[Intervista] "Quella cena con la Magnani". Figlia abbandonata, diva eccezionale e donna imprevedibile
Le stagioni della diva fino al suo autunno, raccontate da Patrizia Carrano nel libro forse più completo ed emozionante sull'attrice. L'intervista
"Con lei l'Italia ha ripetuto un errore già commesso con altri grandi personaggi". Non ha dubbi Patrizia Carrano, scrittrice, conduttrice e autrice di programmi tv. E nei 50 anni della scomparsa di Anna Magnani fa uscire un libro densissimo che potrebbe essere quello definitivo scritto sulla grande attrice. Tutto su Anna è uscito per Vallecchi e contiene tutto quello che si è sempre voluto sapere sulla Nannarella nazionale (ma già questo nomignolo non sta bene alla Carrano e spiegherà il perché) e anche molte delle cose meno note e che forse più contribuiscono a fare il ritratto completo di una attrice e donna "forte ma fragile, bella ma anche brutta, indipendente ma sottomessa, ignorante ma di belle letture, generosa ma brutale". Ne parliamo con Patrizia Carrano, incluso il racconto di una cena condivisa con la Magnani.
Patrizia, tra le pagine finali del libro c'è questa importante riflessione: manca ed è forse impossibile che esista, una erede in scena di Anna Magnani. Anche se poi c'è l'accostamento per certi versi a Mariangela Melato.
"Un accostamento solo per alcuni versi, dici bene, e riguarda la loro multiformità come interpreti. Tutte e due sono passate dal varietà alla tragedia, nel caso della Melato si è confrontata con qualcosa di difficilissimo come Racine. Nel caso di Anna Magnani va aggiunto il pregiudizio che gravava su di lei, grandissima a teatro ma secondo tanti non adatta al cinema. Ma seppe smentirli. Però io non amo affatto lo stereotipo della Nannarella core de Roma: Anna Magnani usava il romanesco come coloritura quando serviva, ma veniva dal rigore dell'accademia e dunque è un attrice totale, non romana".
Il figlio, Luca Magnani, continua a ripetere da anni "non vi dimenticate di mia madre". Ha ragione? Davvero l'Italia ne bistratta la memoria?
"Ha ragione perché la Magnani è stata disattesa, trattata con superficialità dall'Italia, ma è un male comune a molti altri dei nostri grandi. Noi non siamo i francesi che si tengono stretta la grandeur delle loro eccellenze, non abbiamo l'attitudine alla memoria. Prova di tutto questo è l'aver intitolato a Roma una strada alla Magnani in fondo a via Pezzana, in un punto che non porta da nessuna parte, non è frequentato, non c'è una villa né un negozio. Per altri grandissimi come Fellini, Sordi, Mastroianni, Gassman, sono stati fatti sforzi migliori. Per lei no, salvo intitolarle la terrazza della Casa del cinema nei 50 anni della morte, che sembra la classica pezza sul buco".
C'è una splendida descrizione di una sera a cena con Anna Magnani che lascia un'immagine molto viva di lei.
"Ho avuto il privilegio di mangiare assieme a lei, io stavo a Milano con il mio compagno di allora, il regista Nanni Loy, era il giorno della prima di Detenuto in attesa di giudizio con Sordi. Nanni pativa tantissimo la prima del film, perché dalle reazioni saprai se andrà bene o male e se lavorerai o meno a seguire. La preoccupazione era tale che andammo a vedere in un altro cinema Una 44 magnum per l'ispettore Callaghan e solo dopo incontrammo a cena Anna Magnani. Da lei, che era andata ad assistere al film di Loy con Sordi, venimmo a sapere che il film era piaciuto molto, la trovammo che stava seduta al tavolo a tagliare a pezzi piccolissimi una fettina di carne per il suo cagnolino che la aspettava in hotel. Ebbi un misto di soggezione e di magnetismo per questa donna, questa diva così atipica, con quegli occhi grigi, color acciaio, che sprigionava un'aura scanzonata e contemporaneamente affascinante che proveniva dall'essere così unica".
Cosa la rendeva unica?
"Lei è stata una donna segnata dalla sua modernità, spesso molto anticipatrice sui tempi. Nessuna stava scarmigliata come lei, nessuna portava i pantaloni tanto spesso come lei e in quelle occasioni in cui li metteva, nessuna era tanto orgogliosa delle sue rughe e occhiaie anche se la Magnani era attentissima al suo aspetto. Era complessa come un prisma, tanto che ci sono volute 50 testimonianze raccolte nel mio libro per raccontarla davvero, e non è un caso che per anni questo libro nessuno lo volesse pubblicare. Lei era percepita come un personaggio del passato, legato a un'epoca già finita e superata".
Questa forza dirompente e inquieta, e anche l'umoralità della Magnani, vengono dalle ferite di figlia abbandonata dal padre e anche dalle controverse storie sentimentali con Alessandrini, Rossellini e poi Serato.
"Anna Magnani ha subito dalla vita un triplo contraccolpo fin dall'infanzia. Non è stata riconosciuta da suo padre e questo per una donna nata nel 1908 era un marchio infamante da sentire per tutta la vita. Sua madre se ne andò affidandola alle zie, poi a 15 anni lei la raggiunse in Egitto per cercare di recuperare il rapporto, inutilmente. Questa sofferenza la portò a darsi tutta alla recitazione pur non appartenendo agli ideali estetici dell'epoca. Il talento inaudito vinceva su tutto ma il suo carattere era difficilissimo e incostante. Sugli uomini: sposò il regista Alessandrini che era un avventuroso, anche nel senso dell'infedeltà matrimoniale. Con Rossellini il tradimento è stato triplice: come donna, attrice e protagonista, quando le preferì Ingrid Bergman all'epoca di Stromboli. Poi arriva Serato con cui mettono al mondo Luca, nato con una paralisi infantile, sfida ulteriore per una madre che già faceva una vita così particolare".
L'Oscar vinto come migliore attrice per La rosa tatuata, prima italiana a riceverlo, fu un bel modo di tappare la bocca ai suoi detrattori.
"Eccome. Tutti a dire che era perfetta, eccellente a teatro ma inadatta al grande schermo, il primo a ripeterglielo era suo marito, il regista Goffredo Alessandrini. Ma è subito dopo che comincia il suo autunno di attrice, perché dagli anni Sessanta in particolare il cinema italiano virerà verso la grande commedia che ci ha dato film mirabili ma tutti incentrati su antieroi maschili. E lei non era attrice da accettare facilmente parti secondarie. Nel libro raccolgo tutte le proposte che negli anni le fece Fellini. Niente, si negava, fino a comparire poi in una delle sue ultime piccole parti, ancora molto belle, in Roma".
Ed eccoci ai 50 anni dalla sua scomparsa: davvero non esiste un'attrice che possa essere considerata sua erede? Più volte si è parlato di Sabrina Ferilli, per esempio.
"Alla Ferilli offrirono di interpretare un film tv a puntate sulla vita di Anna Magnani ma lei, sempre molto accorta nel costruire la sua carriera, disse che sarebbe stato impossibile senza finire schiacciati da tanto paragone. No, la Magnani e la sua modernità dall'anima antica è in altro. Penso ad esempio a tutte le volte che Penelope Cruz ha raccontato quanto Almodovar le consigliasse di ispirarsi a lei mentre preparava i suoi ruoli, o alla tre volte premio Oscar Frances McDormand che ha detto di considerare Anna Magnani come un faro della sua vita e carriera".