Editori addio, col self publishing Rita Carla Monticelli è una bestseller su Amazon
L’autrice della serie fantascientifica “Deserto rosso” e di “Il mentore” racconta come è diventata un caso editoriale sfondando anche nel mercato anglosassone
A che servono gli editori nell’era del self publishing e dei social network? Forse non servono più, o forse no. Di sicuro Rita Carla Francesca Monticelli ne ha fatto a meno e il suo successo di vendite on line è diventato un caso letterario che dalla Sardegna l’ha portata al XXVIII Salone Internazionale del Libro di Torino e al salone di Francoforte nel 2014. Per una biologa nata a Carbonia nel 1974 è un bel salto.
Il suo romanzo The mentor, disponibile per l’acquisto negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Australia, dal primo ottobre ha rapidamente scalato la classifica dei rispettivi Kindle Store raggiungendo la prima posizione. Ma a Rita Carla Monticelli il successo è arrivato con la sua serie di fantascienza Deserto rosso, pubblicata tra il 2012 e il 2013 sia in ebook che in cartaceo, grazie alla quale è stata selezionata da Wired Magazine come uno dei dieci prodotti indipendenti italiani.
Monticelli è stata una pioniera assoluta del mondo indipendente del self publishing col quale ha pubblicato anche L’isola di Gaia sulla piattaforma KDP, una delle prime attive in America, e quando nel 2011 anche in Italia sono arrivati i Kindle di Amazon, non si è lasciata sfuggire l’occasione. Ecco come è iniziata la sua avventura.
“Ho sempre amato la scrittura anche se ha poco a che fare con la mia formazione. In ogni caso non avevo mai pensato di scrivere romanzi, avevo provato con fun fiction e sceneggiature, ma sempre a livello hobbistico. Mi frenava l’idea di dover trovare un editore, cosa ancora più difficile per chi scrive di fantascienza. Poi ho scoperto la pubblicazione digitale. Conoscevo quella classica col ‘print on demand’ che poneva però problemi di visibilità e di costi eccessivi di realizzazione. Il rischio era sempre di pubblicare un libro che poi nessuno avrebbe comprato. Ma con l’avvento del Kindle negli Usa, ho iniziato a interessarmi al fenomeno del self publishing e ho studiato come funzionava tramite blog esteri ben prima che si diffondesse in Italia. A quel punto, eravamo nel 2009, mi sono messa seriamente a scrivere un romanzo che poi in realtà ho pubblicato solo l’anno scorso: “L’isola di Gaia”.
La sua prima pubblicazione è la saga marziana di Deserto rosso.
“Sì. Quando il Kindle è arrivato anche in Italia, e con esso la possibilità di pubblicare sulla sua piattaforma, ho deciso di mettermi veramente in gioco con Deserto Rosso. La serie è stata la prima che ho pubblicato a pagamento. L’idea è nata dalla mia passione per Marte e per le missioni spaziali: era il periodo in cui è stato lanciato il rover Curiosity: novembre 2011. E così, all’inizio del 2012, mi sono messa a scrivere. Ho lavorato per 5-6 mesi e poi ho pubblicato su Amazon.”
Il riscontro è stato immediato?
“Nel giro di breve tempo il gioco è cambiato perché la gente ha cominciato a leggermi davvero. Così ho deciso di iniziare a programmare il mio lavoro e Deserto rosso è diventato una serie di 4 libri. Da subito però è iniziato il lavoro di fidelizzazione dei miei lettori tramite i social network per coinvolgerli anche in fase creativa. Ogni libro è stato pubblicato con un intervallo di cinque mesi uno dall’altro durante i quali io procedevo con la scrittura sempre coinvolgendo i miei lettori”.
Come interagiva coi suoi fan?
“Chiedendo loro attraverso la mia pagina Facebook quale personaggio preferivano e perché. Chiedendo: ‘secondo voi cosa succede adesso?’. Oppure proponendo dei dialoghi e chiedendo di indovinare chi stesse parlando. Così si è creato un interesse sul web che mi ha permesso di raggiungere il mio target e di pubblicare anche su carta nel 2013”.
Poi è arrivato Il Mentore.
“Durante la promozione del Deserto rosso ho iniziato a scrivere un thriller. Anche la sua pubblicazione è stata fortunata e lo scorso anno sono stata contattata da Amazon Italia che era interessata a proporre il mio libro ad Amazon Pubblishing, il gruppo editoriale dell’azienda, per pubblicarlo in inglese. E così siamo arrivati anche a The Menthor”.
Ha mai provato a contattare un editore?
“No, non mi interessava. Contattare un editore ha senso se si vuole comparire nel mercato del cartaceo, ma in questo settore la fantascienza in Italia ha poca penetrazione. Era quindi ovvio rivolgermi al mondo dell’on line”.
Ed è capitato il contrario: che sia stata contattata da un editore dopo l’auto-pubblicazione?
“È successo subito l’uscita del primo libro ma ho declinato l'invito perché le proposte non erano interessanti. Ho preferito andare avanti da sola. Avevo le idee chiare su come procedere e non avevo voglia di bloccare il mio programma. Se ti metti nelle mani di un editore perdi completamente il controllo sul tuo lavoro, sulle tempistiche, sul prezzo del libro e hai royalties più basse. Con l’editoria tradizionale in Italia, tranne pochi grossi autori, la maggior parte vive di altro, non riesce a vivere di scrittura”.
Lei invece riesce a guadagnarsi da vivere coi suoi libri?
“Adesso sì, grazie soprattutto al salto di qualità sul mercato di lingua inglese: il solo bacino di lettori in italiano non lo avrebbe permesso”.
Qual è il suo giudizio sull’editoria italiana: è un dinosauro destinato ad estinguersi?
“No se ha l’accortezza di portarsi al passo coi tempi. Molti editori hanno la tendenza ad essere refrattari al mondo digitale perché hanno un sistema basato sulla carta. Ma il mercato sta cambiando, gli e-reader si stanno diffondendo e, anche se in Italia la quota è ancora bassa, negli ultimi due anni è quasi raddoppiata”.
Lei fa proprio tutto da sola e sottopone i suoi manoscritti al solo al giudizio dei lettori?
“Ho un team editoriale che comprende una ventina di persone da me scelte fra altri autori, lettori forti e di generi particolari. Io sono un self pubbischer e mi comporto come se fossi un piccolo editore dei propri libri. Gestisco questo gruppo di persone ma non siamo un’azienda: siamo piuttosto un insieme di persone che si aiutano fra loro, si scambiano dei favori per passione e per divertimento ognuno in base alle proprie competenze. È un lavoro lungo e accurato come avviene per qualsiasi altro editore ma molto più snello, cosa che mi permette di pubblicare due libri all’anno”
Quindi vi leggete i manoscritti uno con l’altro?
“Esatto, e così pure per la correzione di bozze, il beta reading, la divisione del testo, le copertine, la quarta di copertina e gli slogan”.
A chi ha un testo nel cassetto consiglierebbe questa strada?
“La consiglio a chi ha voglia di imparare: il percorso del self pubblisher è complesso. Bisogna studiare il mercato editoriale e tutti gli aspetti che portano alla pubblicazione di un libro, soprattutto la promozione. È necessario avere una presenza sul web a creare la propria immagine prima ancora di pubblicare, magari con un blog. Ma, soprattutto, se si vuole che qualcuno spenda dei soldi per leggere un nostro libro, gli si deve offrire un prodotto ben fatto”.