Tra fede, dubbio, intrigo e Trump: Conclave e The Brutalist volano verso il gran finale degli Oscar
Il 2 marzo sapremo chi si aggiudicherà le statuette più ambite del cinema mondiale. Ma nel frattempo due titoli vanno fortissimo

Come andrà a finire lo sapremo solo il 2 marzo, quando gli Oscar 2025 verranno assegnati. Ma nel frattempo arrivano segnali eloquenti sul gradimento dei film in gara per il massimo riconoscimento da parte dell'industria del cinema. Mentre alcune delle pellicole in nomination mostrano una sorta di filo rosso di temi, la battaglia tra fede, dubbio e intrigo di potere. Che molti stanno leggendo alla luce della rielezione di Trump e di come stia stravolgendo gli Usa.
Il caso Conclave e le chance della Rossellini
Nel frattempo è Conclave è il miglior film del 2024 per gli attori di Hollywood. Alla 31° edizione dei Sag Awards il 23 febbraio a Los Angeles, il thriller sull'elezione pontificia diretto da Edward Berger ha vinto il premio per il miglior cast di un'opera cinematografica: il riconoscimento più importante attribuito dal sindacato degli attori, che ha spesso anticipato la statuetta più ambita degli Oscar. E fa crescere le possibilità di vittoria finale per Isabella Rossellini, alla prima candidatura come migliore attrice non protagonista. Sul palco dei Sag i protagonisti, oltre a Rosellini anche Ralph Fiennes, John Lithgow e Sergio Castellitto. Conclave è lanciatissimo, con le sue otto candidature, forte anche del premio come miglior film ai recenti Bafta Awards.
Chalamet, è proprio il suo momento
I membri della Screen Actors Guild hanno anche proclamato miglior attore protagonista di un'opera cinematografica Timothée Chalamet. Il 29enne divo del momento, il cui periodo d'oro prosegue alla grande, è stato premiato per la sua trasformazione nel giovane Bob Dylan di A Complete Unknown di James Mangold. Questi gli altri Sag Awards: Miglior protagonista femminile a Demi Moore, ennesimo premio per il ruolo horror in The Substance, di Coralie Fargeat. Dopo il Golden Globes, il Critics choice, il Bafta e l'Independent Spirit, almeno per lei la statuetta del Dolby sembra scontata, soprattutto dopo le polemiche che hanno affossato la rivale Karla Sofía Gascón dopo i post razzisti e sessisti. Ottime chance per Zoe Saldaña, che ha aggiunto un altro trofeo alla serie di successi ottenuti come interprete secondaria in Emilia Pérez di Jacques Audiard. La prima statuetta della serata è andata a un altro favorito, Kieran Culkin di A Real Pain, come miglior non protagonista.
Le migliori serie
Molti colpi di scena anche nelle categorie relative alle serie tv, a parte Shogun che si conferma l'opera drammatica più premiata dell'anno e Jean Smart miglior attrice comica per Hacks. l'omologo maschile è andato a sorpresa a Martin Short per Only Murders in the Building. Dopo tre nomination consecutive agli Emmy per il ruolo del veterano direttore di Broadway riconvertito in podcaster, Short ha battuto l'eterno rivale Jeremy Allen White di The Bear. La serie crime ambientata a Manhattan ha portato a casa anche la statuetta al miglior cast di una serie comica, lasciando The Bear a bocca asciutta. "Non ci credo: non vinciamo mai!", ha esclamato Selena Gomez dal palco. Le quattro stagioni di questa commedia, infatti, avevano vinto solo sette Emmy, ma tutti in categorie tecniche. Il trofeo per il miglior attore maschile di una miniserie è andato a Colin Farrell per The Penguin, che ha già alzato il Critics Choice e il Golden Globe, ma Richard Gadd, protagonista di Baby Reindeer, aveva vinto l'Emmy e lo Spirit Award e sembrava il favorito.
La due volte premio Oscar Jane Fonda ha ritirato il premio alla carriera con un discorso appassionato puntellato da forti applausi e da due standing ovation. "Il vostro entusiasmo fa sembrare questo riconoscimento non tanto il tramonto della mia carriera, ma più un incoraggiamento. Il che è un bene, perché ho ancora parecchio da fare!', ha esclamato la 87enne. Fonda ha ricordato che il suo primo film, nel 1958, è stato realizzato durante il maccartismo: "Oggi è utile ricordare che Hollywood resiste".
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Resistere al tempo di Trump e Musk
Il film di Edward Berger sulla successione papale, che ha trionfato ai Sag e la settimana prima ai Bafta pur avendo finora ricevuto tiepida accoglienza nella stagione dei premi, a commentatori vicini a Trump come Megyn Kelly non è affatto piaciuto anche a causa alla sorpresa finale che ha provocato discussioni e polemiche. Considerando che il presidente si considera e si presenta come investito di tale potere da Dio. Religiosità, fede e resistenza al Male anche in un altro film pluri candidato agli Oscar, The Brutalist, con il protagonista Adrien Brody favorito come miglior protagonita, nel ruolo di architetto che prega due volte in sinagoga come sopravvissuto alla Shoah. Tema dominante di sottofondo anche di A Real Pain su due giovani cugini ebrei in viaggio in Polonia: in corsa per la migliore sceneggiatura di Jesse Eisenberg e Kieran Culkin, frontrunner come miglior non protagonista, la riflessione spirituale stavolta è sul trauma multigenerazionale a decenni dal genocidio.
Non succedeva da anni che Hollywood affrontasse così di petto temi religiosi: dopo Spotlight che nel 2015 vinse come Best Film per aver esposto le molestie sessuali dei preti nella Chiesa cattolica, I Due Papi di Fernando Meirelles del 2019 (tre nomination per Anthony Hopkins e Jonathan Price e la sceneggiatura) non è riuscito a sforare la categoria più prestigiosa. Questo potrebbe essere l'anno giusto.