Maria Sole Tognazzi: "Non accetto compromessi. Io nel club degli Oscar? Pensavo fosse uno scherzo
Figlia d'arte, regista apprezzata, in questa videointervista realizzata all'Ora Fest! fa il punto sul suo percorso di autrice. E presenta il nuovo film
Ci sono registe che illuminano attraverso i propri lavori, siano cinema, o serie, vedi la serie noir di Petra (in onda su Sky, protagonista Paola Cortellesi, ndr), ma anche parlando di sé, con semplicità e assoluta consapevolezza. Registe, autrici, come Maria Sole Tognazzi. Perché nel suo doppio nome c’è effettivamente già un condensato di quello che in effetti finora è riuscita a dare dietro la macchina da presa, facendo “luce” non solo su tematiche, storie, personaggi, sogni e aspettative esistenziali, ma narrando in maniera sensibile, e come poche, il mondo al femminile, le donne, portando parallelamente avanti una tradizione importante e famigliare, che parte dal padre Ugo, e la accomuna ai fratelli Ricky, Gianmarco e Thomas. E anche nel suo caso specifico è stato un percorso a tappe, come raccontava qualche anno fa. “Quando ho iniziato a fare cinema avevo 19 anni. Era morto mio padre da poco, avevo bisogno di lavorare, mi rivolsi alle persone che conoscevo. Ho fatto l’assistente alla regia per 10 anni, poi ho capito che volevo fare una cosa mia. Sono partita con i cortometraggi, i videoclip, e ho compreso che era questa la mia strada”.
Dentro l'Academy
L’occasione di incontrarla è la prima edizione di Ora Fest!, diretto da Silvia Bizio, nella cornice suggestiva di Monopoli, in Puglia, dove è stata tra le protagoniste-ospiti speciali, chiamate proprio a svelare un po’ del proprio lavoro. Una carriera che per lei, due anni fa, ha avuto un ulteriore attestato di stima artistica, un riconoscimento prestigioso, essere inserita tra i membri-giurati dell’Academy, l’organo per eccellenza internazionale che assegna gli Oscar ogni anno. “Fu una sorpresa assoluta”, dice. “Mi trovavo proprio in Puglia, a Borgo Egnazia, ero insieme a Margherita Buy, nell’albergo dove abbiamo girato Viaggio sola. Beh andiamo a dormire, vado per un attimo su Twitter e ricevo un messaggio di congratulazioni, i complimenti a me e Pierfrancesco Favino (diretto in L’uomo che ama, ndr) per essere stati inseriti nell’Academy. Era mezzanotte e mezza, pensavo fosse uno scherzo. Allora chiamai Picchio (Favino, ndr) e gli dissi “mi sa che che si sono sbagliati”. Non passano neanche 10 minuti e capiamo che è tutto vero. Nel mio caso è avvenuto per un processo di inclusione, cercavano delle registe donne da inserire, Viaggio sola e Io e lei sono arrivati a essere visti e apprezzati in America, dunque fui proposta. È andata bene, sono stata accettata. È un grande onore”.
Il nuovo film dal libro dell Gamberale
Il cinema dunque è diventato, non poteva essere altrimenti, lo specchio e lo strumento per esplorare. Ogni titolo è un’esperienza da rivedere: da Passato prossimo, uscito esattamente 20 anni fa, a L’uomo che ama, fino ai successi consolidati di Viaggio sola (anno 2013) e Io e lei, senza dimenticare il bellissimo documentario dedicato ad Ugo Tognazzi, Ritratto di mio padre, e la passione per la musica, da James Black, Joan Policewoman, a Carmen Consoli, seguita per sei mesi in tournée in un’avventura incredibile e per la quale girò uno dei primi lavori, L’eccezione.
Ed ora c’è un nuovo appuntamento, Dieci minuti, liberamente tratto dal libro di Chiara Gamberale (Per 10 minuti), sceneggiato insieme a Francesca Archibugi, con nel cast Margherita Buy, Barbara Ronchi, Fotinì Peluso, in cui i protagonisti provano a ritagliarsi dieci minuti nella loro giornata sperimentando altro e che possono cambiarne il corso. Una storia che nel bel mezzo di una crisi esistenziale, parla di legami speciali, rinascite, ascolto, nuovi incontri.
“Ho iniziato a pensarci, continua la Tognazzi, “è interessante, è una forma di terapia, ma mentre lavoro è difficile, ma forse nelle pause, inconsciamente, l’ho fatto. “Cosa ho imparato da questo lavoro? A essere determinata, di non essere molto ambiziosa, ma non mi dispiace, poi sono felice se i film funzionano e piacciono quando succede, però non è la priorità. Ho scoperto di avere le idee molto chiare, di non accettare compromessi, ho scoperto delle cose di me. È un po’ una scuola, anche di puntualità, correttezza, disciplina, come tanti lavori possono fare. Lo è anche il nostro”.