiglia Wilson, alias The Beach Boys, era la colonna sonora di estati senza fine, quelle che lambivano il flower power, l'amore hippy, e che precipitavano dentro la fine violenta di quel sogno, con la guerra in Vietnam, gli scontri razziali, l'eroina ad invadere le metropoli, le coltellate al concerto degli Stones ad Altamont, fino all'omicidio di Lennon. A Brian Wilson, ancora giovanissimo, tutto questo non bastava. C'era di più, una missione mistica che passava per la musica. Rendere più bello il mondo, creare oasi di pace, far sorridere con i suoni. Ad ogni costo. Il prezzo da pagare è stato altissimo.
Un ritornello in una cattedrale sonora - Brian impazziva, perdeva la testa, sentiva la malattia divorarlo. Sfiorare l'alcol e poi immergersi nelle droghe per trovare quell'altrove non lo aiutò. Ci sono voluti trent'anni per riavere uno dei compositori più geniali che la musica del Novecento ricordi. Quel riservato, visionario signor Wilson che i Beatles prendevano in giro per le acconciature improbabili, senza dimenticarsi mai di spiarne le mosse con ammirazione. Ricambiata. Meglio Pet Sounds, Revolver o Sgt. Pepper's? E' una religion war musicale che dagli anni Sessanta prosegue ininterrotta fino ad oggi che Wilson è tornato al consesso civile, lasciando i suoi fantasmi alla catarsi del film Love & Mercy e alla sua biografia My Own Story, dopo essere stato "salvato" dalla seconda moglie Melinda, che lo ha strappato alle controverse cure del dottor Landy. Pet Sounds era una cattedrale sonora che combinava suoni ed elementi in modo sconosciuto al pop di allora, portandolo verso un'altra dimensione. I suoni degli animali, quelli delle ricche orchestrazioni che portavano il mare e la spiaggia ad attaccarsi addosso a strumenti della grande tradizione classica, impasti vocali ammalianti, testi visionari, stabilirono un nuovo, avversatissimo standard non capito dagli altri della band e men che mai dalla casa discografica. Il passo successivo era la "sinfonia adolescenziale a Dio".
Quel mondo che non c'è - "Non sarebbe bello se fossimo più vecchi? Non dovremmo aspettare così a lungo. Non sarebbe bello se vivessimo assieme? In un mondo a cui apparteniamo". L'incipit Wouldn't It Be Nice, in Pet Sounds, testimoniava la voglia del poco più che ventenne Brian Wilson di trovare un posto tutto suo. E metterlo a disposizione di altri. Proseguendo poi verso Smile, il viaggio definitivo verso la felicità attraverso le note, usate per comunicare, per trasmettere il bello della vita a chi ascolta. Ci vorranno trent'anni, molti abusi e stranezze (i pasti disordinati, innaffiati di stupefacenti, la sabbia fatta versare nella casa-studio col pianoforte al centro, per immergere i piedi in essa e trarne ispirazione), la diagnosi di disordine schizoaffettivo e sindrome maniaco depressiva, per avere Smile. Oggetto splendente in un'epoca che non gli appartiene, a torto. La sinfonia adolescenziale intitolata a Dio è compiuta. Oggi Brian Wilson ha 73 anni, è un mito vivente, come se Ravel e Debussy indossassero la camicia hawaiana e insegnassero tra dischi e tour i segreti della melodia al resto del mondo. Ma buona parte del ragazzo geniale è rimasta imprigionata lì, fra il desiderio di felicità e il dolore esistenziale. Entrambi assoluti. Troppo, per chiunque.