"Un mondo a parte", il film che piace e commuove. Milani e Cortellesi, coniugi da record ai botteghini
"C’è ancora domani” è fatto il maggior incasso l'anno scorso, "Un mondo a parte" è quello che ha incassato di più quest'anno. Film fenomeni? "Film fenomeni?: Non scherziamo, quello di Paola è un fenomeno vero, il mio è un piccolo film…”
“C’è ancora domani”, il film di Paola Cortellesi, è stato il maggior incasso del 2023, “Un mondo a parte”, il film di Riccardo Milani ancora nelle arene estive è il maggior incasso italiano nel 2024.
E quindi? Quindi Riccardo Milani e Paola Cortellesi sono marito e moglie, una splendida coppia, di una solarità unica, ma anche molto ironici, un piacere incontrarli e conoscerli.
Ci vorrebbe Plutarco per raccontare il loro ultimo anno. Vite parallele anche quando si sono incontrati con i produttori di Wildside, che è una costola di Fremantle, società gestita da un genio di valore assoluto, professionale e umano, come Andrea Scrosati. E proprio Wildiside è mamma e papà di entrambi i film. Anche se non tutto è stato così semplice, anzi.
Ci ha raccontato Paola: “Quando ho proposto “C’è ancora domani” parlando di un film in bianco e nero ambientato negli anni Quaranta, giustamente mi hanno guardata come si guarda una matta. Poi, si sono fidati...”. Ed è andata bene.
E non è che sia andata molto diversamente a Riccardo quando ha proposto ai produttori, probabilmente mitridatizzati dall’incontro con Paola, “un film ambientato sotto la neve in Abruzzo con quasi tutti attori non professionisti, ma bimbi, lavoratori, abitanti del Parco Nazionale d’Abruzzo. Mi hanno guardato un po’ strani, poi si sono fidati...”. Ed è riandata bene.
Poi, certo, Riccardo con noi respinge con forza il parallelo fra i due film “fenomeni”: “Non scherziamo, quello di Paola è un fenomeno vero, il mio è un piccolo film…”.
E l’Abruzzo, Vasto ma anche Pescasseroli, posto dell’anima di Riccardo e Paola, è anche il luogo dove è stato ambientato il loro primo film insieme, che si chiamava proprio “Il posto dell’anima” e raccontava la chiusura di una fabbrica in Abruzzo da parte di una multinazionale. In qualche modo è lì non dove si sono conosciuti per la prima volta, ma dove probabilmente si è consolidato l’amore.
Ecco, raccontare tutto questo a Castelvecchio di Rocca Barbena, entroterra di Albenga, provincia di Savona, Liguria, ha un senso particolare, perché la proiezione del film avviene in un Comune - uno dei borghi più belli d’Italia, certificato anche dal Touring Club Italiano fra le mete imperdibili di questa estate – di 127 abitanti. E ad assistere a “Un mondo a parte” in piazza della Torre sono quasi altrettanti contando anche i bambini che assistono gratis, come fosse una curva Nord del cuore, con alcune signore di Vecersio, una frazione di Castelvecchio che hanno le lacrime agli occhi, nonostante sia un film che fa anche ridere: “Noi l’abbiamo vissuta la storia della scuola che chiude e questo film la racconta benissimo, con un tocco delicato e commovente. Non potete capire quanto è forte l’emozione che ci avete regalato”. Del resto, siamo al “FestivAlContrario” che le straordinarie direttrici artistiche Vera Marenco e Manuela Litro - con la capacità di sfiorare temi e persone entrando dentro di noi per poi non uscirne mai più, di avvicinarsi con un tocco che resta e resterà indimenticabile, e quell’avvicinamento per te è proprio il posto dell’anima - hanno dedicato proprio alla valorizzazione dell’entroterra e alla voglia di far vivere i borghi.
Insomma, racconta Milani, “sono davvero felice che questo film sia il più visto fra gli italiani nel 2024, superando anche alcuni kolossal hollywoodiani e abbiamo accompagnato questa storia in giro per l’Italia, confrontandoci con il pubblico e sentendo sempre emozioni forti, sono contentissimo di questo. Gli abruzzesi sono gente che conosco bene e ci ho messo dentro tutta la mia esperienza, ma in posti come questo e in tutta Italia comprendo che è una realtà comune al nostro Paese”.
In questo giro d’Italia, passato anche per Genova, Riccardo fa il racconto degli aneddoti sul lato umano di questi splendidi attori, con i titoli di coda che raccontano le loro vere professioni e sono film nel film: “Ci sono tantissimi aneddoti, dal regalo di una pecora e non del motorino per il compleanno dei 14 anni di un ragazzo, il senso della misura del popolo abruzzese rispetto alla difficoltà, il fatto che praticamente ha nevicato durante tutte le riprese...Quantomeno non abbiamo faticato troppo con la neve artificiale…”.
Ride, Milani. Perchè non è un regista che racconta un posto, è un regista che “lo vive” e lo fa 365 giorni all’anno, non solo quando è più comodo farlo. Lui e Paola anche quest’estate dopo un anno di superlavoro, con una toccata in Sardegna, come sempre hanno proprio scelto queste montagne anche per le vacanze. E il racconto di uno dei protagonisti del film è il senso di tutto questo: “I turisti vengono d’estate e si innamorano di tutto questo, oppure in autunno e fotografano le piante per i loro social, foliage lo chiamano... Poi, però, il fine settimana finisce e restano i giorni dal lunedì al venerdì. Poi, però, i tre mesi estivi e anche settembre e ottobre finiscono, e restano novembre e l’inverno che qui è pesante…”.
Il regista ricorda “le scene a meno 12-13 gradi e Antonio Albanese che doveva girare in mocassini e vestiti di cotone, l’escursione termica di 60 gradi durante le riprese, da meno 25 a più 35…” e, quando presentò il film da Fabio Fazio insieme a Virginia Raffaele, Antonio ricordò di come fosse realmente impaurito dall’enorme cervo che Milani gli si parò di fronte: “Il più grande che avessi mai visto…”.
Nonostante il cervo la premiata ditta Milani-Albanese va avanti gioiosamente, spinta da quella che è certamente un’affinità umana – sono fra le persone migliori che abbia mai conosciuto nel mondo dello spettacolo – prima ancora che professionale: “Siamo arrivati al quinto film insieme…”.
Così come c’è un altro aspetto che ritorna oltre ad Albanese: l’ironia sulla microcorruzione quotidiana di tutti noi che in fondo è la poetica di Milani, ma che in qualche modo è anche la forza dell’Italia, come nella scena finale di Claudio Bisio in “Benvenuto presidente”. Con il regista che racconta: “Io tendo a fidarmi di chi ne sa più di me su un tema, ad esempio su quelli scientifici e credo che un medico ne sappia di più dei social…”.
A fronte di tanto moralismo che c’è in giro, il cinema (e la persona) di Riccardo Milani sono morali. Tanta roba, di questi tempi.