Castellitto via dal Centro sperimentale. L'incendio delle pellicole, le interrogazioni, la sua lettera di addio
L'attore si è trovato nella tempesta immediatamente dopo il suo incarico, risalente al 24 ottobre. Chiesti chiarimenti su ruoli dati e tolti, e spese
Game over. Con queste parole affidate a una lettera aperta, firmata da Sergio Castellitto: "Caro Centro Sperimentale di Cinematografia, cari tutti. Lascio la presidenza della Fondazione. È una decisione che meditavo da tempo. Non sono gli attacchi ad avermi spinto a lasciare, mi hanno ferito ma mai impaurito. Semplicemente voglio tornare a fare il mio vero mestiere, che ho trascurato per più di un anno". Poi il finale: "Il Centro Sperimentale è un luogo dove si studia, si promuove e si protegge l'arte cinematografica. Non consentite mai che diventi territorio di conquista per altri scopi. Vi voglio bene". Al suo posto potrebbe arrivare Marcello Veneziani.
Le ragioni di un addio amaro
Le parole che mandano al capolinea la presidenza di Castellitto arrivano dopo settimane di polemiche accese. L'attore era stato nominato il 24 ottobre scorso su suggerimento di Pupi Avati, membro del Cda con Mauro Carlo Campiotti, Giancarlo Giannini, Cristiana Massaro, Andrea Minuz, Santino Vincenzo Mannino. Immediatamente erano divampate le polemiche su una serie di episodi, partiamo dalla fine e andiamo a risalire nel tempo. Perché nel suo breve mandato, Castellitto è stato oggetto di cinque interrogazioni parlmentari da parte dell'opposizione politica al governo Meloni. L'episodio clou è stato l'incendio che è divampato nel Centro, mandando a fuoco decine di pellicole in nitrato proprio mentre venivano messe a punto procedure di stabilizzazione di 17 addetti all'archivio finora precari. Ma il dirigente Stefano Iachetti, che si interessava di risolvere la questione, era poi stato licenziato. La classica goccia che ha fatto traboccare il vaso.
L'incarico a pagamento alla moglie
Ci sarebbero poi altre ombre sull'operato di Castellito, sulle quali, nonostante le dimissioni, esponenti dell'opposizione dicono che non ha mai fornito chiarimenti. Prima fra le quali, l'idea di dare l'incarico a sua moglie, la scrittrice Margaret Mazzantini, di intervistare lo scrittore israeliano David Grossman nell'ambito dell'evento Diaspora degli artisti in guerra, per un compenso di 4mila euro. E ancora: le consulenze esterne in particolare ad Angelo Tumminelli, già manager teatrale di Castellitto, il contrratto all'autista assunto dal presidente Castellitto senza pubblicazione nella sezione trasparenza del Centro sperimentale di cinematografia e le spese di alloggio e affitto a Villa Gallo per Castellitto e staff durante la Mostra del Cinema a Venezia. Dopo l'incendio delle pellicole e la decisione del Ministero dell Cultura ora giudato da Giuli (che esprime rammarico) di mandare gli ispettori al CSC, ecco l'addio di Castellitto.