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Umberto Smaila, dalla lite con Jerry Calà al segreto delle ragazze "Cin Cin". Poi la chiamata di Tarantino e il crollo

Il re del pianobar si racconta: dai Gatti di Vicolo Miracoli al successo di Colpo Grosso, fino alla chiamata di Tarantino per Jackie Brown

Maria Elena Pistuddidi M.E.P.   

Al Derby di Milano, nei primi anni Settanta, quattro scalmanati veronesi facevano cabaret fino all'alba. Umberto Smaila, oggi 75enne, era il pianista-autista di quella combriccola chiamata I Gatti di Vicolo Miracoli. Con lui Franco Oppini (l'intellettuale del gruppo), Nini Salerno (il romantico) e Jerry Calà (il latin lover). Poi arrivò la rottura: Calà scelse il cinema e sparì dalla sera alla mattina, lasciandoli "in braghe di tela". Smaila si sentì tradito, non si parlarono per cinque anni. Ma c'è un retroscena delizioso: tra di loro c'era anche Diego Abatantuono, tecnico delle luci senza patente che faceva pure l'autista. "Era troppo bravo per restare a schiacciare un interruttore", confessa Smaila che lo "scaricò" per il suo bene. Oggi si ritrovano tutti a Natale alla polpetteria di Abatantuono, tra risate e ricordi.

L'epoca d'oro: quando la tv era un'altra cosa

Gli anni di Non Stop restano leggenda: cast stellare con Verdone e Troisi, otto giorni di prove con Antonello Falqui per tre minuti di spettacolo. Roba d'altri tempi. Poi arrivò Colpo Grosso, il programma che scandalizzò l'Italia bene ma ipnotizzò le famiglie. Lo scelsero proprio per renderlo "meno volgare". Le famose ragazze Cin Cin? Quasi tutte straniere, nessuna storia clamorosa, solo "un piccolo flirt" confessa. Appena finite le riprese sparivano nei residence con i sacchetti della spesa. Il successo fu travolgente: 300 puntate l'anno, poi la doccia fredda da 300 a zero. Spese folle, una Mercedes da 160 milioni di lire (senza pagare le ultime cinque rate), la sensazione di essere immortale. Poi il crollo.

Quando chiamò Tarantino (e nessuno ci credeva)

Un giorno l'agenzia di Tarantino lo contatta: il regista vuole inserire "Mad Dog", brano che Smaila aveva composto per il poliziottesco "La belva col mitra" del 1977, nella colonna sonora di Jackie Brown. Pensava fosse uno scherzo telefonico. Invece era tutto vero. Quei sei minuti sonori gli hanno garantito "l'eternità", come dice lui con un filo di ironia. Una consacrazione pop inaspettata per un ex Gatto di vicolo che aveva trasformato il pianobar in fenomeno da showbiz.

L'irregolare che non si pente di nulla

A 75 anni Smaila vive senza filtri né rimpianti. Beve, fuma, mangia senza limiti. "Secondo i benpensanti sono un po' irregolare: quelli come me vanno all'inferno. Va bene così", dice al Corriere con quel suo mix di cinismo e leggerezza. Non rinnega nulla, nemmeno Colpo Grosso che oggi farebbe sorridere rispetto a certi reality. È sopravvissuto a tre vite: il cabaret intellettuale degli esordi, la tv popolare degli anni Ottanta-Novanta, la riscoperta come compositore cult grazie a Tarantino. Un irregolare che ha fatto della sua irregolarità uno stile di vita. E che continua a suonare, ridere e brindare all'inferno che lo aspetta. Con classe.

 

Maria Elena Pistuddidi M.E.P.   
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