Christopher Lambert a cuore aperto: “Io ancora sex symbol per le donne? È un problema loro”
Il legame con l'Italia anche per le ex compagne e i dettagli inediti sul cult "Highlander": "Sean Connery era una persona semplice, niente stronzate, niente star system. Mi ha aiutato"

L’Italia gli è rimasta nel cuore, letteralmente parlando, non solo per le compagne che ha avuto, oltre ad Alba Parietti l’attrice Camilla Ferranti, ma anche perché il cinema nostrano si è impreziosito talvolta della sua presenza. A parlare è Christopher Lambert, 66 anni, l’ultimo, vero (immortale) Highlander del grande schermo, apparso qualche giorno fa alla Berlinale. L’occasione è stata la presenza di un nuovo thriller, già disponibile su diverse piattaforme streaming, dal titolo It’s not over, diretto, scritto, e coprodotto (insieme a Gianluca Varriale), da Alessandro Riccardi, autore del soggetto originale, “Una voce dal buio”. Una storia in cui interpreta il padre di una ragazza, che lungo il percorso nasconde però qualcosa di insospettabile.
Quando lo incontriamo, nella hall di un albergo vicino a Potsdamer Platz, ci accoglie col sorriso di chi ha voglia di raccontarsi, calibrando, com’è nel suo stile, parole e pensieri, aneddoti, di una carriera però lunga e prolifica, in cui è stato uno dei protagonisti assoluti negli anni ‘80-’90, spaziando successivamente in ruoli, progetti e collaborazioni.
Di nuovo la Scozia nel suo destino di attore, visto che avete girato proprio lì
"Il film avrebbe potuto essere girato ovunque, ma hanno deciso di farlo perché in effetti i luoghi, hanno qualcosa di molto speciale, di drammatico, dal punto di vista paesaggistico, la Scozia ha una sensazione di asprezza, di genuinità".
La prima volta era capitato in Highlander, diventata poi una pellicola generazionale. Cosa ricorda di quel set?
"Quando lessi la sceneggiatura, la cosa che mi colpì fu il lato romantico dell'immortalità, non è un film d’azione. Incontrai il regista, Russell Mulcahy, di lui avevo visto Razorback - Oltre l'urlo del demonio, e alcuni videoclip, e pensai subito che fosse geniale, visivamente intelligente, avanti coi tempi, anche per oggi. Highlander andava in questa direzione, era un insieme di combinazioni, la storia, la musica dei Queens, la transizione dal passato al presente".

E poi ovviamente per la presenza di Sean Connery
"Era una persona semplice, di grande umanità. Niente stronzate, niente star system, sapeva farsi voler bene. Creammo un ottimo rapporto, mi aiutava ad affinare meglio l'accento scozzese".
Il lancio internazionale arrivò però nel 1984 con Greystoke – La leggenda di Tarzan, signore delle scimmie di Hugh Hudson, scomparso peraltro qualche giorno fa.
"L’unica cosa che ricordo davvero è nel momento in cui proprio Hugh Hudson decise di scegliermi per il ruolo di Tarzan. L'ho guardato, dicendogli che avevo paura. Mi disse “non adesso, ma di averne solo quando sarebbe uscito il film”
Perché?
"Il film ebbe un grande successo. All'improvviso la mia vita, così come stava andando, è cambiata. Ma ho sempre imparato a tenere a mente una lezione, quella di rimanere con i piedi per terra, di non montarmi la testa, di non comportarmi diversamente. Rimane te stesso, non fingere di essere qualcun altro perché all'improvviso sei famoso".
Fonte di ispirazione, icona, sex symbol, amatissimo (ancora) da molte donne. Che sensazione prova se ci pensa?
"È un loro problema, certo non sarò io a fermarle (ride, ndr). Io rimango coi piedi ben piantati a terra, concentrato su ci sono, e cosa posso dare alla gente. Dopo 45 anni di carriera sono indubbiamente felice, adoro soprattutto il fatto che il pubblico mi ami e rispetti ancora, merito di film come Highlander appunto. Il successo però non ha cambiato nulla"
Ora il testimone passa simbolicamente nelle mani di sua figlia, Eleanor, attrice pure lei
"Un giorno tornò da scuola, dicendomi che stavano studiando Subway, diretto da Luc Besson, un poliziesco diventato ormai di culto, che parla di conflitti generazionali, che io girai nel 1985. È stato uno shock. Ai miei tempi non succedevano situazioni del genere, ma poi ho trovato interessante vederla appassionarsi nell’analizzarlo. Quando io ho iniziato a fare l’attore ci avventuravano a sfide sempre più diverse, però esistevano 3 canali tv in Francia, forse 50 in America. Oggi ne abbiamo 600, molte più persone vogliono recitare, essere modelli, influencer, per lei è una sfida oltremodo più grande da affrontare".
Cosa la spinge a continuare?
"Il motivo per cui proseguo, ogni anno faccio due-tre film, lo racchiudo tutto in una parola: vita. È la mia vita. Ma faccio molto altro, come imprenditore, dividendomi tra attività in hotel, ristoranti, sto spesso al telefono. Ma è importante tenermi sempre occupato, poi seguo una mia filosofia".
Sarebbe?
"Vai fino alla fine. Non fermarti mai nel mezzo"
Cosa ha scoperto di se maggiormente in tanti anni?
"A non provare a fingere di essere qualcun altro, mentre come uomo a rimanere me stesso, essere consapevole del fatto che intorno si è circondati spesso da sofferenza, dolore, dunque bisogna capire la fortuna che si è raggiunto".
Lei ha più dato o ricevuto?
"Più ricevuto, intendo dalle persone"
Chi sono le persone che ama di più oggi?
"Mia figlia è in cima alla lista, poi c’è la mia prima moglie (Diane Lane, ndr), e pochi amici, che però mi conoscono bene, sanno chi sono davvero. L’amore, in fondo, è una delle chiavi per scoprire qualcosa riguardo te stesso, e gli altri"