Lei 71 anni, lui 46, Fanny Ardant amante di un uomo molto più giovane: "I giovani amanti" ed è da non perdere
Storie d’amore, ritorni (im)possibili di fiamma, a dispetto del tempo, di qualcosa che è successo nel passato, o roventi passioni, coltivate senza guardare in faccia l’età dei protagonisti: due film da vedere


Storie d’amore, ritorni (im)possibili di fiamma, a dispetto del tempo, di qualcosa che è successo nel passato, o roventi passioni, coltivate senza guardare in faccia l’età dei protagonisti. Il cinema francese punta ancora in maniera quasi combinata e chirurgica nel raccontare le relazioni, sconfinando nel noir, quanto nel guardare con speranza ai sentimenti. Storie non sempre perfette, eppure oltremodo intense, attuali, capaci di colpire nei dettagli, nei piccoli gesti.
Si parte da I giovani amanti (dal 23 giugno distribuito da I Wonder Pictures, in anteprima il 20 al Biografilm Festival di Bologna), ispirato da un’idea della cineasta franco-islandese Solveigh Anspachcon, con l’eterna Fanny Ardant e Melvil Poupaud, diretto da Carine Tardieu. Una pellicola intensa e splendida. Da una parte c’è Shauna, 71 anni, una donna raffinata, libera, indipendente, più giovane a vederla muoversi, nei comportamenti, un architetto in pensione, che di fatto però ha messo da parte (così pare) la sua vita sentimentale. Sembra accettarlo. Le cose cambiano quando si imbatte per caso (nuovamente) in Pierre, un medico quarantacinquenne, sposato (e in crisi), padre di famiglia, che l'aveva già profondamente colpita e attratta in un breve incontro, avvenuto nel corridoio di un ospedale a Lione, ben quindici anni prima. Nulla pare mutato. la chimica riprende, seppur (entrambi) fatichino, un po’ turbati dall’intraprendere ufficialmente un rapporto, impauriti non tanto dalla differenza d’età, ma da quello in cui credono.
Ed ecco che in un attimo lei, vedova, madre, nonna, riafferma ciò che poi prevale, l’essere donna, l’essere innamorata, e per ciò combatte, riconnettendosi a qualcuno-qualcosa di perduto. Si amano e sono amanti, sembrano una coppia d’altri tempi, ed invece narrano di modernità, di confini abbattuti, di amori risorti e risolti, di pregiudizi e dubbi, alle paure delle rispettive famiglie. È un film sul destino e sulla felicità incondizionata, sui dolori privati e sulle possibilità (e le occasioni) che la vita, talvolta, ci consegna nella maniera più imprevista, che sa parlare all’oggi e resiste agli urti.

Ma la passione può celarsi (non sarebbe bella se no) anche in frammenti più elaborati, complessi, a tinte misteriose e pericolose. È il caso di Amants (visto in concorso due anni alla Mostra del Cinema di Venezia, in sala dal 16 giugno distribuito da Movies Inspired), diretto da Nicole Garcia. Protagonisti Pierre Niney, uno degli migliori interpreti transalpini della sua generazione (fu anche uno dei due Saint Laurent del grande schermo) e Stacey Martin, l’ex torbida Joe vista in Nimphomaniac di Lars von Trier. Qui vediamo Lisa e Simon: si amano follemente e in maniera carnale dai banchi di scuola. Lui è un ‘dealer’, uno spacciatore-galoppino di cocaina per gente della Parigi altolocata, manager, avvocati, che vende roba(ccia), ma incappa nell’errore mortale nel momento in un amico della coppia va in overdose e non si sveglia più. Cosa fare? Scappare, per salvare lei da possibili accuse e rifarsi una vita diversa, nuova, lontana.
Impossibile dimenticare, mettere da parte. E quando dopo anni decide di tornare, ritrovando l’ex fidanzata sposata con un importante magnate nel ramo assicurazioni (interpretato dall’ottimo Benoît Magimel), tutto ricomincia, tutto li travolge, tutto riprende forma. In entrambi rinasce la fisicità, la voglia di cercarsi, di toccarsi, seppur, lo sanno, devono affrontare la legge del cambiamento. La regista ha detto quanto fosse incuriosita nel narrare l’ambivalenza legata alla nostra evoluzione di uomini e donne. E in effetti Amants è un film che esplora la malinconia, la gioventù, forse l’inevitabile (fine) di un rapporto, cercandone il lato umano, arcaico, affascinante, e ci introduce ulteriormente ad un tema universale, quello alle seconde occasioni, narrando di destini incrociati e rinnovati, di desideri inattaccabili, di scelte.
Perché alla fine, all’amore (alle passioni) non si comanda, ma ci si fa comandare.