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"Così nacque la supercazzola di mio padre Ugo in Amici miei". Retroscena di una sbornia-capolavoro

Gianmarco Tognazzi ha svelato, grazie a un racconto della madre, come fu completata la sceneggiatura del film. Con quella scena entrata nel mito

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Gianmarco Tognazzi (Ansa), a destra il padre Ugo nella prime delle scene con la 'supercazzola' di Amici miei
Gianmarco Tognazzi (Ansa), a destra il padre Ugo nella prime delle scene con la "supercazzola" di Amici miei

L'anno prossimo (1975) compirà 50 anni e resta una delle più belle e celebrate commedie italiane ciniche e scatenate sull'amicizia, sul provare a farsi beffe della vita, degli anni che passano, sfuggendo a problemi e fragilità a colpi di zingarate. E di Supercazzola. Il monologo surreale di Ugo Tognazzi ha contribuito al successo di Amici miei e ne è diventato un simbolo. Quando il conte Nello Mascetti, interpretato da Tognazzi, parte con il suo "Antani, blinda la supercazzola prematurata con doppio scappellamento a destra...tarapia tapioco" ci si piega in due dalle risate e non c'è spazio per altro. Ma come è nato questo piccolo grande classico surreale?

In mezzo a una sbronza da vino

E' stato Gianmarco Tognazzi, attore e figlio di Ugo, a svelare il retroscena dell'invenzione della supercazzola che torna in tutti e tre i film della saga scatenata di Amici Miei. Ospite a Pomezia del Festival Città Identitarie, Gianmarco Tognazzi ha svelato come sia stato il vino a mettere assieme le parole di Ugo Tognazzi con la penna dello sceneggiatore Piero De Bernardi. Il tutto cominciò 50 anni fa a casa di Tognazzi alle tre del mattino, in mezzo alle bottiglie semivuote del vino che già allora il grande attore produceva, con un ordine tra il serio e il faceto di Ugo all'amico Piero: "Allora scrivi. Eh? scrivi: tarapia". E lo sceneggiatore, ubriaco come l'attore, si fece scrupolo di aver capito bene e chiese: "Terapia? No tarapia. Poi: tapioco. Tapioca? No, tapioco, come fosse Antani". E via di questo passo, inventando parole assurde ma plausibili dette con convinzione per ingannare e prendere in giro l'interlocutore. Che può essere un vigile urbano, un amore che sta andando a pezzi, un'alta autorità e perfino il cuoco gigantesco che scopri essersi approfittato di tua figlia mentre lei, lavorando al ristorante, si discolpa precisando: "Sparecchiavo".

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Come se fosse Antani e Tapioco, i vini Tognazzi

Gianmarco Tognazzi ha scoperto solo da poco, grazie a una confidenza fattagli da sua madre, che lo scioglilingua senza senso ma divertentissimo che è la supercazzola è frutto dell'estro surreale di Ugo Tognazzi nel posto in cui amava più stare quando non era sul set. La cucina, con abbondante vino e amici attorno. Quell'ubriacatura ha partorito un classico del cinema italiano, e quel classico è celebrato dai vini che Gianmarco Tognazzi continua a produrre e a cui ha dato i nomi di Come se fosse, Antani e Tapioco

 

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