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Ecco Touch, il film da vedere, che va alla ricerca del primo (vero) amore

In sala dal 29 agosto l'ultimo lavoro di Baltasar Kormákur, basato sull'omonimo romanzo di Olaf Ólafsson del 2022, presentato allo scorso Taormina Film Festival,

Andrea Giordanodi Andrea Giordano   

Un melodramma d’altri tempi, che cerca di collegare però passato e presente, evocando da un lato i fantasmi della strage di Hiroshima, ma che, dall’altro, prova, soprattutto, a indagare gli scenari, talvolta strani, dell’amore e di come certe strade ce li riportino indietro. Prima o poi. Tutto ci si potrebbe aspettare da un regista come Baltasar Kormákur, uno dei migliori autori scandinavi (lui è islandese per esattezza), capace da diversi anni di espatriare, diventando nome internazionale. Lo stesso che è riuscito a passare con scioltezza da pellicole epiche come Everest (aprì la Mostra di Venezia nel 2015) a drammi sentimentali come Resta con me, entrambi tratti da storie vere, a un action thriller come Cani sciolti, protagonisti Denzel Washington e Mark Wahlberg. Insomma tanto materiale e molta voglia di esplorare. Non fa eccezione in tal senso Touch, il suo ultimo lavoro, basato sull'omonimo romanzo di Olaf Ólafsson del 2022, presentato allo scorso Taormina Film Festival, in sala dal 29 agosto, distribuito da Universal Pictures International Italy.  

L’amore non ha età

Il protagonista qui è Kristofer, un uomo che, dopo aver ricevuto una diagnosi di demenza allo stadio iniziale all'inizio della pandemia del COVID-19, e ormai diventato vedovo, decide di partire, lasciandosi letteralmente alle spalle la sua casa di Reykjavik (e la figlia che si interroga sul perché lo abbia fatto) sperando di risolvere qualcosa che lo turba. Infatti, da studente, cinquant'anni prima, a Londra, dove ora ritorna, si era innamorato di Miko, una ragazza giapponese, bellissima, il cui padre possedeva un ristorante dove lei lavorava e dove anche lui iniziò l’arte della cucina. Tra di loro nacque una relazione, interrottasi bruscamente. Un mistero appunto. Mentre ora il mondo cerca di difendersi dal panico del virus, lui prova ad andare alla ricerca di quell’anima gemella, arrivando fino ad Hiroshima per ritrovarla. In un mix di flashback (in cui lo vediamo giovane) e l’oggi, Touch, prova però ad analizzare in fondo cosa siamo disposti a fare per cercare di raggiungere (anche alla fine della nostra vita) quel briciolo di armonia, verità e felicità che meritiamo. E Kormákur lo fa con un tocco appunto semplice, primitivo, molto classico, ma emozionante se lo si intercetta.  

Ma qui la rivelazione è Palmi Kormákur

Per interpretare il Kristofer giovane, il regista ha deciso di scritturare il figlio Palmi, una vera scoperta all’esordio. “Penso che sia stato un riflesso dell'ironia del destino”, ci racconta. “Da bambino non ho mai voluto essere fotografato, non volevo stare davanti a una telecamera, non mi piacevano gli attori, a dire il vero, quando ero più giovane. Mi sono buttato in questo ruolo in un momento della mia vita in cui stavo cercando meno, volevo stare defilato, ma poi ho accettato semplicemente la direzione che è stata tracciata per me. Quando ho ricevuto la chiamata dal direttore del casting, che mi ha chiesto se volevo fare un'audizione, mi sono sentito fisicamente male, non volevo andare a un'audizione. Poi ho detto: No, non sono... Forse…, poi è andata bene”.  

Studente lui stesso, Kormákur Jr. studia arti visive in Olanda, dove vive e sogna i grande. “Se voglio passare dietro la macchina da presa? Ho aspirazioni in questo senso”, ci dice. “Potrebbe essere un esempio di ironia cosmica, cerchi di scappare da qualcosa, ma poi ti prende e basta. Conosco il lavoro di Paolo Sorrentino, ma i miei registi preferiti sono Paul Thomas Anderson e Darren Aronofsky”. Papà Baltasar, dunque, è avvertito.

Andrea Giordanodi Andrea Giordano   
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