Pugni, sudore, rabbia e l'addio di Rocky: perché "Creed III" fa sfracelli al botteghino

Non è stato un episodio, è un successo di critica e pubblico che dura da otto anni e va a crescere. Il cinema è in crisi? Non per questa saga sul ring di boxe

Per capire quello che sta avvenendo al botteghino tanto negli Usa che in Italia bisogna ripartire dal 2015. Quando il primo Creed lasciò tutti a bocca aperta, rilanciando Sylvester Stallone nella corsa verso l'Oscar e facendo incetta di premi e di incassi. Sono passati otto anni, siamo al terzo film e a pochi giorni dall'uscita la gente corre al cinema (rarità, di questi tempi) per vedere cosa succede sul ring di box e della vita ad Adonis Johnson, figlio illegittimo di quell'Apollo Creed che fu il vero primo e terribile avversario di Rocky. Gli incassi volano ed è arrivato il momento di analizzare il perché dell'enorme successo di uno spin off che quando fu progettato ed ebbe il suo debutto nelle sale, dovette vedersela con parecchi dubbi e riserve. Abbattendoli tutti a forza di cazzotti.

Nessuno lo vuole, per questo è tutti noi: il segreto di Creed

Cos'è la storia di Adonis "Creed" se non quella di un dimenticato da tutti che diventa uomo col sudore, il sangue, i muscoli afroamericani come macchina da guerra con la vita? Siamo in pieno dell'epica del viaggio dell'eroe che dai miti greci ad Hollywood ci ha consegnato pacchi di storie e personaggi tormentati fino alla vittoria finale. In Creed III quella decisiva sul ring è una battaglia all'ultimo sangue fra due ragazzi cresciuti assieme, ritrovatisi fra i pericolosi giri dei combattimenti clandestini, messi l'uno contro l'altro dall'ego, l'ambizione e furbi manipolatori. Due sconfitti dalla storia e dalla società: non bianchi, non ricchi, non provenienti dai quartieri e le famiglie che contano. Adonis è un due volte orfano: di un padre mai conosciuto, e del padre putativo Rocky Balboa, l'uomo che decise di renderlo il grande pugile che è diventato. Orfano anche di madre, cresciuto nei riformatori. Nessuno vuole Adonis, per questo ogni suo pugno che impatta contro carne, muscoli e ossa dell'avversario è una nostra rivalsa contro tutto ciò che odiamo.

La boxe, lo sport distruttivo dal fascino infinito

Il fascino del pugilato è infinito. Lo sapeva benissimo Stallone quando con Avildsen diedero vita alla saga del ragazzoto italoamericano che allena le mani prendendo a pugni i quarti di bue appesi nelle celle frigorifere per frollarli, e sveltisce le gambe correndo fra i banchi del mercato all'aperto e sulla scalinata della sua città. Questo sport antico è una perversione in sé: ti costruisci in palestra e vai ad affermare chi sei aprendoti alla possibilità di essere distrutto a pugni. E' la guerra primordiale di ogni essere umano. Qui su corpi black, sudati, muscolosi, pieni di ferite interiori che diventano tagli provocati dai guantoni. Il vecchio Rocky si era già fatto da parte, Creed III è una saga che sta benissimo in piedi da sé. La folla in sala, e la critica che applaude, sono due indizi che fanno una prova. Da anni.