"Maria", il film sulla Schneider che spaventa Cannes e Bertolucci con l'ombra dello "stupro" sul set
E' fra i titoli annunciati e attesi, tratto dal libro scritto dalla cugina giornalista dell'attrice scomparsa. C'è il rischio distruggere il regista

"Va' a prendere il burro" dice nel cuore di Ultimo tango a Parigi Marlon Brando a una Maria Schneider. Inconsapevole. E lei quel panetto di burro glielo porta. Non sapendo come Brando, il Paul soffererente, affascinante e misterioso del film, lo userà su di lei. La scena è una delle più citate e commentate della storia del cinema e sta dentro il film italiano più visto di sempre nel mondo. Diretto da Bernardo Bertolucci nel 1972 che di come fu diretta quella scena si pentì solo nel 2016, due anni prima della sua morte. Maria Schneider, la Jeanne libera, carnale e giovanissima di Ultimo tango, di quella scena si è lamentata per tutta la vita. Dicendo di essersi sentita "violentata" da Bertolucci e Brando, e presa alla sprovvista sul set. Per questo Maria, il biopic che verrà presentato al Festival di Cannes, incuriosisce, preoccupa e spaventa. Lo scrive e dirige Jessica Palud.
Bernardo a pezzi
Maria spaventa perché tira ancora aria di MeToo, di rese dei conti, di distruzione di maschi che sono stati in posizioni di potere e prestigio. In Francia il tema è caldissimo, quanto e più che negli Usa, e i guai in cui sono caduti Gerard Depardieu e Alain Corneau (nessuna pietà per quest'ultimo scomparso da anni) non fanno presagire niente di buono per la memoria di Bernardo Bertolucci, che rischia di essere fatta a pezzi. Perché Maria, in cui la Schneider è interpretata da Anamaria Vartolomei, Bertolucci da Giuseppe Maggio e Marlon Brando da Matt Dillon, è tratto dal libro biografico Tu t'appelais Maria, scritto da sua cugina giornalista, Vanessa, che anni fa all'uscita fu un autentico boato. Fu quest'ultima a calcare la mano sull'attrice "stuprata" per come fu girata la quella scena di sesso contro natura.
La difesa di Bertolucci, sempre insufficiente
Il regista emiliano si è sempre difeso dicendo che quella scena, indubbiamente forte e disturbante, era nel copione e che Maria Schneider ne conoscenva l'esistenza. Le modalità esatte però non erano state descritte, e l'idea del panetto di burro da usare "alla bisogna" nacque sul set, senza avvisarla perché, come disse Bertolucci anni dopo al Corriere della Sera, "volevo una reazione realistica, vera, da ragazza, non da attrice che usa tecniche di recitazione". Da allora i due non si sono più parlati, lei lo ha sempre odiato, ha detestato il film, ne ha parlato male in molte occasioni. Ma in Maria c'è molto altro: una vita dolente, violenta, icline agli abusi, dell'attrice figlia di un grande attore, Daniel Gelin, con cui i rapporti furono sempre difficili. Come difficile era lei anche su altri set, dove peraltro l'immagine di "peccatrice" disinibita e libera continuò a portarsela con sé. Maria andrà in proiezione a Cannes, e se si teme la nuova ondata di fango e rabbia contro lo stupratore Bertolucci, bisognerebbe ricordare alla protesta femminista e agli spettatoria di memoria cota, quel che di lì a poco, nello stesso Ultimo tango, fa Maria Schneider a Marlon Brando dopo la richiesta di lui "tagliati le unghie". Molto più esplicito, volendo. E forse non a caso. Erano altri tempi, si cacciavano altre streghe.