Lisa Camillo: "Vi svelo lo scempio delle servitù militari in Sardegna"
"Balentes" è un documentario della regista e antropologa italo-australiana che racconta il suo viaggio nell'isola negata, quella parte della Sardegna sottratta ai propri abitanti in nome delle esercitazioni militari: "Ecco perché tutti doremmo diventare più coraggiosi e opporci a questa ingiustizia"
Balentes è una parola della lingua sarda che in italiano significa “coraggiosi”. Una parola capace di evocare lontane stagioni del banditismo e più recenti spavalderie, di quelle da arrabbiature veloci e da altrettanto rapide, e spesso eccessive, reazioni. In questo caso però è proprio ai cuori coraggiosi che si fa riferimento. Anzi, che si fa appello.
“I cuori dei sardi che dovrebbero opporsi a questo scempio, che dovrebbero combattere per riappropriarsi della propria terra, che dovrebbero dire basta alle servitù militari che occupano una considerevole parte dell’isola”. Lisa Camillo si infervora mentre parla di quella che a tutti gli effetti è una gigantesca rimozione collettiva di un problema vecchio di settant’anni che i sardi sembrano aver accettato con la stessa rassegnazione con la quale si accettano piogge torrenziali o siccità. Un problema che la regista, scrittrice e antropologa italo-australiana ha deciso di affrontare di petto, dedicandoci sei anni della sua vita. Il frutto di tante ricerche e ostinate domande è proprio “Balentes”, un documentario doloroso come un pugno nello stomaco, che racconta con la precisione e l’amore per i dettagli della scienziata e con la passione di una cittadina che vede la sua terra violata, comprata, svenduta, avvelenata. Fa male al cuore vederla camminare sulla sabbia bianca e sottile di Capo Teulada sfiorando missili e armi abbandonate in quel paradiso terrestre. Si respira a fatica mentre si scorre con lei la cartina di un’isola sede dei più grandi poligoni missilistici, come quello di Perdasdefogu o di poligoni per esercitazioni aeree come quello della Nato a Capo Frasca nella costa occidentale. Per non parlare dell'arcipelago di La Maddalena, che agli inizi degli anni duemila stava per essere cancellato da un "incidente" nucleare.
I numeri a volte dicono più di tante parole. E quindi vale la pena ricordare che il 60% delle basi militari italiane risiede proprio in Sardegna, che però rappresenta appena il 2% della popolazione italiana. Un peso enorme che schiaccia l’isola impedendole di fatto un vero sviluppo turistico e la tutela ambientale della sue straordinarie bellezze naturali. “Certo, da qualche anno, in alcune spiagge si può andare d’estate”, racconta Lisa Camillo che in Sardegna è cresciuta e che si sente sarda a tutti gli effetti. E che in questi giorni partecipa alll'Andaras Traveling Film Festival di Fluminimaggiore (dal19 al 23 agosto). “Ma è come sentirsi ospiti a casa propria. Sono i militari che gentilmente ci “concedono” l’utilizzo e non viceversa. E poi vorrei capire perché ci devono essere dei pescatori pagati per non pescare. Perché mandare avanti questa cultura dell’assistenzialismo piuttosto che riapproppriarsi della propria terra e valorizzarla al meglio”.
I numeri raccontano che ben 35 mila ettari di territorio sono sotto vincolo militare. Un vincolo che si estende anche nel mare per 20 mila chilometri quadrati. Un’area gigantesca, pari quasi all’intera Sardegna ridisegnata sull’acqua. “Balentes” è un film che vorrei fosse visto da tutti ma soprattutto nelle scuole perché se vogliamo cercare di cambiare qualcosa prima di tutto dobbiamo informarci e informare i nostri figli. Che poi sono quelli che più di tutti stanno pagando il prezzo dell’inquinamento ambientale che avvelena la salute, che causa malattie, che impedisce un sano sviluppo. Come ben sanno le persone che abitano a Portoscuso o a Sarroch, vicino alla Saras”.