[L'intervista] Daria Colombo: "Io, mio marito Roberto Vecchioni e le donne che si fanno un mazzo così"

[L'intervista] Daria Colombo: 'Io, mio marito Roberto Vecchioni e le donne che si fanno un mazzo così'
Un dettaglio della copertina di "Cara premier ti scrivo", edito da La nave di Teseo.

“Ci ritroviamo oggi a dover raddrizzare un mondo alla rovescia, tarlato, sfinito. Dobbiamo respirare forte e ficcarci dentro tutta l’aria possibile perché nuotiamo controcorrente e in apnea”. Un libro sulla resilienza delle donne, un’istantanea dell’Italia di oggi con le sue tante criticità tra famiglie che faticano ad allargarsi alle coppie omosessuali e discariche che continuano a devastare l’ambiente, tra la precarietà dei giovani e la solitudine dei vecchi. E un titolo che più che altro sembra un auspicio provocatorio, “Cara premier ti scrivo” (ed. La nave di Teseo) visto che i presidenti del consiglio in Italia sono sempre uomini. Daria Colombo, giornalista e scrittrice, ora Delegata alle pari opportunità del comune di Milano, oltre che moglie e collaboratrice di Roberto Vecchioni, puntualizza meglio. “Più che un auspicio perché ci sia una premier donna, si tratta del desiderio che nella nostra società si acquisisca una logica femminile e che ci sia una maggiore rappresentanza delle donne in politica e nella società. Le donne hanno una marcia in più”.

In che cosa?
“L’attitudine femminile, che comunque posseggono anche alcuni uomini, è quella della cura, della mediazione e dell’accoglienza. L’opposto del machismo. Mi auguro che ci siano sempre più donne a occuparsi della cosa pubblica e che gli uomini imparino la visione politica delle donne. In noi è connaturata la cura degli uomini e del pianeta. Siamo coloro che tengono insieme conti e i figli, non pensiamo solo a prendere voti ma mettiamo in atto una politica più generosa. Quella che ho fatto in sette racconti ambientati nello stesso giorno in Italia è una fotografia delle nostre emergenze, come i diritti e l’ecologia, gli anziani e le periferie”.

Nella foto, Daria Colombo e Roberto Vecchioni.

Che cosa sta facendo con il sindaco Sala per dare davvero pari opportunità a donne e uomini?
“Diverse iniziative di cui vado molto orgogliosa a cominciare dall’apertura in ogni municipio milanese di un centro Milano-Donna. A Roma chiudono la Casa delle donne e invece a Milano si aprono presidi di vicinanza alle donne che devono essere informate e accolte sui problemi legati alla violenza ma anche alla salute, al lavoro e ai figli con problemi come la droga. In questi casi le si indica il percorso da seguire per le tante esigenze, quella di chi è anziana e sola e quella di chi deve imparare la nostra lingua e integrarsi”.

Avete mandato avanti qualche altra iniziativa?
“Sì, i bilanci di genere, che è davvero un qualcosa di rivoluzionario. Nella società e in famiglia donne e uomini hanno ruoli diversi e quindi hanno bisogni e accessi diversi alla cosa pubblica. Non sono come le femministe storiche che sostenevano che uomini e donne sono uguali, ma è giusto da re a tutti le stesse opportunità in modo che le differenze non diventino diseguaglianze. Tornando al bilancio di genere, uomini e donne hanno un uso differente dei servizi. Che so, in certe fasce orarie, in cui le donne accompagnano i bambini a scuola, serve che siano potenziati i tram. Non è spendere di più ma ottimizzare le risorse e calibrarle rispetto alle diverse esigenze di uomini e donne. Inoltre stiamo lavorando a livello culturale per combattere la violenza di genere. Viviamo ancora in una società patriarcale che bisogna radicalmente cambiare, abbattendo tanti stereotipi e parlando della ricchezza delle diversità. Solo così potremmo sperare di piangere le donne ammazzate e di mettere le bandiere a mezz’asta. La novità in questo senso è che saranno gli uomini a essere testimonial dei tanti eventi culturali in programma, scuole comprese”.

La copertina di "Cara Premier ti scrivo" edito da La nave di Teseo.

A proposito di uomini, cosa ne dice suo marito Roberto Vecchioni delle sue attività?
“Roberto è abituato ad avere accanto una donna impegnata. Che siano i Girotondi, il comune di Milano o il quartiere, cambia poco. Anzi col tempo mi sono “istituzionalizzata”. Sono sempre stata una che voleva salvare il mondo e fare casino”.

Avrebbe senso oggi riproporre un movimento come quello dei Girotondi?
“Se guardo in fondo al tunnel nel quale siamo precipitati io vedo le donne. Basta guardare i democratici in America o la giovanissima Greta: la risposta all’ondata di populismo e all’arretratezza culturale arriva dalle donne. La cultura non è quella cosa lontana da noi che risiede nelle biblioteche ma è ciò che ogni giorno si modifica. Un esempio? La nazionale di calcio femminile non ha solo fatto una bella impresa sportiva, ma una grande impresa culturale. E pensare che non sono nemmeno professioniste. Sono donne che vanno a lavorare, che studiano, che si fanno il mazzo e che fanno i salti mortali. Multitasking per necessità, proprio come tutte noi”.