[L'intervista] Murgia: "Difendo il diritto di leggere quella scrittrice. Anche se era una molestatrice sessuale"
Quanto possiamo censurare e considerare inaccettabile l'opera di un personaggio che ha lati oscuri e condannati dalla legge? Esistono contraddizioni perfino all'interno del femminismo? Conversazione con l'autrice
Premessa: non esiste un unico femminismo. Esistono i femminismi, approcci diversi, spesso radicalmente e perfino in disaccordo tra loro, ad una battaglia che resta unica e fondamentale. Quella per la piena dignità delle donne, che significa pari trattamento di quello che hanno gli uomini in tutti i livelli dei rapporti sociali, da quelli familiari a quelli professionali. Il riesplodere del dibattito attorno ai soprusi e agli abusi sulle donne, con il caso Weinstein e il riaccendersi del #metoo (che esisteva già) proietta nuova attenzione su un tema in pieno divenire. Michela Murgia è molto esposta su questo fronte. Con L'inferno è una buona memoria, uscito per Marsilio, presenta quello che si chiama tecnicamente un memoir. Cioè la sua rilettura commentata di un libro che 35 anni fa ebbe grande successo, e che è appena uscito in nuova edizione integrale: Le nebbie di Avalon, di Marion Zimmer Bradley. Un fantasy sul ciclo bretone e le avventure di Re Artù e i cavalieri della Tavola Rotonda? Di più: la Bradley ribaltò lo sguardo su quell'epica, raccontando le vicende dal punto di vista femminile e sovvertendo lo sguardo sui temi del potere (anche religioso) e del rapporto fra sessi. Lo fece in modo provocatorio e con grande successo. Michela Murgia considera Le nebbie di Avalon uno dei libri fondamentali della sua vita. Partiamo da qui in una chiacchierata che tocca molti temi, tutti piuttosto caldi.
Michela, dunque nel mercato italiano del libro c'è spazio per un genere così particolare come il memoir? Scrittori che parlano dei loro libri preferiti?
"Evidentemente sì, tanto che L'inferno è una buona memoria mi è stato chiesto dall'editore ed è all'interno di una collana diretta da Chiara Valerio. La quale ha voluto concentrare in una serie di libri il dibattito appassionato su titoli molto amati che già si trova su social, forum e altre 'piazze' di incontro su Internet".
Quando uscì, Le nebbie di Avalon sconvolse la percezione (anche scolastica) di chi sia l'eroe e di dove stia il vero potere. La Bradley scriveva delle avventure di Artù i suoi cavalieri ma lo faceva attraverso l'occhio femminile di Morgana, Ginevra, Viviana e le altre. Questo tuo memoir arriva in un momento caldissimo sul fronte della lotta all'autoritarismo e dell'attivismo femminista. Perché è importante il rovesciamento dello sguardo sulla realtà?
"La storia ufficiale la raccontano i vincitori, come si sa. Il vecchio adagio è sempre attuale. Ma dentro quella storia ci sono le storie, lo sguardo con cui si racconta la realtà produce alternative. Io definisco il rovesciamento del punto di vista come un atto politico, se cambi punto di vista cambi il mondo. Quando Morgana racconta la storia di re Artù in realtà ci sta raccontando la sua storia. Siamo proprio in un altrove, in una riapertura della storia ufficiale. Questo metodo può essere applicato a molti aspetti della nostra realtà".
Quando la mente torna alle avventure di Artù, tutti ci ricordiamo della regina Ginevra e della strega Morgana. Tu sei decisamente dalla parte di quest'ultima.
"Perché Morgana è una figura che mette in discussione non solo lo sguardo maschile ma lo sguardo maschilista, che esiste in molte donne. Negli anni Settanta si diceva che i modelli femminili sostenibili fossero due: santa o puttana. Oggi il femminismo consente maggiore ribellione, ma è una ribellione comunque canonizzata. Ci sono modi di essere ribelli accettati e altri detestati perfino da chi la ribellione la teorizza. Ecco, a me Morgana piace perché è incontrollabile, è strega in modo tutto suo, che è molto diverso dal modo in cui alle donne piace considerarsi streghe".
In questo tuo libro, come già in quello della Bradley, tornano confronti molto accesi: quello tra madri e figli maschi e quello tra cristianità cattolica monoteista e paganesimo politeista. Altre facce del potere.
"Eccome, è proprio così. Le nebbie di Avalon affascinava me ragazzina perché non c'è nessun figlio che cresca con sua madre e nessuna madre che sia davvero madre del figlio che sta crescendo. E' tutto un gioco di scelte e di adozioni, quello che in Sardegna si chiama fill'e anima. Con un lato molto oscuro. Perché nel libro è poco chiara la differenza tra chi ami e chi vuoi usare. Tutte le personagge piegano la realtà e le persone ai loro scopi. Il vero lato rivoluzionario di Le nebbie di Avalon è che il potere viene prima dell'amore, anche nelle donne. Quanto al rapporto tra paganesimo e cristianità, il monoteismo impone una visione unica del mondo accettabile, secondo un Dio maschio e padre. Il politeismo ammette differenze e le tollera maggiormente consentendo alle donne di rappresentarsi come divinità. Molto del mondo che abbiamo attorno a noi è frutto anche di questa imposizione, la religione imprime i propri schemi al mondo laico".
Non un semplice fantasy, dunque. Un libro addirittura rivoluzionario?
"No, non credo che Le nebbie di Avalon sia realmente rivoluzionario. Perché alla fine della lettura ci si rende conto che viene rispettato il disegno del destino, come se tutto fosse predeterminato. Uomini e donne si muovono in uno schema deciso a monte, eseguono gli ordini degli dei. In questo la Zimmer Bradley ha molto di Grazia Deledda, anche i suoi personaggi sono canne al vento. Ed è per questo che il suo libro mi ha reso femminista: mi ha mostrato come si possono ribaltare i meccanismi di potere, ma anche l'importanza di farlo in modo radicale".
Salto nel tempo: da Avalon al #metoo. Come valuti questo movimento?
"Lo valuto positivamente anche nei suoi aspetti più abrasivi. Sono convinta che le rivoluzioni non si facciano con gentilezza e che qualcuno là dentro si possa far male. Ritengo che Asia Argento sia la migliore testimonial possibile di questa battaglia proprio perché appartiene alla categoria delle donne scomode anche per le femministe. La battaglia è importante e dunque anche l'ultima di noi in termini di accettabilità borghese deve poterla combattere. Poi certo, l'ipocrisia di questo Paese è tale che se Asia Argento viene denunciata da un diciassettenne per aver fatto sesso con lui, ecco la sua cacciata da X Factor. Mentre non credo che Cristiano Ronaldo, accusato di aver stuprato analmente una donna non consenziente (con tanto di intercettazioni telefoniche di quel che accadde) andrà via dalla Juve".
Ma il fatto che ci siano donne che parlano di abusi e violenze sessuali a molti anni di distanza dall'accaduto, che basti la parola per rovesciare strali sul presunto colpevole, distruggendolo sul fronte professionale e di reputazione senza che si possano sempre approfondire i fatti, non è un problema? Come si fa a distinguere reale violenza da mistificazioni, rivalse personali, vendette o racconti falsi costruiti per altri interessi?
"Se uno denuncia un furto, nessuno mette in dubbio che quello sia la vittima, è il ladro che deve dimostrare di non essere tale. Se una persona subisce uno stupro, non solo deve vedersela con un trauma molto forte ma anche dimostrare che sta dicendo il vero e che non è stata in qualche modo complice. Il contesto tende a non credere. Il modo migliore per invitare a denunciare subito, è costruire un' opinione pubblica dove non sia un problema o una vergogna raccontare fatti del genere. Inoltre, se uno mi costringe a fare sesso per avere qualcosa che in un mondo giusto dovrei poter ottenere senza piegarmi al ricatto, e io cedo, il consenso è sempre viziato dallo squilibrio di potere. Eppure c'è parecchia gente che a quel punto dice: beh, ti potevi rifiutare".
Questo ci porta ad un tema importante, su cui il Guardian tempo fa pubblicò un approfondimento intitolato: Fino a che punto il lavoro degli eroi culturali può essere tenuto distinto dalla loro vita privata?
"Io sono contrarissima a che le questioni private di un Kevin Spacey comportino la sua cacciata da House Of Cards così come lo sono a giudicare la filmografia di Roman Polanski in base a ciò che fece con quell'aspirante attrice e modella minorenne. Con un approccio simile non dovremmo leggere Celine o Nabokov. Einstein è stato un pessimo marito, era anafettivo ma nessuno mette in discussione la Teoria della relatività per questo. Abbiamo difficoltà a capire che l'umanità è fatta di luci e di ombre. La stessa Zimmer Bradley, di cui io scrivo, muore in odore e anzi in certezza di pedofilia".
Infatti: quattordici anni dopo la morte di Marion Zimmer Bradley, sua figlia raccontò di essere stata abusata sessualmente da lei dai tre ai dodici anni. E disse che suo padre era un molestatore e stupratore seriale di minorenni, pluricondannato e morto in carcere, e che la madre pur sapendolo scelse di non denunciarlo. Alle accuse si aggiunsero quelle del fratello Mark, pure lui abusato.
"Esatto. Ma io difendo il diritto di leggere il libro della Zimmer Bradley fregandocene del fatto che lei fosse o meno una stupratrice. Chiarisco subito che io sono convinta che lei fosse una molestatrice, non metto in dubbio la parola della figlia. La madre doveva essere giudicata per quel che ha fatto, non per i libri che ha scritto".
Per cui possiamo accettare che una campionessa del femminismo sia stata, come raccontava la figlia, una persona crudele e sessualmente violenta? E che le due cose siano andate di pari passo per anni?
"Sì, ciò che ora stai descrivendo è l'umanità. Da cattolica dico: Alessandro VI è stato il papa più depravato che si ricordi nella storia della Chiesa e allo stesso tempo non ha un solo difetto di dottrina durante il suo pontificato".