Michele Placido: “Stavolta ho preso a schiaffi qualcuno. Il David? Mi dissero che a Kim Rossi Stuart non si poteva”
Videointervista all'attore e regista che firma "Eterno visionario" e ci consega un Pirandello inedito, lacerato tra il rapporto difficile con la moglie, affetta da una forma di follia, e la passione per la sua musa, amore proibito
Michele Placido non ha filtri, dice (per fortuna) quello che pensa, e lo fa travolto da un appassionato senso di verità.
Da attore, ma soprattutto come regista, in anni recenti, ha osato, rimanendo ancorato a un sistema (cinematografico e
narrativo), e nello stesso tempo cercando di scardinarlo, indirizzando il proprio sguardo verso un pubblico giovane, moderno, probabilmente lo stesso che non lo conosce a tutto tondo e ne sta invece scoprendo capacità, senso del reale.
È un’operazione affascinante e tenace la sua, meritevole sotto tutti i punti di vista, per nulla ambiziosa.
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Pirandello
È il desiderio semmai di un uomo e artista, capace oltremodo di bypassare il pregiudizio nei suoi confronti. Placido fa
leva sull’esperienza, di vita, palcoscenico, nei set, tra successo e qualche caduta, mai domo, mai rassegnato, neanche dai
problemi fisici degli ultimi tempi, perché in lui (con)vive il fuoco dei grandi autori, impazienti di lavorare, raccontare.
Eterno Visionario, quindicesima regia (in sala dal 7 novembre, distribuito da 01 distribution), ispirato dal libro di
Matteo Collura, “Il gioco delle parti”, è l’ulteriore tassello di un mosaico personale, probabilmente quello a cui tiene di
più, visto il personaggio da esplorare: Luigi Pirandello. Una sorta di “padre putativo”, lui che la figura paterna non l’hai
mai avuta o non lo ha visto recitare, in grado di insegnargli però sempre qualcosa, in ogni momento, a cui ha dedicato lui
stesso spettacoli, messe in scene teatrali. Il film, in questo caso, ci mostra il grande scrittore e drammaturgo siciliano da
un punto di vista inedito, non solo professionale: diviso tra il rapporto tormentato e difficile con la moglie, Antonietta
Portulano (interpretata da Valeria Bruni Tedeschi), afflitta da una forma di follia, i conflitti con i figli e la passione
dirompente (ma platonica) per Marta Abba (Federica Luna Vincenti, qui anche nelle vesti di co-produttrice), sua musa
e amore proibito. Un omaggio sincero e privato dell’artista, in uscita proprio nel novantesimo anniversario
dell’assegnazione del Premio Nobel per la letteratura, consegnato l’8 novembre 1934.
Gli spettatori vanno presi a schiaffi
Fabrizio Bentivoglio (per lui e la Bruni Tedeschi è un ritorno, stessi ruoli, allora giovanili, 25 anni dopo La balia di
Marco Bellocchio, ndr), è l’incarnazione, parola, contenuto e sostanza, di un Pirandello perfetto, che ad un certo punto
pronuncia una frase simbolica, ” Gli spettatori vanno provocati, presi a schiaffi”, la stessa di cui chiediamo conto proprio a Placido.“Solo Pirandello poteva dire una cosa del genere”, risponde. “Non sono mai stato un ideologico, sono
stato in polizia tre anni, prima ancora in collegio, volevo diventare prete. Quello che mi è rimasto dentro è il ‘68,
anche se oggi, in questo momento politico, ci sono errori da entrambe le parti secondo me: sono troppo ideologici e
dobbiamo, noi come artisti di cinema, e voi come giornalisti, uscire fuori da certi schemi e meccanismi.
Faccio un esempio, anche abbastanza politico molto importante: i giovanissimi sanno poco o niente del Fascismo,
anzi sono portati, il mio figlio più piccolo, anche istintivamente, a essere confusi, e siccome non capiscono niente si
ritrovano a fare delle riflessioni ideologiche. Poi uno spera che le cose cambino. Noi dobbiamo avere molto più
coraggio a dire le cose come stanno. Bisogna forse prendere a schiaffi anche i politici?”.
Quando mi dissero che Kim Rossi Stuart non poteva essere premiato
“La maggior parte dei miei collaboratori è formata da giovanissimi. Guardi a L’ombra di Caravaggio: siamo riusciti con
quel film a far scoprire un personaggio come lui che ha rivoluzionato la pittura, o a Vallanzasca, diventato poi un
classico, un ribelle che sceglie il male. Non lo hanno candidato ai David di Donatello, mi dissero c’è il Presidente della
Repubblica, non possiamo premiare un attore come Kim Rossi Stuart che era bravissimo. Non commento. Io cerco di
trovare un linguaggio pop, comprensibile, e, forse, essendo padre di tanti figli, non mi rivolgo ad un pubblico âgé, ma a
quei giovani che magari non amano il teatro, il cinema in genere. Le scuole ci stanno chiedendo di vedere il film, gli
insegnanti hanno trovato il nostro Pirandello inaspettato e contemporaneo. Abbiamo allora preso a schiaffi qualcuno”.