La suspence durerà quindi un po’ più a lungo, ma ormai aspettare è diventata la condizione principale del vivere quotidiano… Muovendoci tra i premiati, candidati ai Globes e possibili (probabili) candidati agli Oscar, ecco una selezione dei film da vedere da casa per arrivare preparati alle prossime premiazioni.
Mank, regia di David Fincher – Netflix
Categoria Miglior Film, Miglior Attore protagonista, Miglior Attrice non protagonista, Miglior Sceneggiatura e Miglior Regista
Una confezione lussuosa e un bianco e nero superbo. L’omaggio di Fincher allo sceneggiatore di Quarto Potere è una raffinata riflessione sul prezzo da pagare per realizzare un capolavoro. Gary Oldman presenta qui un’altra interpretazione formidabile. Ma in qualche modo la storia dello scrittore alcolista, troppo geniale per non finire con il rovinare le proprie relazioni personali, appare già vista. Il taglio più interessante è paradossalmente il rapporto con il temibile Hearst, a cui è ispirato appunto il protagonista di Quarto Potere, e con la sua amante e protetta: forse la miglior interpretazione di Amanda Seyfried, personaggio femminile complesso e sfaccettato. Candidature tutte meritate, anche se difficilmente otterrà dei premi di peso in una stagione dominata da storie meno cerebrali (vedi qui il trailer).
Quella notte a Miami, regia di Regina King – Prime Video
Categoria Miglior Film, Miglior Attore protagonista, Miglior Attore non protagonista, Miglior Sceneggiatura non originale, Miglior Canzone originale e Miglior Regista
Come tutti gli adattamenti teatrali (in questo caso da una pièce di Kemp Powers, co-regista di Soul) anche questo film soffre un po’ di staticità. Sebbene l’abilità di Regina King come regista risieda proprio nell’aver saputo movimentare i dialoghi in modo da non far pesare troppo la propria ascendenza ed esaltare i contenuti. Il maggior problema per la produzione deve essere stato scegliere quali, fra i quattro protagonisti, promuovere per le candidature. Kingsley Ben-Adir, Eli Goree, Aldis Hodge e Leslie Odom Jr. sono infatti tutti straordinari. Le interpretazioni sono sentite, naturali e la chimica fra i quattro, rispettivamente nei ruoli di Malcom X, Cassius Clay, Jim Brown e Sam Cooke, perfetta. Odom Jr. canta anche la canzone, già candidata ai Globes e presumibilmente anche agli Oscar (vedi qui il trailer).
Il processo ai Chicago 7, regia di Aaron Sorkin – Netflix
Categoria Miglior Film, Miglior Attore non protagonista, Miglior Sceneggiatura originale, Miglior Canzone originale e Miglior Regista
La storia vera cui è ispirato questo film è di un altissimo impegno civile (leggi qui la nostra recensione) e, pur legata a un periodo storico ben preciso, gli anni ’60 delle proteste pacifiste, nelle mani esperte di Sorkin diventa universale (non a caso il primo ad intuirne le potenzialità fu Spielberg, che gli commissionò la sceneggiatura nel 2006). Così la ricostruzione d’epoca sembra in qualche modo riecheggiare l’attualità delle proteste del Black Lives Matter negli USA trumpiani. Dialoghi incisivi ed effervescenti, un cast di prim’ordine nel quale spicca un Sacha Baron-Cohen in stato di grazia in un ruolo da lui fortemente inseguito, in perfetto equilibrio tra ironia e dramma, e una sceneggiatura impeccabile caratterizzano questo film forse fin troppo classico nella confezione per meritare molti premi in questa ricca annata (vedi qui il trailer).
Palm Springs, regia di Max Barbakow – Prime Video
Miglior sceneggiatura originale
Forse è una mia pia illusione, ma la candidatura in questa categoria il delizioso film di Barbakow la meriterebbe tutta. Lo spunto magari non è tra i più originali. Un loop temporale in cui due sconosciuti si ritrovano prigionieri, ripetendo la stessa giornata innumerevoli volte. Ma lo svolgimento è divertente, toccante, intelligente, ben costruito, con colpi di scena sapientemente distribuiti ed interpretazioni sincere e non banali coadiuvate da dialoghi frizzanti. Una commedia romantica atipica che invita ad accettare il prossimo e sé stessi, pregi e difetti. Inoltre bizzarramente e particolarmente in linea con questo anno in cui siamo in qualche modo tutti rimasti un po’ intrappolati in attesa di sbloccare la situazione (vedi qui il trailer).
La vita davanti a sé, regia di Edoardo Ponti – Netflix
Miglior canzone originale
La bellissima canzone di Diane Warren, Laura Pausini e Niccolò Agliardi interpretata dalla cantante italiana ha già vinto il Golden Globe (ascoltala qui) e onestamente l’augurio è che faccia meritatamente il bis agli Oscar. Accarezza i titoli di coda del film di Ponti, dove il grande ritorno di Sophia Loren, splendidamente assorbita dai ricordi, si affianca all’ottimo esordio del giovanissimo Ibrahima Gueye nell’adattamento del romanzo di Gary. L’ambientazione a Bari regala nuove stratificazioni a questa storia di incontro fra anime sperse, girata da Ponti con attenzione e un occhio ricco di dolcezza ed affetto filiale (vedi qui il trailer).
Soul, regia di Pete Docter e Kemp Powers – Disney +
Onward – Oltre la magia, regia di Dan Scanlon – Disney +
Miglior film d’animazione e Miglior colonna sonora
I Golden Globes hanno preferito Soul, premiandone le soluzioni visive (anche se i rimandi a La Linea di Osvaldo Cavandoli e ai film di Miyazaki più che omaggi sembrano quasi delle citazioni pedisseque), le sfide tecniche e i dilemmi morali (vedi qui il trailer). Ma dalla sua parte Onward ha una storia ben scritta, con un ritmo irresistibile e un cuore, il legame fra due fratelli diversissimi fra loro e il padre scomparso (vedi qui il trailer), è altrettanto universale del dramma di trovare il coraggio di vivere al centro di Soul.
Il mondo magico di Onward dove la magia è ormai scomparsa, ricco di dettagli e ben organico, trasuda ironia. A confronto il mondo prima della vita di Soul pare una tesi scritta a tavolino. L’unica certezza è che la Disney offre a questa categoria ben due candidati forti e piacevolmente diversi da loro. Di questi almeno uno, Soul, ha ottime probabilità di portare a casa anche l’Oscar, dopo il Globe, per la Miglior colonna sonora. Raffinata e ricca di citazioni jazz, questa è firmata da Trent Reznor, Atticus Ross e Jon Batiste.
Ma Rainey’s Black Bottom, regia di George C. Wolfe – Netflix
Miglior attrice protagonista e Miglior attore protagonista
Altro film di matrice teatrale, tratto com’è dall’omonimo spettacolo di August Wilson, incentrato sulla figura eccezionale, carismatica e spigolosa della “madre del blues” Ma Rainey, interpretata da Viola Davis. A dominare lo schermo però è l’interpretazione complessa, mai sopra le righe e di grande impatto, di Chadwick Boseman, purtroppo scomparso troppo presto. Il suo trombettista Levee, sicuro di sé, orgoglioso e iroso, appare sempre in bilico fra tensioni contrastanti, tra fantasmi del passato e miraggi per il futuro, con una gamma di emozioni espresse con grande verità ed intensità (vedi qui il trailer).
Sound of metal, regia di Darius Marder – Prime Video
Miglior attore protagonista
Schiacciato fra i maggiori contendenti questo film sa emozionare con pochi elementi. Fra questi spicca l’interpretazione misurata e intensa di Riz Ahmed. Un attore che vale sempre la pena seguire per la versatilità, naturalezza e capacità di trasmettere, con pochi gesti e sguardi profondi, un’incredibile gamma di emozioni. Qui, nei panni di un batterista metal alle prese con una sconvolgente perdita d’udito, è tutto rabbia a stento repressa, spaesamento, disperazione, disincanto, nuove libertà ed inaspettate piccole gioie (vedi qui il trailer). Un piccolo, grande film da non perdere.
L'articolo Tra Golden Globes e Oscar. I film da vedere da casa proviene da Cronache Letterarie.