Le confessioni intime e la gara a sfidarsi dentro il taxi. Perché "Una notte a New York" piace a tutti
La recensione del film d'esordio di Christy Hall che lo ha anche scritto. A sorpresa, questo piccolo film, è un successo costruito con semplicità e intelligenza
"Deve esserci stato un incidente, mi spiace tesoro". "Beh, la mia tariffa è fissa". E in queste due battute c'è il vero avvio e il senso di un film gioiellino che battezza una coppia di interpreti perfetti e sta andando bene al botteghino mentre conquista la critica. Una notte a New York, esordio alla regia di Christy Hall, già sceneggiatrice apprezzata per It Ends With Us, è proprio quel che il titolo dice. Una corsa in taxi per la Grande Mela, con l'auto che attraversa la città che ancora una volta diventa specchio del mondo intero, come la macchina che l'attraversa è specchio del mondo interiore della ragazza (proprio così, senza nome, intepretata da Dakota Johnson) e di Clark (Sean Penn), il tassista che l'ha presa a bordo.
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Confessioni intime e una sfida dentro l'abitacolo
Una notte a New York va dalle parti del miglior cinema parlato di Woody Allen ma senza l'elemento apertamente comico, ed echeggia altri lavori che hanno saputo trasformare New York in un microcosmo in cui tutti si possono rispecchiare. Come Smoke di Wayne Wang, tratto dai romanzi di Auster, e certi film di Jarmush. La mente corre all'inarrivabile Taxi Driver di Scorsese, ma qui non c'è la violenza e l'inferno psicotico e dannato di una persona sola contro il mondo. Tutto è semplice, lineare, quotidiano, in questo piccolo film gioiello di scrittura (sceneggiatura della stessa Hall) e di equilibrio. Dove i misteri della agazza senza nome interpretata dalla Johnson vengono pian piano "bucati" dall'uomo che la ossessiona con messaggi sporchi e allusivi sul suo smartphone, con richieste di foto esplicite, e dalla crescente intimità con Clark. Un tassista che ancora una volta è il Caronte che porta la passeggera fra i gironi della città e dell'esistenza. Comincia così un gioco a svelare la propria identità, partendo dai rapporti con le persone care, avute e perse. Una sfida a chi sorprende l'altro con le proprie piccole-grandi rivelazioni.
La dignità femminile e un patto di fiducia
Mentre le conversazioni, i botta e risposta, punteggiati da scorci della città (percorsa dall'aeroporto Jfk con tariffa fissa, il che permette di vivere con meno disagio anche i rallentamenti stradali) e ciò che accade per strada saldano il patto di fiducia fra la girlie e Clark, ogni giro di ruota è uno scoprirsi, spogliare un po' del proprio pudore e della riservatezza sotto cui vorresti nascondere quel che è difficile dire, gli errori fatti, le felicità avute e disperse, i rapporti familiari, una gravidanza che diventa il vero detonatore finale di tutta la storia, Penn e Dakota Johnson (in splendida forma) arrivano a fine corsa fino al cuore dello spettatore. E dimostrano che bastano anche pochi soldi, ma molta sincerità e intensità per fare un bel film. Che sì, sta centrando il cuore di molti e molte, col suo sottotesto diginità femminile perduta e ritrovata.