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Donne e hate speech, l'odio viaggia in rete

di Ansa   
Donne e hate speech, l'odio viaggia in rete

(di Elisabetta Stefanelli) (ANSA) - ROMA, 18 FEB - ''L'anonimato dei post e dei messaggi garantisce ai vigliacchi una probabile impunità. Qui sta parte della spiegazione ma l'odio appare antico, radicato, è il segnale di sentimenti preesistenti che ora paiono esplodere'', e Silvia Garambois e Paola Rizzi li hanno messi in fila, in un elenco impressionante che porta a luce attacchi che nascono da situazioni diverse, ''fatti di cronaca, questioni di rilevante peso politico, atti di autentica criminalità''. Vicende che hanno però il comun denominatore di vedere maschi che non sopportano che siano donne ''giornaliste a indagare e informare''. Una criminalità che, come scrive ancora Vittorio Roidi nell'introduzione ''va combattuta con mezzi nuovi'' perchè quelli attualmente a disposizione, è chiaro a tutti, non bastano. Una battaglia, continua Roidi, che devono combattere soprattutto gli uomini. Allora un libro è sempre un buon inizio e leggere ''#STAIZITTA giornalista! Dall'hate speech allo zoombombing quando le parole imbavagliano'', di Silvia Garambois e Paola Rizzi (dal 18 febbraio in ebook e dal 26 febbraio in versione cartacea per la collana studi della Fondazione Murialdi, edizioni All Around) è essenziale.

Come scrive Laura Boldrini nella prefazione ci sono ''tre elementi a fungere da brodo di cottura del virus della misoginia'', ovvero ''il permanere nel nostro paese di una radicata mentalità maschilista e patriarcale'', il secondo ''sminuire la gravità del sessismo derubricandolo a goliardia, a scherzo'', il terzo ''la banalizzazione e la sottovalutazione della pericolosità di ciò che avviene online''. Boldrini conclude quindi che ''se è vero che è auspicabile una regolamentazione internazionale, è pure vero che a livello nazionale non possiamo più aspettare nè lasciare sole le vittime di intimidazioni, minacce e violenze''. Si perchè in questo l'Italia ha la sua peculiarità, come spiega bene Elisa Giomi, commissaria Agcom, nel suo intervento. ''Ciò che ci distingue - scrive - è che ad utilizzare lo slut-shaming come arma contro le donne dal profilo pubblico non sono solo i comuni odiatori on e offline ma anche i personaggi pubblici stessi. Nel corso degli ultimi anni sono stati numerosi i politici e i giornalisti che hanno dato il via a vere e proprie campagne di slut-shaming a colpi di tweet, editoriali, e persino performance su veri e propri palcoscenici del mondo offline''. Lo scopo è ridurre al silenzio. Le donne chiedono una risposta e questo libro racconta drammaticamente i casi che sono ancora cronaca di oggi. Ecco allora la storia di Angela Caponnetto, quella di Nunzia Vallini, o ancora di Monica Napoli, di Marianna Aprile, di Marilù Mastrogiovanni, di Antonella Napoli, di Elisabetta Esposito, che in altrettante interviste raccontano in prima persona le vicende di odio e di violenza che le hanno viste protagoniste. Un libro in cui oltre alle importanti testimonianze ci sono anche momenti di ricerca e di riflessione, dati, tabelle, approfondimenti su linguaggio, normative, reti globali, fenomeni. Tutto ovviamente con la consueta cura di Giulia Giornaliste, un gruppo nato nel 2011 per mettere insieme le donne che fanno informazione e vogliono farla in modo libero e che a partire dal Manifesto inziale promuove studi su questi temi. Silvia Garambois ne è la presidente. ''I tempi sono decisamente maturi - scrivono le autrici - perchè nelle redazioni online e offline si ragioni di moderazione dei social network, di team dedicati, di legislazione e di scorte mediatiche per la salvaguardia del lavoro di tutti e di tutte''. (ANSA). .

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