Lynch, l'amore per Isabella Rossellini e le perversioni dei suoi film: quando il regista si svelò
Il maestro del cinema e delle altre arti, morto a 78 anni di enfisema, era gentile e amorevole quanto scatenato e oltraggioso nell'arte. I retroscena

Domanda: cosa comunica a chi guarda il celebre scatto in bianco e nero di Helmut Newton che ritrae David Lynch e Isabella Rossellini ai tempi del loro grande amore? Un amore grandissimo, "il grande amore della mia vita" come lo ha definito lei, un amore finito malissimo. Rimasto un rapporto di vera stima e amicizia. Nello scatto del maestro della fotografia Newton, l'osservatore trova tutto il mondo di Lynch: la passione, il romanticismo quasi naif, il mistero femminile, la seduzione, l'attimo prima che esploda la violenza, il noir, l'inquietudine. Ci sono, in varia misura, in tutti i film, i dipinti, le serie tv, le serie animate, gli arredi, le litografie, le fotografie realizzate dal regista scomparso a causa dell'aggravarsi di un enfisema a 78 anni.

Da dove viene tutto questo
Per capire David Lynch, il suo mondo visionario, la sua visione del nostro mondo, la sua firma unica e riconoscibile anche quando filma lo spot della PlayStation con uno stile inconfondibile, esiste soprattutto un libro. Lo spazio dei sogni. Firmato da Kristine McKenna, dove Lynch apre il suo privato come in un nessun altra opera scritta o filmata su di lui. E fornisce indizi per capire da dove vengano le idee che, nello spazio del subconscio frequentato anche con la meditazione, lui andava a pescare nelle acque scure della nostra mente e creatività. Come amava dire. Perché questo uomo, elegante, dolce, gentile, assolutamente signorile dentro e fuori dal set, pure quando seccato contro chi provava a portagli via la sua visione creativa, ha sempre colpito per la differenza fra il suo modo di fare pacifico e le cose estreme mostrate nei suoi film.

C'è un passaggio di La stanza dei sogni che dice molto, e risale all'infanzia: "Il secondo dopoguerra era un periodo perfetto per essere bambini negli Stati Uniti. All'epoca, pur essendo la capitale dell'Idaho, Boise manteneva un clima da cittadina di provincia, dove i figli della classe media godevano di libertà oggi inimmaginabili". Ma: "Quando giravo in bici la sera, al buio, da certe case provenivano luci calde, accoglienti. In altre le luci erano basse. Ecco, io avevo la sensazione che dentro quelle case non succedessero cose belle". Qui c'e tutta la radice dell'arte di Lynch. La presunta normalità rassicurante che molti conosciamo, che è come una patina di superficie oltre la quale ci sono altri mondi: di violenza, sopraffazione, sessualità perverse, desideri inconfessabili, passioni incendiarie, riconcilazioni straordinarie. E non è un caso che al centro delle sue storie ci siano quasi sempre donne. Donne in pericolo, e pericolose.
Quattro matrimoni, quattro figli e l'amore sopra tutti: il lavoro
La morte di Lynch è arrivata a qualche mese dal divorzio dalla sua quarta moglie, Emily Stofle, da lui conosciuta sul set del suo ultimo film per il cinema, Inland Empire. La Stofle era stanca di avere al suo fianco un uomo talmente devoto al lavoro creativo da metterlo al di sopra del resto, della famiglia, dei figli. E si è portata appresso l'ultima figlia Lula Boginia in custodia esclusiva.

E' andata così con le altre donne di Lynch: le prime trec mogli, Peggy Lentz, Mary Fisk e Mary Sweeney che si resero conto come il modo di fare di David fosse come miele per le mosche femminili, e come una volta preso dal suo lavoro sul set (allora ai tempi dei primi corti sperimentali, poi di Eraserhead e del film che lo rivelò al mondo, The Elephant Man) per loro non ci fosse più spazio. Mentre Lynch si circondava di devote e abili assistenti. Isabella Rossellini rimase rapita dall'amore di Lynch, uno che, come ha detto la figlia di lui, Jennifer: "Quando ti ama, ti ama con tutto se stesso".
"Quando capii che amava un'altra rimasi devastata. Non lo avrei mai immaginato"
E così fu per Isabella, che per lui accettò il ruolo più perverso e scandaloso della sua carriera in Velluto Blu, di cui molto si parlò, e che rimase devastata: "Quando lui mi disse che amava un'altra e io non mi ero accorta di niente. Ho affrontato anni di analisi per questo, perché mi resi conto di quanto sbagliata fosse la mia percezione". Romantico, amorevole e delicato con le donne, Lynch le faceva arretrare tutte di fronte ai suoi film, alle sue mostre di pittura e fotografia, alle sue litografie, dentro le quali abitano e sono stati lasciati a noi spettatori e spettatrici, altri mondi. Pericolosi e magnetici. La vera ragione della sua vita. Anche quando tornava alle donne. Donne in pericolo, misteriose, pericolose e irresistibili, al centro di tutti i suoi film. Con due miti a guidarlo: quello di Marilyn Monroe, e quello del doppio femminile e del voyeurismo, incontrati in La donna che visse due volte e La finestra sul cortile, due dei film più amati dall'inventore di Twin Peaks e Mulholland Drive.

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