"Torregiani ammazzato da Cesare Battisti: raccontiamo la resistenza di un uomo fino all'ultimo"
L’attore romano nel film Ero in guerra ma non lo sapevo interpreta il gioielliere ucciso nel 1979 dai terroristi. Un uomo messo in “lockdown forzato” che in qualche modo richiama l’isolamento oggi
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Francesco Montanari porta sul grande schermo Pierluigi Torregiani, il gioielliere che nel febbraio del 1979 fu assassinato dai terroristi del PAC (Proletari Armati per il Comunismo), capitanati da Cesare Battisti. L’attore romano in Ero in guerra ma non lo sapevo di Fabio Resinaro (nelle sale il 24, 25 e 26 gennaio) interpreta l’uomo caparbio, un lavoratore di Milano pragmatico che non accetta di essere messo sotto scacco dal terrorismo e di avere paura dei rapinatori. Anche a discapito della vita.
Una vita stroncata nel suo momento migliore
Gli affari del Torregiani vanno bene: con il negozio e le televendite mantiene la famiglia composta da Elena (Laura Chiatti) e dai due figli adottivi. L’idea è aprire una nuova gioielleria, anche se i fatti di cronaca non sono confortanti. Il gioielliere prosegue sulla sua strada fino a quando in un ristorante si trova invischiato in una rapina, insieme alla figlia. In quel frangente reagisce, muore un attentatore e da allora viene preso di mira dalla stampa e dipinto come un giustiziere borghese che non ha paura dei banditi. La sua vita cambia, riceve minacce e intimidazioni. La polizia gli concede la scorta anche se lui non la vorrebbe. La sua è una battaglia personale che pagherà con la vita il 16 febbraio 1979.
Il lockdown di un essere umano
«Torregiani viene messo in una sorta di lockdown forzato”, afferma il regista. Il terrorismo degli anni Settanta improvvisamente si riflette negli anni della pandemia, dove la società è stata messa in lockdown. “Paradossalmente quel senso di claustrofobia che ha vissuto quell’uomo, il suo stato di impotenza e di sofferenza lo abbiamo sentito anche noi”, racconta Montanari, “in quel caso però Torregiani era solo, noi invece abbiamo condiviso quello stato d’animo. E poi Torregiani non è stato compreso, si è sentito impotente perché in nome della sua libertà non accettava le scelte del sistema”.
I no vax che levano la libertà agli altri
Sempre in tema di possibili parallelismi tra ieri e oggi vengono in mente i no vax, che in nome della libertà si oppongono al sistema. “C’è una differenza sostanziale: i no vax per la loro libertà ledono la libertà degli altri”, commenta l’attore romano, “il Torregiani lede solo a sé stesso. Il protagonista infatti è un uomo che non accetta le imposizioni dall’alto e che ricadono sul suo operato. Per questo è pronto a combattere con le unghie e i denti. Nel momento in cui si rende conto del pericolo arriva la morte, la pena capitale, perché figlio di un’ingiustizia veicolata”.
Ero in guerra ma non lo sapevo non si sofferma sulla vicenda politica, sulle conseguenze di quella morte tanto dibattuta, sull’arresto di Cesare Battisti avvenuto solo nel 2019 dopo 30 anni di latitanza, ma sull’uomo, sul suo rapporto con la moglie e i figli, sul suo coraggio, la malattia e soprattutto sul lavoratore che ogni mattina si alzava alle 5 e faceva lo sforo di sorridere alla vita.
Ero in guerra ma non lo sapevo non si sofferma sulla vicenda politica, sulle conseguenze di quella morte tanto dibattuta, sull’arresto di Cesare Battisti avvenuto solo nel 2019 dopo 30 anni di latitanza, ma sull’uomo, sul suo rapporto con la moglie e i figli, sul suo coraggio, la malattia e soprattutto sul lavoratore che ogni mattina si alzava alle 5 e faceva lo sforo di sorridere alla vita.
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