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[Il ritratto] Billie Eilish, dalla confessione shock al trionfo ai Grammy. Come lei nessuno mai

Cinque Grammy Awards a 18 anni appena compiuti. Con la sua vocina sussurrata e la scrittura inquieta, è lei la nuova stella della musica mondiale. Un solo album all'attivo ma potentissimo nel raccontare quel periodo dannato e meraviglioso che è l'adolescenza

Cinzia Marongiudi Cinzia Marongiu   
Billie Eilish è nata a Los Angeles il 16 dicembre del 2001.
Billie Eilish è nata a Los Angeles il 16 dicembre del 2001.

Cinque Grammy Awards a 18 anni appena compiuti. Billie Eilish, con quella sua vocina sussurrata, quella sua scrittura inquieta e straordinariamente espressiva, quel suo humour nero e cinico, quel suo sound così imprevedibile fatto di hip hop ed elettronica, effetti trap e struggente cantautorato d’altri tempi, sta riscrivendo la storia della musica. Come lei nessuno mai. Non solo è la più giovane vincitrice degli Oscar della musica, ma in un solo boccone e con un solo disco all’attivo, si è portata a casa i premi più “pesanti”: la sua “Bad Guy” è la migliore canzone dell’anno e la migliore registrazione, mentre “When we all fall asleep where do we go?” è il miglior album pop e il miglior album dell’anno e lei, Billie, ovviamente, la miglior artista esordiente.

La commozione per Kobe Briant, il premio a Michelle Obama

In una serata iniziata tra la tristezza generale per la tragica morte di Kobe Bryant e della sua figlia di appena 13 anni, i Grammy condotti da Alicia Keys, hanno regalato premi, look stravaganti ed emozioni. In particolare per l'omaggio di John Legend, Meek Mill, DJ Khaled  a Nipsey Hussle, il rapper morto il 31 marzo 2019 dopo essere stato colpito da alcuni colpi d'arma da fuoco fuori dal suo negozio a Los Angeles. La sua “Racks in the Middle” è stata premiata come miglior performance rap, mentre Lozy, altra grande favorita, ha portato a casa tre premi. Un Grammy è finito anche all’ex first lady Michelle Obama per la sua autobiografia “Becoming” premiata come 'Best spoken word album'.

La consacrazione di un talento raro che ha polverizzato record e traguardi

Ma non c’è dubbio che la 62° edizione dei Grammy è quella della definitiva consacrazione dell’enfant terrible della musica contemporanea che in appena due anni di attività ha polverizzato record su record, milioni di streaming e conquistato traguardi impensabili: soltanto nel 2019 Billie ha avuto la bellezza di 34 premi. Non solo. Sarà firmata da lei e da Finneas, il fratello “ombra”, collega e miglior amico,  la nuova canzone tratta dal prossimo film di James Bond “No time to Die”. Lei, figlia di una coppia di artisti di origini scozzesi e irlandesi, che scrive canzoni e canta da quando aveva 11 anni, si è presentata con la ricrescita verde fluo che le ragazzine di mezzo mondo cercano di copiare e con i vestiti larghissimi, fedele al principio di non voler “essere commentata per il suo aspetto fisico”. Dolcissima e originale in tutto ha ringraziato così: “Per favore, sedetevi. Penso che Ariana (Ariana Grande, ndr) meritasse questo premio. “Thank U Next” mi ha aiutato a superare dei brutti momenti. E credo davvero che se lo meriti più di ogni cosa al mondo. Non sprecherò il vostro tempo, vi amo e grazie”. E ancora: “Non avrei mai pensato che ciò potesse accadere in tutta la mia vita. Grazie alla mia squadra, alla mia mamma, al mio papà e ai miei migliori amici per avermi tenuto in vita fino ad oggi”.

Non pensavo che sarei arrivata ai 17 anni

Una frase, quest’ultima, che assume una valenza drammatica alla luce di ciò che la stessa Billie Eilish ha dichiarato qualche giorno fa e cioè che stava per togliersi la vita. In un’intervista rilasciata alla giornalista Gayle King ha raccontato il lato oscuro di una notorietà così fulminante in così giovane età, quando la solitudine delle stanze di albergo ti assale e intorno a te si fa il vuoto: "Ero così infelice. Infelice e senza gioia. Non vorrei essere troppo cupa, ma non pensavo davvero di arrivare ai 17 anni. Una volta ho pensato di farla finita. Ero a Berlino, da sola in hotel e mi ricordo che c'era una finestra. Mi ricordo di essermi messa a piangere perché pensavo al modo in cui stavo per morire”. Ad aiutarla è stata la famiglia e in particolare la madre che ha ridotto gli impegni e l’ha fatta seguire da un terapeuta. Ora Bilie sta bene al punto da esortare i suoi tantissimi fan a non farsi sopraffare dalla depressione: “Per favore, abbiate cura di voi, siate buoni e gentili con voi stessi. Non fate quel passo in più per ferirvi ancora”.

Come l'adolescente buffo e struggente del "Giovane Holden"

Ma non c’è dubbio che sia proprio il lato struggente e romanticamente dark del suo potentissimo disco d’esordio ad aver conquistato milioni di ragazzi in tutto il mondo. Era davvero da molto tempo che nessuno riusciva a raccontare così bene quel periodo meraviglioso e dannato che è l’adolescenza, coi suoi drammi e i suoi amori improvvisi e totalizzanti, le sue ossessioni e i suoi giochi, a volte innocui, a volte pericolosi. La domanda che dà il titolo all’album “Dove andiamo a finire tutti quanti quando cadiamo addormentati?” è uno squarcio sublime sulla profondità della leggerezza, quel territorio abitato da quasi settant’anni dall’adolescente più famoso della letteratura contemporanea, il “Giovane Holden” di D. J. Salinger che non finisce mai di chiedersi: “Dove vanno le anatre quando il lago gela?”.

 

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