"Troppa fortuna" per una bambina vivere in una setta
I bambini sono tutti uguali, almeno finché gli adulti non negano loro la libertà di vivere l'infanzia, di sbagliare senza inutili ed eccessivi sensi di colpa, di abbandonarsi a fantasie e scoperte di un mondo che verrà comunque "mappato" con un disegno diverso da quello che pretendono i grandi. Dunque, quasi mai i bambini sono tutti uguali. Ogni famiglia li plasma secondo le paure, le credenze, le aspettative e le nevrosi che vanno a convergere sul nuovo nato. Incluse quelle religiose. E' di questo che parla Helene Vignal in Troppa fortuna.
L'incubo narrato come una fiaba - Edito in Italia da Camelopardus, Troppa fortuna narra la storia di una bimba la cui vita resta completamente risucchiata dall'amorevole onnipresenza di Maurice Lepoivre. Chi sarà mai quest'uomo che ha completamente soggiogato la famiglia della narratrice in prima persona? Dalla storia sappiamo che ha fondato una grande casa, diventata epicentro delle attività della comunità in cui vivono anche i suoi parenti. Maurice si è preso tutto, e non ha dovuto usare la forza. Ha fascino, aiuta la gente, migliora la loro vita, e da loro ottiene completa e incondizionata collaborazione.
Sentirsi soffocare - Poco importa che attorno alla misteriosa figura di Maurice Lepoivre e alle sua attività spiritual-mistiche che dovrebbero aiutare la famiglia della piccola narratrice a "lavorare su noi", le zone d'ombra non siano poche. Cosa fa quando improvvisamente raggiunge la sorella maggiore della protagonista e si chiude con lei in una stanza? Come fa a "rapire" i genitori della piccola dubbiosa anche di fronte ad emergenze familiari? Helene Vignal, scrittrice di successo di libri destinati soprattutto ai giovanissimi, narra una vicenda di fantasia ma parzialmente ispirata a fatti che hanno realmente interessato la sua famiglia. Non dà risposte, semina dubbi e costruisce un "ambiente narrativo" che potrebbe alludere a una qualsiasi delle numerose sette e al modo in cui invadono la vita privata delle persone. Quelle che hanno chiesto a qualcun altro, rassicurante e incombente, di dare troppa fortuna alla sua vita, invece di provare in prima persona a seminarne e raccoglierne quanto basta.