Daniel V. Simion: "Vi svelo tutti i segreti di cent'anni di cartoni animati"

Daniel V. Simion: 'Vi svelo tutti i segreti di cent'anni di cartoni animati'
di Andrea Curreli

Otto anni di duro lavoro passati a cercare dati per raccontare cent'anni di cartoni animati. Solo un amore profondo per  i cartoons, nato negli Settanta-Ottanta, poteva spingere Daniel Valentin Simion a ideare il Dizionario dei cartoni animati. Un'opera completa, resa più "leggera" da tavole colorate e una ottima introduzione. "Non volevo che fosse un libro accademico - spiega l'autore -. Come lettore capivo quali erano i problemi che un testo di questo tipo poteva presentare. Ho cercato di prendere il meglio dai libri che ho letto e realizzare un testo chiaro e completo e non una semplice somma in ordine alfabetico dei titoli. Per questo c’è un breve capitolo dedicato a cosa sono i cartoni animati che spiega da dove nascono e come vengono realizzati. Gli stessi cultori del genere spesso lo guardano passivamente. Nel corpo del testo ci sono poi delle tavole iconografiche dei personaggi più noti quasi sempre con immagini di gruppo". Le schede, è importante metterlo in evidenza, presentano anche un'indicazione sull'età consigliata per la visione di un determinato cartone. Il progetto cartaceo si svilupperà su Internet con un sito ricco di schede, link ufficiali e clip.  

Daniel Simion, come nasce l’idea di realizzare un dizionario sui cartoni animati?
“Un giorno guardando la tv, dopo anni che non la guardavo, ho trovato dei cartoni animati che non erano legati alla mia infanzia e con un linguaggio visivo e animato che non riconoscevo. Così ho iniziato una ricerca di informazioni completa sui cartoni animati trovando su internet però sempre siti specializzati con i soliti noti e 300-400 titoli. Ho proseguito la ricerca sui libri, ma anche qui mi sono trovato davanti ai soliti noti oppure testi molto specifici e quindi di difficile lettura. Così mi è venuta in mente l’idea di classificare tutto in un singolo testo e nel 2000 ho iniziato a lavorare su un sito web che facesse da faro sul mondo dei cartoni. Quando è uscito per la Garzanti il Dizionario dei telefilm di Leo Damerini e Fabrizio Margaria, io avevo già classificato oltre 1500 titoli di cartoni animati. L’ho proposto a Garzanti che si è detto interessato, ma poi dopo vari rinvii non è stato pubblicato. Ma io mi ero dato come tempo limite il 2008, ovvero l’anno del centenario dei cartoni animati, e ho raggiunto questo obiettivo grazie ad Anton Editore”.

Facciamo un breve viaggio attraverso i cartoni animati americani e giapponesi e partiamo dal papà di Topolino, Walt Disney.
"Walt Disney è l’uomo dei record. Ha inventato il primo cartone animato con il sonoro, il primo a colori, il primo lungometraggio di animazione a colori con Biancaneve e i sette nani, il primo programma televisivo americano dedicato ai cartoni sulla Abc, i film in 3D e i primi documentari naturalistici. Walt Disney era per lo più legato ai lungometraggi anche perché dopo gli anni Cinquanta aveva incontrato qualche problema con i sindacati legato agli stipendi dei suoi dipendenti. C’è un cambiamento sia nello stilo grafico che nel linguaggio tra Pinocchio e Cenerentola, ideati da Walt Disney, e i cartoni degli anni Sessanta come La carica dei 101 e Il libro della giungla”.

Ma negli Stati Uniti non c’è solo Walt Disney.
"C’è ovviamente la concorrenza. Hanna e Barbara rivoluzionano il settore industrializzandolo. Avevano scoperto che riutilizzando gli stessi disegni, potevano creare nuove storie abbassando notevolmente i costi di produzione. Riescono poi a passare dai lungometraggi ai cortometraggi televisivi. Questo modo nuovo di fare cartoni è stato poi ripreso e copiato dai giapponesi".

Cosa accade in Giappone?
"Osamu Tezuka, il dio del manga in Giappone, era appassionato dei fumetti e innamorato del tratto di Walt Disney in Topolino. Impara l’arte degli americani Hanna e Barbara e realizza il primo cartone animato da trenta minuti. E’ una rivoluzione perché sino ad allora i cartoni duravano dai 7 ai 10 minuti. Tezuka ci riesce utilizzando più volte le stesse tavole. Questo serve da stimolo ai giapponesi e tanti seguono la strada di Tezuka. Si affermano Gō Nagai, Hayao Miyazaki, Yoshiyuki Tomino e tanti altri". 

L'epopea dei super robot è una fase importante del mondo del cartoni.
"Mazinga Z, Ufo Robot Goldrake e Jeeg robot d'acciaio rappresentano un passo decisivo nel linguaggio dei cartoni animati. Si abbandonano tematiche semplici e bambinesche e vengono sostituite, ad esempio, con la lotta per la difesa della Terra. Questo modo nuovo affascina il pubblico più giovane. Ma cambia anche il tratto artistico di quello che era l'anime tradizionale. I cartoni giapponesi invadono l'Europa e tutto il pianeta. Trovano meno diffusione negli Stati Uniti, dove resiste la scuola americana. In Europa si economizzava importando da Giappone e Stati Uniti, ma in questi due Paesi il livello artistico era superiore a quello europeo".

Parliamo invece del cartone animato in Italia. Viviamo un momento d'oro grazie alle Winx.
"Le Winx sono un fenomeno pubblicitario come Avatar. E' stato realizzato un prodotto ed è stato sbandierato in tutti i modi ottenendo poi un forte ritorno. Iginio Straffi e lo studio Rainbow hanno preso lo stile artistico giapponese, alcuni personaggi hollywoodiani e il fattore moda italiano. Unendo questi tre ingredienti ha realizzato Winx Club. Questo cartone è piaciuto e sono arrivati i primi soldi che Straffi ha reinvestito in pubblicità e in merchandising. Il merchandising rappresenta il vero successo del cartone animato. E' la stessa formula utilizzata ad esempio per Hello Kitty".

Ma quindi qual è lo stato di salute del cartone del Belpaese?
"L'Italia si è rilanciata negli ultimi dieci anni dopo il successo di Bruno Bozzetto negli anni Sessanta. Un vero e proprio faro del cartone animato italiano con il suo Allegro ma non troppo nel quale le cantò a Walt Disney e al suo Fantasia. Poi gradualmente l'animazione in Italia ha rallentato, soprattutto per mancanza di fondi e produttori, ma ha trovato spazio nella pubblicità con i Caroselli degli anni Settanta. Negli ultimi dieci anni la Rai ha iniziato a cofinanziare alcune produzioni investendo nel cartone circa 60 milioni di euro all'anno. Una cifra molto bassa considerato che una singola produzione americana costa 300-400 milioni e che ogni anno vengono finanziate una trentina di pellicole".

Ultima domanda: qual è il futuro del cartone animato?
"Ci sarà una grafica computerizzata sempre più evoluta fino a una fusione completa con la realtà. Al tempo stesso però si tornerà a dipingere a mano i cartoni animati".