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Martin Scorsese a sorpresa: “I 30 secondi più belli della mia vita? Quelli con Giorgio Armani. Ecco cosa è successo”

Il maestro è ancora un fiume in piena e racconta gli episodi determinanti della sua formazione, ma anche i progetti futuri in pieno divenire

Andrea Giordanodi Andrea Giordano   

I restauri dei film, i Rolling Stone, le influenze, la ricetta delle lasagne della mamma, “era la migliore”, e quei 30 secondi, importanti, da ricordare, e che qualcuno gli chiede. “Beh immagino si riferisca al mio lavoro, non nella vita. Furono quelli insieme a Giorgio Armani per cui girai uno spot negli anni’80, in cui una ragazza e un ragazzo si incontrano in una stanza”. A parlare spedito, suono della voce inimitabile, è Martin Scorsese, Orso d’Oro alla carriera all’ultima Berlinale, accolto con tutti gli onori che merita, celebrato tra i pochi eroi-registi contemporanei e moderni, lo stesso capace di attraversare generazioni di appassionati, ed essere ancora lì, con il suo ultimo gioiello, Killers of The Flower Moon, protagonista con 10 nomination all’Oscar. Lo incontriamo prima in una conferenza stampa fiume, stracolma in ogni ordine di posto, con file chilometriche anche due ore prima, e poi nella serata celebrativa, omaggiato da Wim Wenders e da una platea commossa, che non smette di battere le mani nel rivedere le sue creazioni.

Il maestro, che si definisce “un mistero”, affronta un po’ di tutto, scherza e risponde divertito, narra ciò che gli appassiona di più. “Il cinema è arte, si sta solo trasformando”, racconta. “Quando andiamo a restaurare i film (si riferisce alla sua Film Foundation, ndr) Inizialmente cerchiamo quelli che c’hanno influenzato, copie nuove, siano di De Palma, Steven Spielberg, Paul Schrader. Siamo tutti cresciuti e formati insieme, eravamo un piccolo gruppo nel 1971. Di fondo c’è sempre la magia di scoprire qualcosa di nuovo, mi è successo fin da bambino.

La fame di cultura e istruzione

I miei non avevano libri in casa, non vengo da una famiglia o da un quartiere di intellettuali, guardare film appunto mi ha cambiato la vita. Ne ho visti tantissimi, soprattutto stranieri, devo molto al cinema italiano, ma anche a Kurosawa, a 5 anni vidi i primi lavori del Neorealismo Italiano, a 10 un capolavoro come Il fiume di Jean Renoir, e poi tutto il resto.

Non bisogna aver paura del cambiamento o della tecnologia

Scorsese alle nuove generazioni di cineasti

“Forse, ragazzi simili in tutto il mondo potrebbero vedere un film ed esserne colpiti, o potrebbero non fare film o altro, ma ciò potrebbe cambiare le loro vite", ha detto. “Sono molto triste per la precarietà della vita, ma non deve essere così. La gente dice che il mondo intero morirà e so che stiamo andando verso il sole, la luna o qualcosa del genere, ma nel frattempo siamo tutti qui. Quindi comunichiamo. Comunichiamo attraverso l’arte. Dobbiamo prenderci tutti il rischio di essere valutati, la critica è un'analisi fondamentale. Specie in questa fase, dove abbiamo alle spalle 100 anni di cinema, anche il cinema muto è recuperabile grazie ai restauri di qualità, chiunque può accedervi.

La critica cinematografica, oggi, deve indirizzare i giovani ad orientarsi nelle scelte

Nel finale di giornata conferma poi la nuova sfida, e “un nuovo film tra due anni”. La gente, nello scenario del Berlinale Palast, applaude. Un lavoro che, dopo gli incontri con Papa Francesco, probabilmente sarà focalizzato sulla cristianità e il tema della fede, a cui pensa fin dai tempi in cui, ragazzo, nel periodo in cui si interessò anche al sacerdozio. Dunque Scorsese va avanti, nessun dubbio al riguardo. E dunque alla lista di capolavori memorabili, da Taxi Driver a Hugo Cabret, a The Departed, riproiettato proprio ieri sera sul grande schermo, ora possiamo sperarne di vederne altri.

Andrea Giordanodi Andrea Giordano   
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