Guerra fra attrici su Israele e Gaza, nani offesi da quelli digitali, incassi deludenti. Biancaneve "woke" è nei guai
Il kolossal live action della Disney non è un flop ma incassa meno del previsto, genera polemiche, minacce e scontri. E voleva essere campione di correttezza

Primo in Italia al box office ma senza cifre spaccatutto, e altrove? Biancaneve, dal cui titolo sono stati prontamente rimossi i Sette nani, non si sa mai che questa categoria si possa offendere, va benino ma non benissimo. Finora raccimola 43 milioni di dollari al botteghino Usa (la Disney se ne aspettava almeno 48) e a fronte di un budget di spesa di 370 milioni (di cui 100 solo per la promozione marketing) ne incassa in tutto il mondo 87. Intendiamoci, non parliamo di un flop ma di un costosissimo prodotto live action (cioè con attori in carne ed ossa che interpretano personaggi prima d'animazione) che concentra molti temi del movimento woke e del politically correct. Trovandosi per questo al centro di molti paradossi.
La guerra (vera) fra attrici sulle operazioni israeliane a Gaza
E' dell'agosto scorso il post di Rachel Zegler, la Biancaneve indomita, avventurosa e indipendente che nel film diretto da Webb non sta certo ad aspettare, in cucina con la scopa in mano, di essere portata a vita migliore dal Principe azzurro, in cui la Zegler scriveva sui social E ricordatevi, Palestina libera sempre. Questo ha causato tensione con Gal Gadot, israeliana e che di suo si era molto spesa per sostenere l'azione armata del suo Paese nella Striscia di Gaza. E travolta dalle critiche, sul red carpet di presentazione del film ha detto: "Il 7 ottobre, quando le persone sono state rapite dalle loro case, dai loro letti, uomini, donne, bambini, anziani, sopravvissuti all'Olocausto, hanno vissuto gli orrori di ciò che è accaduto quel giorno, non potevo rimanere in silenzio. Dovevo difendere gli ostaggi. Sono rimasta scioccata dalla quantità di odio, da quanto le persone pensano di sapere quando in realtà non ne hanno idea, e anche dal fatto che i media spesso non sono corretti. Così ho dovuto parlare". Il post pro Palestina della collega Zegler ha fatto aumentare quelli feroci contro la Gadot, ma la protagonista di Biancaneve non ha voluto cancellarlo nemmeno dopo che i produttori hanno fatto un viaggio apposito per parlarle di persone farle capire quali ricadute problematiche aveva per il film.
Nani offesi e film piatto
E siccome quando ti atteggi a più giusto dei giusti, la lotta a chi è più giusto e tratta te da sbagliato è senza fine, ecco offendersi le comunità che rappresentano i nani, che hanno trovato pessima l'idea di generare quelli del film con la grafica al computer e di non chiamarli per quello che sono ma come creature magiche amiche di Biancaneve. Poi c'è la storia del film, che tutti descrivono in un solo modo: piatta, banale, senza progressione drammatica, fastosa nella messa in scena (che cita proprio quella originale del 1937 che rese Walt Disney il gigante che tutti conosciamo), con l'ennesima regina guerriera privata della corona che va a combattere contro la rivale malvagia affiancando il principe di turno. Più conflitti attorno al film che nel film. Che fatto con in mano il manualetto di tutte le regole del politicamente corretto, sta scontentando e offendendo un po' tutti. E in questo il nuovo integralismo trumpiano, scorretto e aggressivo, non fa altro che aggiungere benzina sul fuoco. Con cui molti vorrebbero vedere in cenere questo film così anonimo e così discusso.