[Ritratto] La vita a pezzi, la violenza subita, la rinascita: "Non sono Demi ma Demetra. Vi racconto tutto"
A quasi 57 anni l'attrice racconta proprio tutto, senza censura, nella sua autobiografia "Inside Out". Storia di cadute orribili e risalite colossali

E' arrivato il momento di scrivere, di raccontare tutto "in prima persona, non come se io fossi la privata interpretazione di qualcun altro". Lo ha ribadito anche di recente in una ricca intervista al New York Times, Demi Moore. Anzi, Demetria Gene Guynes, l'attrice e l'icona femminile che si è distrutta e ricostruita più di una volta. E che a quasi 57 anni (il prossimo 11 novembre) prova a guardarsi dentro (Inside Out è il titolo della sua autobiografia) senza censure. E ritrova la ragazzina abbandonata dal padre, cresciuta da una madre incline all'alcolismo e alla depressione suicida, travolta da una famiglia psicotica e dall'assenza di radici. Oltre 40 i traslochi da una parte all'altra degli Usa. Comincia così la vicenda dell'attrice che divenne la più pagata di Hollywood per il ruolo in Striptease, per cui rese il suo corpo una specie di corazza cyborg sexy. Comincia dalla sofferenza.
Figlia di nessuno
La storia di Demi Moore, come la racconta in Inside Out, è quella di una ragazzina sradicata che non si è davvero mai sentita figlia di qualcuno. Il padre adottivo si suicidò, questo gettò la madre Virginia in un nuovo baratro alcolico, sempre a un passo dal togliersi la vita. Poi la violenza sessuale subita a 15 anni e la decisione di dire basta. Per costruirsi finalmente il proprio percorso. Ma quando sei una sbandata, appunto, sbandi. Le foto di nudo ai limiti del porno della giovanissima Demetra ancora oggi ancora circolano per il Web, ricordandole esordi sbagliati. Ma conobbe Nastassja Kinski, altra bellissima sradicata fin da bambina e vittima di violenza, che la aiutò ad entrare nelle prime produzioni televisive e cinematografiche. Bella e fragile, Demetra-Demi, con quei seri problemi all'occhio sinistro che peggiorerà talmente tanto da costringerla a portare una lente speciale. Consumata dagli abusi tossici in quegli anni in cui è chiamata a ricostruirsi per la prima volta, dopo la rottura del primo matrimonio col musicista Freddy Moore. Poi la carriera comincia a decollare: prima come modella, poi tra gli spot tv, quindi nel popolare telefilm General Hospital. E da lì fino ad alcuni dei film icona degli anni Ottanta, come St. Elmo's Fire.
Odiata, amata, distrutta e rinata
Gli anni Novanta sono gli anni di Demi. Il ruolo, tenero e romantico in Ghost, la rende una star e le appiccica addosso il nomignolo di Gimme Moore (gioco di parole tra "more", di più, e il suo cognome) perché l'attrice capisce che Hollywood è questione di soldi e potere, ti chiede tutto e non sempre ti restituisce quanto dovrebbe. E così eccoci ai 12 milioni di cachet per un solo film, con Striptease. Demi Moore si ripresenta trasformata al pubblico: palestrata, ma con un seno molto più grande. Guadagna molto, si lascia ritrarre completamente nuda col pancione sulla copertina di Vanity Fair nel 1991, inaugurando una moda che non si è mai arrestata. Diventa la donna soldato, brutalizzata ma alla fine trionfatrice di Soldato Jane. Il sistema comincia a trovarla ingombrante, arrivano i premi come peggiore attrice proprio per questo film e per Striptease. E anche il matrimonio con la star nascente Bruce Willis, duro e taciturno, non sarà rose e fiori. In Inside Out, la Moore, lo descrive come "elusivo" circa la loro relazione e troppo assorbito dal suo ruolo di star.
Ha pagato la sua lotta per i diritti delle attrici
L'amica Gwyneth Paltrow ha detto che Demi ha pagato la sua lotta per i pari diritti (e pari salari) delle attrici ad Hollywood, per questo le voci negative su di lei si sono moltiplicate. Da lì, la difficoltà a trovare ruoli di spicco con la direzione di registi importanti (l'ultima volta è stata forse Harry a pezzi, di Woody Allen, nel 1997). Ma Demi Moore continua a lavorare molto sia al cinema che a teatro. Una storia di cadute orribili e di ricostruzioni personali a più riprese, la sua, che si trovò a lottare con il moralismo e il maschilismo bipartisan (cioè anche delle donne) quando, dopo la rottura con Willis, si legò al giovanissimo e bellissimo Ashton Kutcher, 15 anni in meno di lei. Finì col botto, per il dolore le caddero due denti e sprofondò di nuovo in un abisso di alcol e antidolorifici: "Perché quando ti porti appresso il senso di indegnità, tendi a darti la colpa di ogni problema che vivi". Quella sua autodistruzione le aveva alienato le tre figlie avute da Willis: Tallulah, Scott e Rumer, pure loro passate attraverso periodi turbolenti. Poi la decisione: ripartire, ricominciare "con un ritiro spirituale condiviso, tutte noi, durato 10 mesi". A quasi 57 anni Demi Moore dice tutto, torna provocatoriamente a posare completamente nuda, stavolta sulla copertina di Harper's Baazar. E presentando la sua autobiografia, dice: "Credevate di conoscermi? Qua c'è tutto, proprio tutto".