"Un mondo a parte" vola al box office con Albanese e Raffaele. Un miracolo fra neve, risate e una scuola sperduta
E' stato il film più visto di Pasqua e Pasquetta e sale oltre quota tre milionio di incasso in neanche una settimana. Analisi di un piccolo fenomeno
Dal debutto nei cinema, neanche una settimana fa, gli incassi sono già sopra i tre milioni di euro. Tradotto significa che fin qui Un mondo a parte va benissimo. E dato che nasce dalla mente di Riccardo Milani, regista e marito di Paola Cortellesi con cui è nato il piccolo miracolo Come un gatto in tangenziale, occhio a quello che può essere un nuovo fenomeno del cinema italiano. Il film ambientato fra i monti e le nevi delle zone più impervie d'Abruzzo vede la nuova coppia formata da Antonio Albanese e Virginia Raffaele al centro di una scommessa: funzionare come fu il caso di Albanese e della Cortellesi, e portare al grande successo un film delizioso e divertente che sembra uscito da un'altra epoca.
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Otto bambini in classe o sarà la morte
"Qui siamo in un mondo a parte", avvisa Michele (Antonio Albanese) piovuto carico di entusiasmo idealista da Roma alla minuscola frazione di Rupe (in realtà è Opi) la preside Agnese (Virginia Raffaele) andandolo a recuperare con l'auto già bloccata dal gelo di una nevicata di quelle molto abbruzzesi. Severe, abbondanti, gelide. Michele, stanco dei soprusi e del disinteresse degli studenti del Moravia in cui insegnava, rincorre il sogno di tornare alla semplicità, alla piccola comunità abbracciata dalla natura, e di ripartire da una piccola cattedra di montagna. Ma arriva alla scuola Cesidio Gentile detto Jurico, poeta pastore marsicano, che quella rischia la chiusura. L'isolamento, il clima difficile, la scarsità di nascite stanno svuotando l'unica classe in cui convivono alunni di prima, terza e quinta. Resistere è una piccola guerra quotidiana, e per Michele ci sarà da imparare a vivere e pensare in un modo completamente diverso.
Il ritorno del neorealismo
Un mondo a parte è molto divertente, specie nel mostrare l'impatto di un comodo ma scontento idealista di città con un posto di alta montagna in cui la gente parla a monosillabi (e quando lo farà anche lui lo spettatore riderà molto), accusa gli insegnanti resistenti di voler instillare nei pochi studenti una speranza che non c'è. Ed è incalzata dal pettegolezzo e dai piccoli poteri locali: il maresciallo, il prete, il sindaco, tutti con le loro magane mezze nascoste. Poi c'è il preside di zona, che ha potere di vita e di morte sulla piccola scuola moribonda. La lotta per riempire la classe che si svuota è divertentissima e tocca il tema dei figli dei migranti (nordafricani, ucraini).
Recita la gente comune, e sono tutti bravissimi
C'è uno sguardo tenero e fiero sul rapporto fra il valore della cultura come forma di riscatto, ma con rispetto per chi ancora giovanissimo sceglie di tornare alla terra. E un'attenzione per la comunità che è tipica di Milani, regista che ama parlare dei luoghi crocevia di degrado o riscatto, dal Corviale di Scusate se esisto! al Bastogi del Gatto in tangenziale, fino a Rupe, emblema di tutti i posti dimenticati dalle istituzioni e detestati dagli adulti costretti a viverci, affidati alla volontà di pochissime persone di migliorarli. Un cinema che è quasi neorealista: recitano autentici bambini della zona, recita il fornaio e la veterinaria, recitano casalinghe, commercianti. E sono tutti bravissimi. Un gioiellino, con un ottimo Albanese e la grande scommessa di Virginia Raffaele: farsi apprezzare come attrice e togliersi di dosso lo stigma della semplice brava imitatrice.
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