Oliver Stone "pagato dai dittatori per trasformare interviste in film di propaganda". Esplode il caso
Da Castro a Chavez, da Putin e a seguire Erdogan e Nazarbaev. Con finanziamenti del socio ucraino. Der Spiegel svela le carte sull'attività del regista
I baffi, portati per diverso tempo "come quelli dei dittatori", gli faceva notare il giornalista. Ma ora quei baffi che lo seguivano mentre intervistava Fidel Castro o Hugo Chavez, Oliver Stone non li porta più. Non si è mai pentito di aver detto a Der Spiegel che lo intervistava nel 2010: "L'America è un impero che non funziona più. Penso che in Paesi dell'America Latina siano un po' più avanti di noi. I loro leader provengono da persone come Hugo (Chavez, ndr) che è un ex soldato. Dittatore? Macché, il Venezuela è una democrazia". Quello Spiegel che dopo la serie a puntate di Stone su Vladimir Putin, ritratto come un leader critico verso l'Occidente e portatore di una visione alternativa e affascinante del mondo, è tornato ad occuparsi del regista di Platoon, Wall Street e Nato il 4 luglio. Partendo da una vecchia regola giornalistica sempre valida: follow the money. Segui il percorso dei soldi e capirai come va il mondo.
L'amico Vladimir e il socio finanziatore ucraino
Una inchiesta a dieci mani del settimanale tedesco più letto, con una tiratura media di un milione di copie, mostra e commenta documenti interni sulla provenienza del denaro che sta finanziando le ultime imprese registiche del regista americano che in Usa non ci sta tanto bene, pur adorando New York "perché per quanto decaduta resta la mia bellissima Babilonia". Il cuore di quell'inchiesta si raccoglie attorno a un nome e ai soldi che fa circolare: il documentarista ucraino Igor Lopatonok, 56enne che da negli ultimi tempi è partner produttivo di Oliver Stone e che prenderebbe i fondi messi a disposizione da figure dittatoriali per girare film o miniserie "agiografiche" sulla loro figura e il loro operato. I prossimi in lista sarebbero il presidente turco Erdogan, il leader bielorusso Lukashenko, quello azero Aliyev. Mentre sarebbe già stato realizzato Qazaq: History of the Golden Man per voce unica, quella del a lungo presidente kazako Nursultan Nazarbaev. Sempre con la solita ricetta: fondi a disposizione e domande pilotate perché approvate preventivamente dall'intervistato.
"L'Occidente stia attento ai suoi errori"
Di cinema di propaganda è piena la Storia, così come di atteggiamenti molto diversi di fronte all'offerta di diventare un "cineasta di corte". Pensiamo a cosa avvenne durante il nazismo, quando la geniale Leni Riefenstahl accettò di diventare l'occhio registico che lustrasse il culto di e l'immagine di Hitler. Mentre di fronte alla stessa proposta da parte del fuhrer, un altro padre della settima arte, Fritz Lang, lasciò quella notte stessa la Germania, direzione Francia e poi Usa. E non si pentì mai della scelta. Stone da che parte sta? Mentre la serie di interviste e di documentari biografici da lui diretta cresce di numero, con il socio Lopanotok, torna alla mente un frammento di The Vladimir Putin Interviews in cui colui che di fatto e in vario ruolo domina la Russia da 20 anni, è impegnato in una guerra in Ucraina contro "l'invadenza dell'Ue e della Nato" e quindi degli Usa, dice: "Ci sono due minacce in atto contro di noi. La prima è la vicinanza del sistema missilistico americano ai nostri confini, nei Paesi dell'Est, e la seconda è il modo in cui le piattaforme di lancio possono essere allestite in poco tempo. Se queste armi venissero puntate contro di noi, anche da navi che circondassero il nostro territorio, questo sarebbe un errore commesso dai nostri partner. Perché avrebbero da noi una risposta adeguata, con una nuova corsa agli armamenti. Forse siamo meno sofisticati di loro, ma le assicuro che il sistema a cui stiamo lavorando sarà molto...efficace". Detto da Putin con pausa ad effetto, musica da thriller in sottofondo e sguardo dritto verso la macchina da presa. Verso di noi.