Perché siamo di nuovo tutti pazzi di Frankenstein Jr.: sale piene 50 anni dopo
A quasi mezzo secolo dalla prima uscita il film torna in programmazione e vince al botteghino. Segreti e retroscena di un assoluto gioiello del cinema divertente
Si. Può. Fare! L'urlo del dottor Frankenstein ma da pronunciare Frankenstin, per paura dell'avo maledetto e celebre, è quello di chi si gode incredulo la vittoria beffarda botteghino di un film di 49 anni fa. Un gioiello che piace a tutti. Attenzione, è un mini trionfo perché parliamo di 76mila euro di incassi. Poche sale in tutta l'Italia dedicate alla riproposizione del film di Mel Brooks, ma tutte piene. Non impensierirà la cavalcata coloniale di Avatar 2 e nemmeno la partenza a razzo di Ant Man And The Wasp: Quantumania. Però, un po' come avviene ogni volta che torna in tv Lo chiamavano Trinità (ne abbiamo scritto qui) la parodia in bianco e nero dei vecchi horror di scuola Hammer-Corman continua a funzionare alla grande. Ed è ora di capire definitivamente perché.
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Cosa lo rende un film indimenticabile
Battute perfette che suonano come progenitori dei meme
Una messa in scena che emula i vecchi horror su Frankenstein
Gene Wilder a briglia sciolta, un mattatore ad ogni ciak
Il tormentone su Frau Blucher, al suo nome i cavalli nitriscono
Marty Feldman come Igor con la gobba mobile
Teri Garr sensuale e innocente Inga, una "spalla" perfetta
Come si costruisce un instant classic
Eppure Mel Brooks e Gene Wilder non erano nel loro miglior momento quando il secondo propose al primo la sceneggiatura del film. Lavoravano insieme sul set di Mezzogiorno e mezzo di fuoco, che poi sarebbe stato distrutto dalla critica per gli eccessi di volgarità, quando a Wilder che veniva da una serie di insuccessi venne fuori con l'idea di raccontare in perfetto stile anni 30 la vicenda del nipote di Frankenstein che eredità le proprietà del celebre nonno e si vergogna di avere a che fare con quel cognome e la memoria di quel personaggio. Brooks si convinse al punto da usare sul set alcuni arredi originali del Frankenstein di James Whale.
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Lupu ululà e castellu ululì
Il risultato fu perfetto per atmosfera, ritmo, interpreti. Dal monumentale mostro goffo e innocente di Peter Boyle alla Cloris Leachman nei panni della terribile Frau Blucher, dalla sexy e innocente (ma non troppo) Garr agli incisi memorabili dello strabicissimo Feldman con la gobba che si sposta di continuo sulla scena (Potrebbe essere peggio, potrebbe piovere ma anche Lupu ululà e castellu ululì). Senza dimenticare Madeline Kahn come perfetta moglie del redivivo Frankenstein. All'uscita fu un trionfo: plauso della critica, pubblico a gremire le sale, due candidature agli Oscar e altrettante ai Golden Globe, 5 Saturn (gli oscar del fantasy/horror) vinti. Cinquant'anni dopo riempie ancora le sale.