Giurato numero 2: il calcio in bocca di Clint alla Hollywood che lo ha voluto punire e nascondergli il film
Costato relativamente poco, partito con ottimi incassi, ma destinato a poche sale e poi allo streaming. Eastwood non ci sta, critica e pubblico nemmeno
Oggi gli anni sono 94 ma il carattere e la tigna restano gli stessi di quando Clint Eastwood ne aveva 34 e in sella al mulo di Per un pugno di dollari, a chi lo sfotteva rispondeva con queste battute: "Fate molto male a ridere del mio mulo. Ma se mi promettete di chiedergli scusa, con un paio di calci in bocca ve la caverete". E l'ultimo calcio di Clint ad Hollywood, agli studios e più in particolare alla Warner Bros che coproduce il suo ultomo lavoro Giurato numero 2 appena arrivato nei cinema italiani, viene dall'ottima apertura che questo film nascosto alla grande distribuzione internazionale sta facendo ovunque. I numeri dicono: costato 35 milioni, in pochi giorni ne ha già raccolti 9. Piace alla critica, piace al pubblico, il suo viaggio è appena cominciato. Ma Eastwood, con tutta probabilità al suo ultimo film anche per questioni anagrafiche, non perdona.
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"Solo 35 sale negli Usa? Io sparisco, addio"
La decisione dello studio di destinare Giurato numero 2 a soli 35 cinema negli Usa (e di fronte ai brontolii del due volte premio Oscar) e poi accompagnarlo alla distribuzione nelle piattaforme di streaming, a Clint Eastwood non è piaciuta per niente. Lui che ci ha messo la sua parte di soldi e che per completarlo non si è mosso dallo studio in cui terminava il montaggio, nemmeno quando il capannone a fianco ha preso fuoco, seminando panico e fuggi fuggi generale. Davvero questa nuova Hollywood, ammesso che esista ancora, tutta produzioni sparpagliate fra sette-otto marchi diversi per terminare un film, vuole disfarsi dei suoi pesi massimi così? C'è chi ha detto che le controversie sono cominciate con l'ultimo film dell'anziano regista, attore e produttore, Cry Macho, che non ha incassato granché. Ma i decenni passati spariscono così? Gli Oscar, gli incassi importanti, la firma di una leggenda? Per questo Clint Eastwood alla prima di Giurato numero 2 non si è presentato. Sparito. Alcuni pensavano fosse morto o stesse male. Pare piuttosto una ribellione agli studios che, corre voce, lo avrebbero "punito" perché da sempre schierato con i repubblicani. Un divo di destra, ma che in realtà c'entra poco con Trump ed è un moderato conservatore che però non ha mai amato gli Obama e i Clinton. Sia come sia, Giurato numero 2 è un gran film e un gran bel calcio in bocca ad Hollywood.
Colpevoli, innocenti, tutti "sporchi"
Giurato numero 2, interpretato dall'ottimo Nicholas Hoult, come pure dalla grande Toni Collette e con un piccolo ma incisivo ruolo di il J.K. Simmons già Oscar per Whiplash, è un legal thriller della più solida tradizione hollywoodiana. C'è un processo per l'omicidio di una donna, vista litigare con il compagno visibilmente alterato, poi scomparsa senza di lui in una notte di pioggia. C'è una pm scaltra e implacabile che sa che da questo esito processuale dipende la sua carriera politica, ci sono doppie o anche triple verità e una serie di scoperte che ribaltano la ricostruzione di come sono andate le cose quella notte. C'è la crisi di coscienza del giurato 2, il Justin Kemp interpretato da Hoult, che quella notte, stravolto e già con un passato di alcolista ora di fronte alle angosce della paternità imminente, quella stessa notte aveva creduto di investire in cervo con la sua auto.
Sai che storia se alla fine vinci il tuo terzo Oscar a 94 anni
E allora chi ha ucciso la donna trovata dentro la scarpata con la testa fracassata? In quella notte di pioggia e nebbia, anche dell'anima, si intrecciano le requisitorie e le difese di chi grida alla colpevolezza o all'innocenza, ma tutti hanno macchie addosso. Compresa la giuria che vorrebbe spicciarsela a condannare uno che è meglio considerare un bastardo, perché "a casa ho i figli che mi aspettano" o "li conosco, gli uomini come questo sotto accusa. E lo voglio vedere marcire in carcere". La descrizione della giustizia americana è da brividi, compreso il modo di lavorare della polizia da quelle parti. E nel gioco ad incastri dei punti di vista (con Eastwood memore di La congiura degli innocenti di Hichcock ma pure del Rashomon di Kurosawa) perdono tutti. Anche il protagonista, distrutto dai sensi di colpa ma determinato a difendere la sua famiglia in cui sta per nascere sua figlia. Teso, elegante, bello. Come un calcio di mulo nella bocca di chi non ha creduto in questo film che si fa largo, proiezione dopo proiezione. E sai che storia, se a 94 anni vinci il tuo terzo Oscar?
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